L’infanzia e la guerra

Di Erri De Luca
Tratto da “Avvenire” - sabato 31 agosto 2024

Si dice che le bambine giocano a far le madri e i bambini ai soldati. Li vedo invece giocare intensamente e seriamente alla vita, come i cuccioli che in ogni loro mossa si addestrano e si allenano. Le guerre li sballottano da un posto all’altro, senza giocattoli nel bagaglio profughi. Mentre gli adulti crollano in un pianto loro guardano intorno rasoterra per vedere se arrivano altri bambini o un cane oppure un uccello. Di colpo si addormentano nel loro sonno a forma di fortezza. Certo, nell’immediato piangono di paura per le esplosioni e per contagio della paura espressa dagli adulti, responsabili della loro protezione. Nel ghetto di Varsavia i bambini procuravano cibo ai genitori infilandosi nei cunicoli che portavano all’esterno, dove per contrabbando e per elemosina rimediavano qualcosa da portare a casa. Rischiavano la morte in uscita e in entrata. E quando s’incamminarono dall’orfanotrofio verso i vagoni destinati a Treblinka, sfilarono in silenzio, in fila per cinque, tenendosi per mano. Quando fanno il gioco della guerra muoiono cento volte. Possono spiegare loro ai grandi che cos’è questa baldoria infame, detta sommariamente guerra.
Leggo nel Talmud che è il frutto a proteggere l’albero.