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La sfida. Via smartphone e notifiche: siamo pronti per la Giornata della Disconessione?

di Ilaria Solaini 
tratto da “Avvenire” del 6 marzo 2025
 
Domani è il Global day of unplugging, più un sogno che una possibilità: lo schermo del telefono lo controlliamo 80 volte all'ora, alla ricerca di notifiche. Perché? E come è possibile farne a meno?


Ma scollegarsi dal proprio smartphone è impossibile? Sembrerebbe proprio di sì, se è vero che gli italiani accedono ai propri smartphone e device elettronici fino a 80 volte ogni ora per controllare le notifiche. Un'abitudine che porta le persone a essere frequentemente distratte e stressate, fino al momento in cui si mettono a dormire. Il dato emerge da un’indagine commissionata da Amazon, che va detto produce l’Amazon Kindle (dal verbo inglese to kindle che significa accendere un fuoco, per estensione muovere un'emozione), un lettore proprietario di libri elettronici commercializzato in tutto il mondo dal 2009, che si differenzia dallo smartphone per il suo schermo E-ink che imita l’aspetto dell’inchiostro normale su carta.
Secondo l’indagine, la pressione per rimanere connessi è costante, con oltre un quarto degli italiani (28%) che riceve notifiche fino all'ora di andare a dormire, in media le 23.26. L'indagine, che è stata commissionata in occasione della Giornata mondiale della disconnessione che si celebra il 7 marzo (il 22 febbraio era toccato allo Sconnessi day), rivela che l'orario limite entro cui gli italiani dovrebbero spegnere le notifiche e dedicarsi ad un'attività rilassante sono le 22:26, così da favorire un buon sonno ristoratore. E il neuroscienziato Mark Williams arriva a suggerire di «trascorrere almeno un'ora libera da notifiche la sera prima di andare a dormire, per dare alla mente il tempo di rilassarsi».
 
Si ricevono notifiche da smartphone, smartwatch, laptop e tablet durante tutto il giorno, portando più della metà delle persone (59%) a sentirsi frequentemente distratta. «Quando si sente il suono di una notifica o si avverte la vibrazione dello smartphone, il cervello lo interpreta come qualcosa che richiede immediata attenzione, mantenendo uno stato costante di allerta» ha aggiunto Williams. «Ogni volta che l'attenzione viene deviata da una notifica, occorrono 60-90 secondi per rifocalizzarsi sul compito che si stava svolgendo originariamente. Queste interruzioni sottraggono tempo, portando ad una minore efficienza» ha concluso l'esperto. Ci si distrae non solo quando si vede apparire una notifica: oltre tre quarti degli italiani (91%), infatti, controllano i dispositivi ogni ora nella speranza di averne ricevuta una nuova, alcuni fino a 80 volte appunto. Williams afferma che questo comportamento è simile a una dipendenza. «Le notifiche possono innescare il rilascio di dopamina, portando le persone a controllare compulsivamente i loro smartphone in attesa di riceverne una nuova» in un meccanismo potenzialmente senza fine.
 
Che fare dunque per disintossicarsi da questa dipendenza digitale? Sul cosiddetto digital detox, che in italiano si può tradurre in disconnessione digitale, si era aperta un ampio dibattito già più di un anno fa negli Stati Uniti, con un aumento delle persone che erano ritornate dallo smartphone, il telefono intelligente, al dumbphone, letteralmente il telefono stupido, nel quale il numero di applicazioni si riduce, restano solo messaggi, le telefonate, un navigatore per orientarsi, alcune App per la musica e nessuna App per i social media. Anche i tour operator, gli albergatori e in generale parte del mondo del turismo hanno iniziato a ragionare sul digital detox e stanno iniziando a offrire sempre più spesso alloggi che sono ritiri per la “disintossicazione digitale” in cui i viaggiatori scelgono un ambiente senza Internet, spesso in un contesto circondato dalla natura.
 
In Sardegna, ad esempio, l’agenzia di viaggi Logout Livenow organizza vacanze da uno a quattro giorni con il mantra "tecnologia zero". Computer, televisori e macchine fotografiche sono vietati e, quando inizia il viaggio, i viaggiatori chiudono i loro smartphone in una cassetta di sicurezza e li ritirano solo alla fine del viaggio. Secondo l’Hilton Trends Report del 2025, che ha intervistato 13mila adulti in tutto il mondo che hanno in programma di viaggiare quest'anno, un quarto degli intervistati è convinto di disattivare i social media durante le vacanze più di quanto non facesse in passato e un quarto ha dichiarato di impegnarsi di più per evitare di rispondere a chiamate, messaggi o e-mail durante il viaggio.
Ma la scelta di disconnettersi in vacanza non è l'unica possibile. Ha senso prendere sempre più coscienza di cosa stiamo per fare con il telefono in mano, è possibile interrompere un comportamento automatico, come iniziare a scrollare su Instagram o TikTok, ed è possibile risvegliare quella parte del cervello che governa l’autocontrollo. È la consapevolezza delle azioni ad aiutare a tenere a freno le cattive abitudini: quando ci si rende conto di questo impulso a riprendere in mano lo smartphone, si può chiedersi: «Devo davvero farlo adesso?». Porsi questa domanda può aiutare a fermarsi, riflettere e resistere alla tentazione di controllare per l’ennesima volta lo smartphone. Altre volte, invece, ha senso concedersi del tempo davanti allo schermo, trasformando così quella che è un'abitudine non troppo buona, in una scelta intenzionale in un tempo circoscritto.