Che tutto cambi affinché nulla
cambi! Questo il commento che ci ispira il pezzo che segue, tratto da
Quotidiano Sanità, periodico online sempre attento a registrare le novità sulle
scelte della politica per riorganizzare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Tutte le sfide segnalate nell’articolo sono destinate a restare al palo se non si immettono più risorse. Primo: più soldi, per finanziare in particolare le regioni del sud. Secondo: nuove assunzioni di medici ed infermieri che dovranno guadagnare di più (quanto meno avvicinarsi a quanto guadagnano i medici e gli infermieri in Germania e Francia). Terzo: al prossimo rinnovo contrattuale avere il coraggio di far transitare i medici di base (MMG) e i pediatri di libera scelta, alla dipendenza. Quarto, ma non ultimo, puntare sulla prevenzione!
Se non si inizia ad agire su questi livelli, il resto sono pannicelli caldi.
Assisteremo dunque, con tutta probabilità, a discussioni sterili sulle liste d’attesa che non si abbatteranno mai se non si applicano le condizioni sopra segnalate; su come individuare nuovi grandi ospedali, quando il Covid ci ha insegnato che è vincente puntare sulla medicina di prossimità; sull’utilizzo dei finanziamenti del PNRR per costruire case di comunità dove non andranno mai a lavorare i medici di famiglia (MMG), i quali non perdono occasione per affermare che non hanno nessuna intenzione di lasciare i propri ambulatori privati. Senza un deciso cambio di passo sulle modalità di lavoro dei MMG, poco o nulla cambierà nella sanità pubblica.
La sanità privata avanza e fa profitti; negli ospedali pubblici le direzioni sanitarie non riescono ad organizzare i turni per carenza di personale.
Il SSN che, nel 2000, era tra i migliori al mondo, dopo 25 anni sta colando a picco.
Auguri e buon lavoro ai medici, agli infermieri che, nonostante tutto, continuano a lavorare con passione ed abnegazione, nella sanità pubblica, interpretando al meglio il valore etico delle professioni sanitarie
(RL)
“La sanità e il 2025. Ecco le
sfide e le riforme più attese per il prossimo anno”
di Luciano Fassari
tratto da “Quotidiano Sanità” del 7 gennaio 2025
Come sempre ci sarà tanta carne sul fuoco, ma con la difficoltà ormai
cronica del sistema di aggiornarsi. Una criticità che fa apparire ogni anno di
più il Ssn immobile rispetto alle sfide crescenti che ha di fronte. Ecco, in
sintesi, cosa ci aspetta il nuovo anno.
Il 2025 che si è
appena aperto sarà un anno importante perché oltre a rappresentare il giro di
boa della legislatura porta con sé parecchie sfide per la sanità italiana.
Prima fra tutte la necessità di riforme sostanziali. Se nei primi due anni di
Governo si è lavorato sulla riorganizzazione (dal Ministero ad Aifa per citare
le principali) e sugli interventi più urgenti come per gettonisti e liste d’attesa,
quello che è mancato è un intervento organico che tracciasse la rotta oltre la
siepe delle emergenze quotidiane.
Si auspica quindi l’arrivo del già annunciato nuovo Piano sanitario nazionale che dovrebbe essere la summa dell’impianto riformatore di questo Esecutivo. È ormai passato un anno dall’annuncio del Ministro della Salute, Orazio Schillaci ma per ora nulla di concreto è arrivato sul tavolo.
Molta attesa c’è poi la riorganizzazione di ospedali e territorio su cui era stato predisposto (non senza polemiche) un tavolo di lavoro nel 2023.
Sugli ospedali pare si voglia rafforzare il modello Hub & Spoke con l’individuazione di 10 grandi strutture nazionali. Ma oltre a questo la grande e attesa riforma sarà quella territoriale. Sono sempre più crescenti, infatti, le voci di una riorganizzazione del lavoro di medici di famiglia, pediatri e specialisti ambulatoriali. Per i mmg i rumors parlano (e questa non è una novità) di passaggio alla dipendenza per i nuovi, mentre coloro che vorranno mantenere il rapporto in convenzione dovranno in ogni caso garantire dalle 14 alle 16 ore settimanali nei presidi del territorio come le famigerate Case della Comunità. Se ne parla da anni ma alla fine non se n’è mai fatto nulla, così come non si è mai dato seguito all’aggregazione degli studi senza intaccare il rapporto convenzionale. Vedremo se il Governo avrà la forza e la voglia d’intervenire.
Tema sempre caldo quello del personale. In questo mese potrebbe chiudersi la trattativa per il rinnovo del contratto del Comparto Sanità 2022-2024 e poi dovrebbero partire i lavori per il rinnovo di quello dei medici. Il clima è teso, viste anche le proteste del 2024. E in ogni caso si attende un piano assunzionale per far fronte alle carenze, soprattutto infermieristiche.
Saranno poi da vedere gli esiti dell’intervento sui medici a gettone a quasi due anni dalla legge che ne ha stretto le maglie per l’utilizzo. Attesa pure per i decreti attuativi della legge sulle Liste d’attesa che ancora sono tutti al palo.
Due comparti in fibrillazione sono anche quello del farmaco, uscito deluso dalle misure della Legge di Bilancio e quello dei Dispositivi medici, su cui non si arrestano le polemiche e gli allarmi per gli effetti del payback che la Consulta ha giudicato costituzionalmente legittimo. Sempre per quanto riguarda il mondo del pharma, destano preoccupazione le modalità di applicazione in Italia del regolamento europeo in materia di tracciatura europea dei medicinali che, così come ipotizzato, rischia di creare seri problemi alle aziende, vista la deadline (senza proroghe al momento) del 9 febbraio per adeguare le etichettature.
Sul tavolo poi c’è da capire come proseguirà l’iter della riforma dell’accesso a Medicina i cui lavori (complicati) sono ancora in una fase embrionale.
Tra le riforme attese anche quelle sulla sanità integrativa su cui sta lavorando la Commissione Sanità del Senato e quella sulla colpa medica dopo che il tavolo di lavoro ha illustrato le sue proposte.
Vedremo poi come andrà a finire la querelle sul Decreto Tariffe con la pronuncia del Tar attesa per fine gennaio così come c’è curiosità di sapere quando uscirà il nuovo Piano pandemico.
Nodo da sciogliere anche quello sull’autonomia differenziata dopo i rilievi della Consulta e in attesa di sapere se il referendum sarà autorizzato.
Inoltre, nel 2025 (a meno di rinvii) andranno alle urne molte regioni: Campania, Veneto, Puglia, Toscana, Marche e Valle d’Aosta e a seconda dei risultati potrebbero cambiare gli equilibri all’interno della Conferenza delle Regioni.
Ci sarà poi da affrontare la questione Agenas dopo le dimissioni a sorpresa del Direttore generale Domenico Mantoan e la necessità anche di nominare (oltre al nuovo Dg) anche il nuovo presidente. Sullo sfondo tutta la partita del Pnrr che al di là dei risultati sulla carta dovrà essere messo realmente a terra.
Insomma, come sempre tanta carne al fuoco, ma con la difficoltà ormai cronica del sistema di aggiornarsi. Una criticità che fa apparire ogni anno di più il Ssn immobile rispetto alle sfide crescenti che ha di fronte.
Tutte le sfide segnalate nell’articolo sono destinate a restare al palo se non si immettono più risorse. Primo: più soldi, per finanziare in particolare le regioni del sud. Secondo: nuove assunzioni di medici ed infermieri che dovranno guadagnare di più (quanto meno avvicinarsi a quanto guadagnano i medici e gli infermieri in Germania e Francia). Terzo: al prossimo rinnovo contrattuale avere il coraggio di far transitare i medici di base (MMG) e i pediatri di libera scelta, alla dipendenza. Quarto, ma non ultimo, puntare sulla prevenzione!
Se non si inizia ad agire su questi livelli, il resto sono pannicelli caldi.
Assisteremo dunque, con tutta probabilità, a discussioni sterili sulle liste d’attesa che non si abbatteranno mai se non si applicano le condizioni sopra segnalate; su come individuare nuovi grandi ospedali, quando il Covid ci ha insegnato che è vincente puntare sulla medicina di prossimità; sull’utilizzo dei finanziamenti del PNRR per costruire case di comunità dove non andranno mai a lavorare i medici di famiglia (MMG), i quali non perdono occasione per affermare che non hanno nessuna intenzione di lasciare i propri ambulatori privati. Senza un deciso cambio di passo sulle modalità di lavoro dei MMG, poco o nulla cambierà nella sanità pubblica.
La sanità privata avanza e fa profitti; negli ospedali pubblici le direzioni sanitarie non riescono ad organizzare i turni per carenza di personale.
Il SSN che, nel 2000, era tra i migliori al mondo, dopo 25 anni sta colando a picco.
Auguri e buon lavoro ai medici, agli infermieri che, nonostante tutto, continuano a lavorare con passione ed abnegazione, nella sanità pubblica, interpretando al meglio il valore etico delle professioni sanitarie
(RL)
di Luciano Fassari
tratto da “Quotidiano Sanità” del 7 gennaio 2025
Si auspica quindi l’arrivo del già annunciato nuovo Piano sanitario nazionale che dovrebbe essere la summa dell’impianto riformatore di questo Esecutivo. È ormai passato un anno dall’annuncio del Ministro della Salute, Orazio Schillaci ma per ora nulla di concreto è arrivato sul tavolo.
Molta attesa c’è poi la riorganizzazione di ospedali e territorio su cui era stato predisposto (non senza polemiche) un tavolo di lavoro nel 2023.
Sugli ospedali pare si voglia rafforzare il modello Hub & Spoke con l’individuazione di 10 grandi strutture nazionali. Ma oltre a questo la grande e attesa riforma sarà quella territoriale. Sono sempre più crescenti, infatti, le voci di una riorganizzazione del lavoro di medici di famiglia, pediatri e specialisti ambulatoriali. Per i mmg i rumors parlano (e questa non è una novità) di passaggio alla dipendenza per i nuovi, mentre coloro che vorranno mantenere il rapporto in convenzione dovranno in ogni caso garantire dalle 14 alle 16 ore settimanali nei presidi del territorio come le famigerate Case della Comunità. Se ne parla da anni ma alla fine non se n’è mai fatto nulla, così come non si è mai dato seguito all’aggregazione degli studi senza intaccare il rapporto convenzionale. Vedremo se il Governo avrà la forza e la voglia d’intervenire.
Tema sempre caldo quello del personale. In questo mese potrebbe chiudersi la trattativa per il rinnovo del contratto del Comparto Sanità 2022-2024 e poi dovrebbero partire i lavori per il rinnovo di quello dei medici. Il clima è teso, viste anche le proteste del 2024. E in ogni caso si attende un piano assunzionale per far fronte alle carenze, soprattutto infermieristiche.
Saranno poi da vedere gli esiti dell’intervento sui medici a gettone a quasi due anni dalla legge che ne ha stretto le maglie per l’utilizzo. Attesa pure per i decreti attuativi della legge sulle Liste d’attesa che ancora sono tutti al palo.
Due comparti in fibrillazione sono anche quello del farmaco, uscito deluso dalle misure della Legge di Bilancio e quello dei Dispositivi medici, su cui non si arrestano le polemiche e gli allarmi per gli effetti del payback che la Consulta ha giudicato costituzionalmente legittimo. Sempre per quanto riguarda il mondo del pharma, destano preoccupazione le modalità di applicazione in Italia del regolamento europeo in materia di tracciatura europea dei medicinali che, così come ipotizzato, rischia di creare seri problemi alle aziende, vista la deadline (senza proroghe al momento) del 9 febbraio per adeguare le etichettature.
Sul tavolo poi c’è da capire come proseguirà l’iter della riforma dell’accesso a Medicina i cui lavori (complicati) sono ancora in una fase embrionale.
Tra le riforme attese anche quelle sulla sanità integrativa su cui sta lavorando la Commissione Sanità del Senato e quella sulla colpa medica dopo che il tavolo di lavoro ha illustrato le sue proposte.
Vedremo poi come andrà a finire la querelle sul Decreto Tariffe con la pronuncia del Tar attesa per fine gennaio così come c’è curiosità di sapere quando uscirà il nuovo Piano pandemico.
Nodo da sciogliere anche quello sull’autonomia differenziata dopo i rilievi della Consulta e in attesa di sapere se il referendum sarà autorizzato.
Inoltre, nel 2025 (a meno di rinvii) andranno alle urne molte regioni: Campania, Veneto, Puglia, Toscana, Marche e Valle d’Aosta e a seconda dei risultati potrebbero cambiare gli equilibri all’interno della Conferenza delle Regioni.
Ci sarà poi da affrontare la questione Agenas dopo le dimissioni a sorpresa del Direttore generale Domenico Mantoan e la necessità anche di nominare (oltre al nuovo Dg) anche il nuovo presidente. Sullo sfondo tutta la partita del Pnrr che al di là dei risultati sulla carta dovrà essere messo realmente a terra.
Insomma, come sempre tanta carne al fuoco, ma con la difficoltà ormai cronica del sistema di aggiornarsi. Una criticità che fa apparire ogni anno di più il Ssn immobile rispetto alle sfide crescenti che ha di fronte.