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Venerdì di Mitezza: Norberto Bobbio (1909–2004) e Fedor Dostoevskij (1821–1881)

 
Ho la fortuna di possedere una copia del libro di Norberto Bobbio “Elogio della Mitezza e altri scritti morali (Collana “Aperture” edizioni Linea d’ombra – Milano 1994). Lucia nel 1994 acquistò vari volumi della collana “Aperture”, tra cui il libro di Bobbio. Li conservo gelosamente.
Riporto la premessa del libro, a beneficio dei nostri lettori, essendo lo stesso praticamente introvabile.  Per chi fosse interessato, esistono altre edizioni degli scritti morali di Norberto Bobbio  (Il Saggiatore 2014 – Edizioni dell’Asino 2019)  ancora acquistabili in libreria o online.
Per rimanere in tema, vi segnalo inoltre un racconto fantastico di F. Dostoevskij, “La Mite”, su cui torneremo la prossima settimana.
Ecco la Premessa di “Elogio della Mitezza e altri scritti morali” a firma dello stesso Bobbio.
(RL)
 
“Devo a Santina Mobiglia e a Pietro Polito l’idea di far pubblicare da “Linea d’Ombra”, diretta da Goffredo Fofi, come strenna natalizia per il 1993, il testo, riveduto e aggiornato, fino ad allora rimasto inedito, di una conferenza sulla virtù della mitezza. La conferenza era stata da me tenuta a Milano dieci anni prima, per un ciclo di conversazioni, promosse dal pittore Ernesto Treccani e dalla Fondazione Corrente, intorno al tema delle virtù, la cui illustrazione era stata affidata ad alcuni testimoni del nostro tempo.
Rispetto all’insieme dei miei libri di teoria giuridica e politica e di storia del pensiero politico e della cultura, era uno scritto estravagante. Ma era poi tanto estravagante che non se ne potessero trovare  altri analoghi nel repertorio delle molte e molte pagine che avevo scritto in tutti questi anni? I due scopritori e curatori di quell’elogio hanno ritenuto di si. Hanno rovistato nelle mie vecchie e nuove carte ed ecco che, a un anno di distanza, hanno messo insieme questa “raccoltina” di scritti morali, che, sotto la protezione e col viatico della virtù della mitezza, compongono il libretto che, ancora una volta, Fofi propone ai lettori di “Linea d’ombra”, accogliendolo nella collana “Aperture” da lui stesso diretta.
Gli scritti prescelti sono recenti (1993 NdR), tranne uno che è stato ripreso dagli atti di un convegno filosofico, svoltosi a Palermo, nel 1960 e ormai completamente dimenticato anche da me. Sono stati divisi in tre parti.
Dei saggi della prima parte il tema dominante è il contestato rapporto tra etica e politica, tema vecchio e sempre nuovo, attualissimo in seguito alla riviviscenza della discussione intorno alla ragion di stato.
La seconda contiene il testo di tre pubbliche conferenze di carattere divulgativo, che si potrebbero collocare nella sfera in cui etica e politica sono obbligate ad incontrarsi, sulla natura del pregiudizio, con particolare riguardo al pregiudizio razziale.
Nella terza infine sono stati riuniti alcuni scritti che considero nulla più che spunti per un dibattito, tra etica e religione, considerato dal punto di vista di chi, pur essendo rimasto entro la soglia che l’uso della ragione non consente di valicare, è convinto che in una età in cui il progresso tecnico, irresistibile e irreversibile, mette a disposizione dell’uomo strumenti che hanno aumentato la sua possibilità di diventare signore, come non mai, del mondo della natura e della storia, sia necessario non lasciare cadere il dialogo tra pensiero laico e pensiero religioso.
Di fronte ai grandi problemi mi ritengo un uomo del dubbio e del dialogo. Del dubbio perché ogni mio ragionamento su una delle grandi domande termina quasi sempre, o esponendo la gamma delle possibili risposte, o ponendo ancora un’altra grande domanda. Del dialogo, perché non presumo di sapere quello che non so e quello che so metto alla prova continuamente con coloro che presumo ne sappiano più di me.
 
Norberto Bobbio, Torino, 15 novembre 1994
 
 
La mitezza consiste “nel lasciar essere l’altro quello che è”.
 
La mitezza consiste “nel lasciar essere l’altro quello che è”. È il contrario della protervia e della prepotenza. Il mite non entra nel rapporto con gli altri con l’intento di gareggiare, di configgere e alla fine di vincere. Ma la mitezza non è remissività: mentre il remissivo rinuncia alla lotta per debolezza, per paura, per rassegnazione, il mite rifiuta invece la distruttiva gara della vita per un profondo distacco dai beni che accendono la cupidigia dei più, per mancanza di quella vanagloria che spinge gli uomini nella guerra di tutti contro tutti. Il mite non serba rancore, non è vendicativo, non ha astio verso chicchessia. Attraversa il fuoco senza bruciarsi, le tempeste dei sentimenti senza alterarsi, mantenendo la propria misura, la propria compostezza, la propria disponibilità. Ecco quel “potere su di sé” di cui abbiamo già sentito.
 
Il mite può essere configurato come l’anticipatore di un mondo migliore. Egli non pretende alcuna reciprocità: la mitezza è una disposizione verso gli altri che non ha bisogno di essere corrisposta per rivelarsi in tutta la sua portata. Amo le persone miti perché sono quelle che rendono più abitabile questa “aiuola”, tanto da farmi pensare che la città ideale non sia quella fantastica e descritta fin nei minimi particolari dagli utopisti, tanto regna una giustizia tanto rigida e severa da diventare insopportabile, ma quella in cui la gentilezza dei costumi sia diventata una pratica universale.
 
tratto da: Norberto Bobbio, Elogio della Mitezza, 1994
 
(segnalato da Virginia Varriale)