tratto da Vanity Fair del 18 novembre 2024
Il momento più
intenso del terzo e quarto episodio de L'Amica Geniale arriva
verso la fine di quest'ultimo, quando Lenù (Alba Rohrwacher), che per tutta la vita ha sempre rincorso Lila (Irene Maiorino)
cercando di conquistarsi con il sudore della fronte quello che per lei sembrava
sempre così facile e abbordabile, capisce finalmente il punto debole
dell'amica. Succede quando sono entrambe accucciate di sera in macchina mentre
il Rione e Napoli affrontano il terrore dei cittadini sopravvissuti al
terremoto: in quell'occasione, infatti, le due donne, unite come quando erano
bambine, si parlano come forse non hanno mai fatto prima, con Lila che
confida a Lenù che la sua testa ha sempre trovato uno spiraglio per guardare
oltre e, quindi, sopravvivere. «La testa non posso fermarla», dice Lila
parlando di quella smarginatura che Elena Ferrante ha reso così chiara
sulla pagina e che gli sceneggiatori della serie prodotta da Freemantle, The
Apartment e Wildside e da Domenico Procacci per Fandango in collaborazione con
Rai Fiction e con Hbo Entertainment Saverio Costanzo, Francesco Piccolo e Laura
Paolucci sono riusciti a traslare sullo schermo con verità e commozione. «Non
mi lasciare, altrimenti io cado giù», insiste Lila di fronte a una
Lenù sgomenta, che ha visto la sua amica geniale cadere e rialzarsi molte volte ma che non ha mai visto così vulnerabile e alle prese con una lotta
contro sé stessa per rimanere ancorata alla realtà.
«La
maestra Oliviero aveva ragione: io sono cattiva. Tu, invece, sei gentile, se ti
offendo tu non ascoltare», le ripete ancora una
volta Lila in questa sorta di epifania in cui Lenù, oltre a non avere alcuna
intenzione di lasciarla, capisce che, «quando il caos prendeva il sopravvento,
Lila perdeva Lila». La sua fortuna è stata che al momento del terremoto fosse
insieme a lei, con Lenù che in questo terzo e quarto episodio si rende
finalmente conto di essere cresciuta e di avere sulle sue
spalle delle responsabilità. Dopo aver perso la testa per Nino Sarratore (Fabrizio Gifuni) e
aver rinunciato a (quasi) tutto per lui, è la realtà a bussarle alla
porta: prima con il ritorno al suo quartiere d'origine per fare pace con
quello che ha lasciato e poi con il rapporto
con sua madre (Anna Rita Vitolo), che lei ha sempre visto ostile e severa
quando in realtà è sempre stata segretamente orgogliosa di lei. «Non mi
aspettavo da tua sorella le cose che mi aspettavo da te», le dice
Immacolata dimostrando una stima sterminata nei confronti della figlia anche
se, quando era bambina, non voleva né che continuasse a studiare né che la
lasciasse sola. L'altro momento in cui Lenù capisce di essere diventata grande
corrisponde a quello in cui sua madre si ammala di un
carcinoma che potrebbe essersi esteso a tutto il corpo.
«Sei l'unica figlia mia», le dice Immacolata dopo che Lenù, incinta di Nino, corre per tutto il Rione con il fiatone per raggiungerla. La scena in cui la aiuta a mettersi le pantofole come se fosse una bambina e quella in cui in macchina sua madre dice che «quando sai come soffrire l’angelo della morte lo rispetta e dopo un poco se ne va» è forse quella più forte dell'intera Amica Geniale, perché il dramma affrontato di Lenù, che corrisponde al momento in cui i figli diventano genitori e i genitori diventano figli, è un passaggio della vita di ognuno di noi che presto o tardi arriverà e ci metterà di fronte a una resa dei conti non di poco conto. Acquisire consapevolezza rispetto all'età più giovane trova, però, in Lenù anche un altro snodo cruciale: quello in cui fa visita alla famiglia Sarratore e, osservando Donato (Emanuele Valenti), il padre di Nino che quando era una ragazza le aveva messo le mani addosso, si chiede «com'è possibile che sono stata con quest'uomo laido, calvo, sciatto». A far male allo spettatore è, però, l'ossessione per Nino che continua ad avvelenare Lenù anche se, nell'ultima sequenza, quando la donna alza lo sguardo al soffitto dell'appartamento che condivide con l'uomo e scorge una crepa causata del terremoto, capisce dentro di sé che forse l'idillio è finito. Nino non ci ha pensato due volte a lasciare Napoli con sua moglie - quella vera - mentre lei è incinta e sola, e questo la dice lunga sulla tossicità di un uomo che non ha mai perso le cattive abitudini di un tempo e sul quale Lila ha sempre avuto delle riserve - «Il tuo amante non è mio amico, e forse non è neanche amico tuo». Lenù, però, fa finta di non vedere, almeno fino a quando tutt'intorno a lei - la droga portata al Rione da Marcello Solara, Lila che pensa che la sua gravidanza le sia ostile e suo fratello Rino diventato un tossicodipendente - non incomincia a soffocarla lentamente.