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Le poesie più belle di Fernando Pessoa

di Salvatore Galeone
tratto da Libreriamo is Culthic del 30 novembre 2022 

Fernando António Nogueira Pessoa, meglio noto come Fernando Pessoa, fu uno dei più importanti poeti portoghesi del Novecento. Nato il 13 giugno 1888 a Lisbona e scomparso il 30 novembre 1935 sempre nella città portoghese, Fernando Pessoa iniziò a scrivere poesie già da quando aveva sei anni, dopo la morte prematura del padre.
Quali sono i principali eteronimi di Fernando Pessoa?
La caratteristica che contraddistingue la poesia di Fernando Pessoa è la continua creazione di eteronimi, ovvero dei veri e propri alter ego poetici dell’autore, che vivono vite autonome e scrivono poesie con stili differenti. 
 I quattro eteronomi più noti, ovvero quelli con la maggiore produzione poetica, sono Álvaro de Campos, Ricardo Reis e Alberto Caeiro, le cui poesie sono raccolte nell’opera “Un’affollata solitudine. Poesie eteronime.

Quel che mi duole non è

Quel che mi duole non è
Quello che c’è nel cuore
Ma quelle cose belle
Che mai esisteranno.
Sono le forme senza forma
Che passano senza che il dolore
Le possa conoscere,
O sognarle l’amore.
Come se la tristezza
Fosse albero e, una ad una,
Le sue foglie cadessero
Tra il sentiero e la bruma.
 

Chi sogna di più

Chi sogna di più, mi dirai —
Colui che vede il mondo convenuto
O chi si perse in sogni?
Che cosa è vero? Cosa sarà di più—
La bugia che c’è nella realtà
O la bugia che si trova nei sogni?
Chi è più distante dalla verità —
Chi vede la verità in ombra
O chi vede il sogno illuminato?
La persona che è un buon commensale, o questa?
Quella che si sente un estraneo nella festa?

Quando ero giovane, dicevo a me stesso

Quando ero giovane, dicevo a me stesso:
Come passano i giorni, a giorno a giorno,
E niente di ottenuto o progettato!
Più vecchio dico, con ugual fastidio:
Come, uno dopo l’altro, i giorni vanno,
Senza nulla di fatto e nulla nell’intenzione!
Così, naturalmente, invecchiato
Dirò, e con ugual voce e senso:
Un giorno verrà il giorno in cui ormai
Non dirò più niente.
Chi niente fu né è non dirà niente.

L’amore, quando si rivela

L’amore, quando si rivela,
Non si sa rivelare.
Sa bene guardare lei,
Ma non le sa parlare.
Chi vuol dire quel che sente
Non sa quel che deve dire.
Parla: sembra mentire…
Tace: sembra dimenticare…
Ah, ma se lei indovinasse,
Se potesse udire lo sguardo,
E se uno sguardo le bastasse
Per sapere che stanno amandola!
Ma chi sente molto, tace;
Chi vuol dire quello che sente
Resta senz’anima né parola,
Resta solo, completamente!
Ma se questo potesse raccontarle
Quel che non oso raccontarle,
Non dovrò più parlarle,
Perché le sto parlando…