(NdR)
tratto da Avvenire del 21 settembre 2024
La vecchiaia è
un’attività rischiosa. Sentendosela arrivare addosso dal conteggio dei
compleanni, ci si chiede come esorcizzarla e allora si premedita. Il mio piano
ha questa strategia: aggredirla. Non lasciare che s’impadronisca del corpo e
avviare su tutti i fronti le procedure di contrasto.
Nel cranio:
leggere, giocare, dalle parole crociate ai giochi di carte, a dama, scacchi,
esercitare la memoria ripetendo poesie, canzoni, studiare, per esempio una
lingua.
Nel corpo:
allenarsi di più, in ogni giorno, camminare più di prima e regolarmente,
proseguire l’attività sportiva, meglio all’aperto, badare al cibo, al peso, al
sonno. Si diventa in vecchiaia gli allenatori di se stessi.
A mio favore ho
un’assidua applicazione del corpo all’esercizio fisico, dovuto al lungo tempo
passato nelle lavorazioni manuali. Fu una disciplina rigorosa, rimasta impressa
nelle abitudini, nel risveglio in anticipo sull’alba e nel conseguente crollo a
prima sera. Non lascio in sedentaria pace braccia e gambe. E solo dopo averle
adoperate, la loro stanchezza è buon segno. Invecchiare è un’attività
sperimentale. Ognuno è vecchio per la prima volta.