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Oggi filosofia

 Lou Andreas Salomè e poi Gianni Vattimo, due pezzi ripresi da “Sololibri.net” e dal quotidiano “Avvenire, introdotti da Virginia Varriale.
Buona lettura!
 
Una donna “acuta come un’aquila e coraggiosa come un leone” così fu definita Lou Andreas Salomè dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, quando ebbe modo di  conoscerla e apprezzarne l’acutezza di pensiero e la spontaneità di carattere.
Chi è questa donna? Una giovane piena di grazia e con un’anima eroica, anticonformista.
La giovane studiosa russa è ricordata più per la cerchia delle sue amicizie e dei suoi amori, tra i quali spiccano i nomi tra i massimi protagonisti della cultura europea: il già citato Nietzsche, il filosofo Poul Ree, il poeta Rainer Maria Rilke, l’orientalista Carl Andreas, il padre della psicanalisi Sigmund Freud.
La sua vita fu tutt’altro che comune: la sua esistenza fu lunga e turbolenta, simile a una galleria di ritratti, che vanno dalla sua nascita nella Russia zarista (1861) alla morte nella Germania nazista (1937).
Gli orientali dicono che la “luna ha molti volti”, anche Lou Salomè aveva molti volti.
Chiunque veniva a contatto con lei, ne rimaneva affascinato perché era capace d’ispirare il genio creativo di uomini straordinari: senza di lei forse non sarebbe nato lo Zarathustra di Nietzsche, senza di lei forse non sarebbero nate neppure le più belle liriche di Rilke, per non parlare poi della splendida collaborazione professionale con Freud, grazie al quale maturò teorie innovative rispetto alla differenza sessuale e rielaborò in maniera originale il narcisismo nel quale colse una duplice tendenza: verso l’Io e verso il Tutto.
Secondo Lou von Salomè - noi esseri umani cerchiamo chi possa dare a noi stessi ciò che noi stessi non sappiamo darci: l’apertura ad una dimensione fusionale con il Tutto.
Ma ciò che caratterizzò tutta la sua esistenza fu un profondo desiderio di libertà, in un mondo che spingeva verso l’anonimato di massa, lei era riuscita a preservare la sua identità ben distinta, era riuscita a rimanervi fedele, ad onta di tutte le pressioni sociali e morali verso la standardizzazione.
Fu considerata una donna “pericolosa”, solo perché era libera nel pensiero e coraggiosa di fronte a una società falsa e chiusa.
L’articolo di Simone Casavecchia sulla figura di Lou von Salomé ci permette di conoscere meglio l’esistenza e la personalità complessa e ricca di sfumature di una delle donne più brillanti vissute a cavallo di due secoli di storia.

Virginia Varriale

 
"Chi era Lou von Salomé, la donna che stregò filosofi e poeti".

Lou Andreas von Salomé giunse in Europa "con la rivoluzione nel cuore" e, con la sua personalità magnetica, fece fiorire il genio di filosofi e poeti. In occasione dell'anniversario della nascita di Lou Andreas Salomé, riscopriamo vita e pensiero.
 
di Simone Casavecchia
tratto da “Sololibri.net” 
 del 12-02-2025


Ricorre oggi, 12 febbraio, l’anniversario della nascita di Lou Andreas von Salomé, figura spesso sottovalutata, che è stata ritenuta per anni, con un cliché stantio, una femme fatale che si divertiva a trafiggere il cuore fragile di filosofi come Friedrich Nietzsche o a giocare con l’anima tormentata di poeti come Rilke o, nella migliore delle ipotesi, un’arrivista che sfruttava il successo e la fama dei suoi spasimanti per farsi largo nei salotti della Belle Époque.
Donna fine e colta, Lou Andreas von Salomé fu invece una personalità dall’eccezionale forza vitale e dai mille interessi, che affascinò i protagonisti del suo tempo col suo pensiero vivace e l’anticonformismo del suo carattere, con l’irrequietezza e la determinazione tipiche di chi ambisce solo a rimanere fedele a sé stessa.
Di Nietzsche, che si innamorò perdutamente di lei, scrisse una delle più autorevoli biografie, ma dalla sua penna uscirono anche romanzi, memorie e saggi dedicati alla psicoanalisi. Fu questa la sua ultima grande passione, che coltivò alla scuola di 
Freud, con cui intrattenne una fruttuosa collaborazione.
Riscopriamo, allora, insieme la vita, le opere e il pensiero di Lou Andreas von Salomé nell’anniversario della sua nascita.

Per le sue precarie condizioni di salute i medici le consigliarono di risiedere per qualche tempo nella più mite Italia: nel 1882 la troviamo, allora, a Roma, accolta nel cenacolo di Malwida von Meyesenbug, dove conobbe i filosofi Paul Ree e Friedrich Nietzsche, con i quali diede vita, per breve tempo, a un eccentrico sodalizio intellettuale, una famiglia queer che definiva ironicamente marriage a trois.
Mentre Nietzsche si crucciava per un amore non ricambiato, Lou von Salomé, invisa alla sorella Elisabeth, riparava Berlino, dove per alcuni anni visse con Ree. Qui conobbe l’orientalista Carl Friedrich Andreas che pur di sposarla minacciava di uccidersi: sarebbe stato un matrimonio bianco, dove entrambi i coniugi si concedevano relazioni extraconiugali con il benestare del partner.
Tra il 1897 e il 1901 ebbe una liason sentimentale con il poeta 
Rainer Maria Rilke: con lui viaggiò ed ebbe i suoi primi rapporti sessuali, nonostante la sua fama di seduttrice.
Nel 1911, a Weimar prese parte al terzo congresso di psicoanalisi, dove entrò in contatto 
Freud: iniziò così un’intensa frequentazione professionale dove Lou fu prima paziente e poi analista, studiosa originale della psiche femminile, e amica della giovane Anna Freud.
Trovò la morte a Gottinga, poco prima dell’inizio il secondo conflitto mondiale.

È molto difficile definire in modo univoco una personalità tanto straordinaria ed eclettica: con un termine caro a Nietzsche potremmo affermare che Lou Andreas von Salomé fu un sintomo inequivocabile di quella decadenza dei valori borghesi consumatasi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo.
I suoi detrattori – nazisti compresi – la chiamavano la strega dell’Hainberg per i suoi occhi fiammeggianti e il suo sguardo demoniaco (oltre che per la pratica della psicanalisi), ne disprezzavano l’anticonformismo quasi eversivo e la profonda libertà che connotò ogni momento della sua vita. Non fu una ninfomane, come molti credettero, quanto, piuttosto, una personalità dalla straordinaria vitalità, che rifiutò convintamente le regole e i modelli di una società ipocrita e opprimente:
“Non voglio imporre un modello alla mia vita, né aspiro a diventare io un modello per gli altri, intendo invece modellare la vita a mia immagine e somiglianza, ed è questo che farò, a qualunque costo. Non ubbidirò certamente ad alcun principio, bensì a qualcosa di meraviglioso - qualcosa che è in ciascuno di noi e freme, esulta e urge di esprimersi”.
La vita stessa è l’unico ideale a cui Lou Andreas von Salomé rimase sempre fedele: ciò le conferì la singolare capacità di “fecondare” gli uomini geniali con cui intratteneva relazioni che quasi sempre di intimo avevano ben poco. Anche questo è un altro modo in cui si declina la sua libertà: sapeva scindere fisico e psichico ed era convinta che si potesse amare qualcuno anche solo di un amore intellettuale.

La sua vicinanza si tradusse in una fervente ispirazione creativa che fece fiorire il genio di uomini come Nietzsche: pur caduto in una profonda depressione dopo che lei rifiutò la sua proposta di matrimonio, riconobbe sempre quanto fosse stata determinante per l’elaborazione di concetti come quello di Oltreuomo e per opere come lo Zarathustra.
Di Rilke, invece, oltre e più che amante, fu piuttosto madre: lo ribattezzò Rainer, perché René le sembrava troppo poco virile, lenì la sua timidezza accompagnandolo in viaggi nella sua terra natia, dove il poeta voleva imparare il russo, e ispirò molte delle sue liriche giovanili, lasciandolo poi a quel dio che lui cercava e al quale lei non poteva né voleva sostituirsi.
Con Freud, infine, costruì un’intesa di natura più squisitamente intellettuale: ne divenne allieva quando aveva già cinquant’anni con l’intento di apprendere i rudimenti della psicoanalisi, per poi esserne un’interlocutrice attenta e, talvolta, anche una sincera critica.

Le opere di Lou Andreas von Salomé
Il grande psicanalista italiano Cesare Musatti scrisse che parlare di Lou von Salomé gli metteva:
“soggezione. Come se dovessi affrontare tutto un mondo di pensiero: la filosofia, la letteratura, la poesia, il teatro, la musica; la psicologia dell’Europa intera a cavallo dei due secoli”.
E ciò è evidente dai suoi molti scritti. Oltre alle biografie di Nietzsche e di Rilke, scrisse una autobiografia dal titolo Il mito di una donna, e molti diari e lettere che testimoniano le tante relazioni culturali coltivate nella sua vita; tra di essi spicca il Triangolo di lettere, il carteggio con Friedrich Nietzsche e Paul Rée.
Lou von Salomé fu poi autrice di molti testi narrativi:
In lotta per Dio (1885), romanzo filosofico e autobiografico, scritto sotto pseudonimo;
Ruth (1895), un romanzo psicologico;
Dall’anima di qualcun altro. Una storia di fine autunno (1896);
Fenitschka. Due storie (1898);
I figli degli uomini (1899), un ciclo di novelle;
La via segreta (1900), tre scene di un dramma coniugale;
Nella terra di mezzo (1902), cinque storie dalla vita mentale di ragazze adolescenti;
La casa (1921), una storia familiare;
L’ora senza Dio e altre storie per bambini (1922);
Rodinka (1923), un romanzo scritto in seguito a un viaggio in Russia.
Altrettanto fiorente è la produzione teorica, spesso a tematica psicanalitica:
Le figure femminili di Henrik Ibsen basate sui suoi sei drammi familiari (1892);
L’erotismo (1910);
Il narcisismo come doppia direzione (1921);
Anale e sessuale e altri scritti psicoanalitici (raccolta postuma).

Il pensiero di Lou von Salomé
In un tempo dove andavano per la maggiore le rivendicazioni per l’uguaglianza politica delle donne, Lou von Salomé fu un’antesignana della differenza sessuale. Negli innovativi contributi teorici che precedono il periodo psicanalitico (Il tipo donnaRiflessioni sull’amoreL’erotismo) indaga il femminile, del quale, muovendo dalle teorie fisiche del tempo, cerca di difendere la superiorità. Ritenuto più indifferenziato rispetto al maschile, l’elemento femminile, perciò, è più vicino all’unità del tutto infinito, è fecondità e vitalità intensa, potenza creativa e affermativa, che Lou von Salomé illustra con l’immagine dell’albero, radicato nella terra ma svettante verso il cielo, che nel corso della sua vita allarga il suo fusto in cerchi concentrici. Proprio il cerchio è l’altra figura che ben rappresenta il femminile, una forma che richiama l’utero e simboleggia l’autonomia e l’autosufficienza. Mentre il maschile è il carattere che separa, che ricerca una forma determinata, il femminile è amorfo ma fecondo; questa superiorità è evidente anche sul versante biologico dove le cellule femminili sono autonome mentre quelle maschili, per la loro sopravvivenza, dipendono dalle prime.
Gli stessi motivi ritornano anche negli ultimi scritti di von Salomé, quando si confronta con la psicoanalisi freudiana: lungi dall’essere per sua natura manchevole perché priva del pene, di cui prova invidia, la donna, per Lou von Salomé, sarebbe oggetto di invidia da parte dell’uomo per la sua capacità di generare.
Anche il narcisismo, infine, è oggetto di una sostanziale revisione e rivalutazione: mentre per Freud è una fase della vita psichica infantile che, se ricompare in età adulta, va intesa come l’amore di sé associato all’incapacità di amare gli altri, per Lou von Salomé è una parte dell’amor proprio, ovvero una costante che permane in ogni momento dell’esistenza individuale. Il narcisismo femminile, poi, non sarebbe rivolto solo all’Io ma anche al Tutto: le diverse manifestazioni psichiche – come l’eros, l’estasi, l’arte, la religione – in cui si riversa la libido, l’energia pulsionale, avrebbero come loro fine un’originaria armonia con il cosmo, uno stato di piacere originario, una fusione con il Tutto che la donna può più facilmente perseguire e ritrovare.