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Storia della radio: un’invenzione che cambiò il mondo

di Niccolò De Rosa
tratto da “Focus Junior”.

Torniamo ancora sui 100 anni della radio.
(NdR)



Chi ha inventato la radio? Come funziona? Quando si è passati alla radio digitale? Scopri tutto quello che vuoi sapere con Focus Junior.
Magari oggi può sembrare un mezzo un po' antiquato, ma la radio fu una delle invenzioni più importanti della modernità, che cambiò totalmente il nostro modo di comunicare.

I PRESUPPOSTI SCIENTIFICI

Come spesso accade in questi casi, la radio fu il frutto di invenzioni precedenti (come il telegrafo) e di diverse ricerche indipendenti che contribuirono allo sviluppo della tecnologia che oggi tutti conosciamo.
Prima dell'apparecchio vero e proprio infatti, alcuni scienziati scoprirono l'esistenza di queste strane radiazioni elettromagnetiche - le onde radio appunto - che viaggiavano nell'aria e potevano essere intercettate da appositi strumenti.
I pionieri di questa scoperta furono lo scozzese James Clerk Maxwell, teorico nel 1864 dell'elettromagnetismo e della possibilità di inviare segnali attraverso l'etere, e il tedesco Heinrich Rudolf Hertz, che qualche anno dopo ne dimostrò sperimentalmente l'esistenza.
Il mondo scientifico di allora però pensava alle onde radio come una pura curiosità scientifica, senza grandi applicazioni pratiche. Fortunatamente non tutti la pensavano così.

CHI HA INVENTATO LA RADIO?

La scoperta delle onde elettromagnetiche catturò l'attenzione di due fisici intraprendenti: l'italiano Guglielmo Marconi ed il russo Aleksandr Stepanovič Popov.
Questi due studiosi vivevano e lavorarono in zone completamente diverse del globo eppure, senza saperlo, cominciarono a lavorare contemporaneamente sul medesimo progetto, ossia la costruzione di una tecnologia in grado di inviare e ricevere segnali radio anche a notevoli distanze.
Fu una specie di corsa a due.
Tra il 1895 ed il 1896 Popov costruì un ricevitore in grado di captare segnali emessi da lontano e ne dimostrò il funzionamento durante alcuni esperimenti a San Pietroburgo.
In Italia però, a Pontecchio Bolognese, Marconi non stava certo con le mani in mano e in qualche mese riuscì a potenziare il segnale del suo apparecchio tanto da far passare un segnale da un versante all'altro di un'ampia collina.
Le autorità italiane però non avevano intuito le potenzialità delle ricerche di Marconi e dunque l'inventore italiano dovette trasferirsi a Londra per proseguire il lavoro. Il 5 marzo del 1896 così Guglielmo Marconi presentò la richiesta per brevettare le proprie migliorie alla telegrafia senza fili - ossia il primo prototipo della radio - anticipando di qualche settimana la prima trasmissione radio di Popov.
La corsa all'invenzione del secolo era stata vinta da Marconi (anche se in Russia tutt'ora non sono molto convinti).
Naturalmente il primo apparecchio non era molto potente, ma lo stesso Marconi - che nel 1909 vinse il Nobel - provvide a miglioralo per smentire gli scettici che credevano fosse impossibile utilizzare le onde radio per comunicazioni da grandi distanze.
Quando riuscì a far passare un segnale attraverso l'Oceano Atlantico, nessuno potè più mettere in discussione la portata epocale di questa novità.

PERCHÈ LA RADIO FU COSÌ IMPORTANTE?

Oltre a fungere da apripista a successive invenzioni - prima su tutte, la televisione, la trovata di Marconi ( e Popov, dai) accorciò idealmente le distanze tra le persone: ora un americano a New York poteva inviare un messaggio vocale ad un amico in Francia!
Inoltre furono importanti le applicazioni in campo navale, perché gli S.O.S inviati da imbarcazioni in difficoltà poteva davvero chiamare in breve tempo l'aiuto dei soccorsi e salvare molte vite (un esempio lampante fu la sciagura del Titanic).
Quando poi la radio divenne un apparecchio ad uso domestico, le trasmissioni assunsero ulteriore importanza. Da una parte infatti si diffuse l'abitudine ad ascoltare la musica, permettendo lo sviluppo di nuove forme artistiche, dall'altra questa tecnologia fu un grande strumento nelle mani della politica. Il regime fascista di Mussolini, ad esempio, fece ampio ricorso alla radio per propagandare proclami e discorsi al popolo.

COME FUNZIONA LA RADIO?

L'utilizzo della tecnologia consiste nel ricevere un segnale radio di una certa frequenza, ossia il canale. La "cattura" di questa frequenza si chiama sintonia (da qui il verbo "sintonizzarsi"), mentre l'insieme delle tecniche per permettere la ricezione del segnale si chiama modulazione.
Una volta modulato, il segnale passa dal ricevitore (che può essere la radio dell'automobile) che lo codifica e lo trasmette sotto forma di suono.

E LA RADIO DIGITALE?

Naturalmente la radio progettata da Marconi non è la stessa che usiamo oggi. Per migliorare la qualità delle trasmissioni infatti, ora negli apparecchi più moderni viene installata la radio digitale o Digital radio, per dirla all'inglese.
Il Digital Audio Broadcasting (DAB) in realtà venne sviluppato già negli anni '90, ma in Italia si è diffuso il suo utilizzo solo da poco, tra l'altro con l'impiego dell'evoluzione della tecnologia, la DAB+. Questo nuovo modo regala una qualità del suono molto maggiore, azzera le interferenze e consente la presenza di contenuti multimediali come i "sottopancia" dove si indicano i titoli delle canzoni trasmesse dall'emittente.

fonti: TreccaniLe 100 grandi invenzioni, Tom Philbin, Gruner+Jahr/Mondadori, 2008