Gli anni 70, un decennio di svolta per le italiane

Attraverso le foto di Paola Agosti e i testi di Benedetta Tobagi si ripercorre una stagione irripetibile di battaglie, compattezza e anche di contrasti all’interno del femminismo.

di Eliana di Caro
tratto da Il Sole 24 ore del 2 dicembre 2024


Il basco calato sulla fronte, il maglioncione di lana grossa, il viso di ragazza acqua e sapone con un enorme cartello appeso al collo e la scritta «Cari compagni, non avete capito niente, dei lavoratori ne vedete solo la metà»: gli anni 70 delle donne sono tutti in immagini come questa, oltre a quelle dei girotondi, delle mani che alludono alla vagina, del profluvio di slogan uno più efficace dell’altro. I destinatari che “non hanno capito niente” sono gli uomini, a partire da quelli attivi nel sindacato o in un partito in cui le donne si riconoscono ma che non le considera. Il che è ancora più inaccettabile.

Sono immagini di un decennio di battaglie che hanno contribuito a cambiare la società e su cui si è scritto molto, che qui scorrono come in un film in bianco e nero, potenti ed eleganti, accompagnate da parole che di quel film sono la puntuale sceneggiatura: Covando un mondo nuovo. Viaggio tra le donne degli Anni Settanta è un libro da conservare, consultare, sfogliare. La misura è indovinata (la forza delle foto integrata dalla chiarezza delle parole), adatta agli adulti che sanno – e vogliono reimmergersi in quella stagione – e a quelli che non sanno, perché il racconto non dà nulla per scontato. Soprattutto è perfetto per le ragazze e i ragazzi: si renderanno conto che siedono sulle spalle di chi ha ha combattuto per loro riempiendo le piazze.

Covando un mondo nuovo contiene lo sguardo di chi c’era e ha fermato quei momenti: Paola Agosti, classe 1947, che ha intercettato nei suoi scatti i volti, gli slogan, le strade, le masse di donne che si organizzano, si uniscono, urlano mosse da un unico sentimento che tiene insieme tutti gli altri. Contro che cosa si ribellano? Contro il patriarcato, è fin troppo facile. Contro la reclusione tra quattro mura, loro che angeli del focolare non si sentono o, tutt’al più, vogliono decidere liberamente se e in che misura esserlo. Contro le leggi che vietano: la vendita dei contraccettivi, il divorzio, l’aborto (“L’utero è mio e me lo gestisco io”). Contro una sessualità che non vivono liberamente, anzi, la subiscono, peggio, non sanno bene come esprimerla perché da sempre non è chiesto alle donne di esprimerla. Contro le iniquità economiche: lavori sottopagati, licenziamenti immediati quando restano incinte, incombenze casalinghe e cura della famiglia da cui sono schiacciate. In una parola, si ribellano contro la certezza di una condizione impari che non è più tollerabile

Benedetta Tobagi, trent’anni più giovane di Agosti, ricostruisce lo scenario, ci porta nei luoghi (via del Governo Vecchio a Roma, il teatro della Maddalena, la Libreria delle Donne a Milano, i consultori autogestiti), ricorda i giornali che erano un punto di riferimento («Noi donne», «Effe»), dà visibilità ai nomi, rievoca i processi legislativi che faticosamente – e a prezzo di inevitabili compromessi – cambiano le cose. C’è una parola cardine da cui discendono convinzioni e azioni: è “femminismo”, con tutto il vocabolario che si porta dietro (autocoscienza, emancipazione, liberazione, differenza, il personale è politico, autodeterminazione ecc) e i contrasti che vi si generano: dal separatismo sì/separatismo no alla lotta per la depenalizzazione dell’aborto portata avanti dalle radicali in opposizione alla conquista della legge poi approvata (la 194).

Una battaglia, quest’ultima, condotta non solo sul piano normativo ma anche medico. Lo spiega bene la voce della torinese Tullia Todros, specializzanda in ginecologia agli inizi del decennio, quando «i ginecologi sono praticamente tutti maschi, alla specializzazione eravamo 4 donne su 80 uomini». Giovane madre, militante di Avanguardia operaia e femminista, poi primaria di ginecologia e ostetricia all’ospedale Sant’Anna, ha raccontato a Benedetta Tobagi quanto fosse importante la condivisione di esperienze e informazioni: «Anche noi medici impariamo, dalle altre donne, insieme a loro», interpretando il servizio pubblico quale servizio alla persona e nel solco dei diritti (quello che le italiane si aspettavano, reclamavano, e non accadeva, come denuncia lo striscione “ginecologi, rifiutate l’aborto terapeutico gratis per fare quello clandestino a 800mila lire.

Nelle piazze non campeggiano solo gli slogan – accompagnati dalle canzoni e dai girotondi – ma anche pupazzi e carri di cartapesta come quello, autoironico, a forma di gallina: gigantesco, costituisce la rivalsa dell’animale a cui le donne sono accostate quando se ne vuole irridere la scarsa intelligenza o si punta all’insulto grossolano (“bella pollastrella”). Èun mondo che, negli anni 80, pian piano lascia il passo a espressioni meno plateali e più riflessive. È cambiata l’aria, certo. La parola “rivoluzione”, al cui grido tante si erano lanciate nella protesta, suona quasi desueta, anche se gli obiettivi da perseguire non mancano. Uno di essi che unisce nuovamente tutte le donne si coglierà nelle Aule parlamentari, con i tempi lenti della politica: la legge sulla violenza sessuale contro la persona (1996). Ma anche questa battaglia in realtà si era combattuta sin dalla seconda metà degli anni 70 (annunciata nel ’66 dalla tenacia di Franca Viola che si era opposta al matrimonio riparatore dopo essere stata stuprata). È in quella fase che la consapevolezza di processi vergognosi, in cui la vittima viene colpevolizzata e costretta a interrogatori umilianti, si fa largo grazie ad avvocate come Tina Lagostena Bassi che rovesciano il copione nei Tribunali (gli archivi con le carte processuali sono patrimonio della Fondazione intitolata alla stessa Lagostena Bassi, a Roma).

L’eredità di quel decennio, ripercorsa in queste pagine, è una spinta preziosa per le nuove generazioni a non fermarsi, a guardare avanti, realizzando una piena ed effettiva parità che non rimanga un orizzonte ideale cui tendere.

(Paola Agosti, Benedetta Tobagi: “Covando un mondo nuovo. Viaggio tra le donne degli Anni Settanta” - Einaudi, pagg. 144, € 34)