Lidia Motta, una “donna di
parola”.
Trovo
la forma del podcast una delle più riuscite forme comunicative del nostro
tempo; è uno spazio di ricerca dove tantissimi argomenti che sarebbero rimasti
di nicchia, o peggio ancora sconosciuti, trovano ascoltatrici ed ascoltatori
che non aspettano altro.
Molto interessanti sono i podcast che ci propone RaiPlay Sound. Chi scrive, (da sempre in ascolto della radio a scapito di altri media) ne è una assidua frequentatrice.
“Donne di parola”, di Marta Perrotta, è uno di questi; in particolare voglio segnalare l’episodio che l’autrice dedica a Lidia Motta (1929-2006), vera e propria pioniera della ideazione e programmazione radiofonica dalla seconda metà degli anni ’50 agli anni ’90, che ha legato il suo lavoro alla innovazione sia dei contenuti che della strutturazione dei programmi. Sono sue ad esempio le “interviste impossibili”, dalla inconfondibile sigla, andato in onda nel biennio ’74-’75, conversazioni immaginarie tra personaggi storici intervistati da intellettuali del calibro di Calvino o Sermonti ed interpretati da famosissimi attori ed attrici. Memorabile l’intervista impossibile fatta da Calvino all’imperatore Montezuma a cui da voce uno strepitoso Carmelo Bene.
Gli anni ’70 con la loro cifra rivoluzionaria costituiscono lo spunto per Lidia Motta di sperimentazione di programmi che coinvolgono i radioascoltatori nella discussione pubblica, come lo storico e longevo (’69-’95) “Chiamate Roma 31-31”, ideato con Rispoli, Magli e Rotondo; è proprio nell’ambito di quelle trasmissioni con il coinvolgimento diretto del pubblico che nasce il primo programma tutto declinato al femminile che è “Sala F”, in onda dal ’76 al ’79, con il quale si compie una vera e propria innovazione nella metodologia e nei contenuti di un programma orientato completamente al femminile, nel momento più vivace della affermazione dei movimenti femministi. Affidato a voci storiche della radio Rai, si affrontano con il pubblico, prevalentemente femminile, tutti quei temi che vedono ridiscusso il ruolo della donna nella società contemporanea.
Seguiranno molti altri storici programmi, come la soap radiofonica Matilda, e le successive “strisce” di Fabio e Fiamma.
Marta Perrotta definisce Lidia Motta “un ingranaggio operoso della produzione culturale, demistificando in qualche modo il ruolo degli intellettuali con cui si confronta quotidianamente”.
Lidia Motta con la fine ironia ed il coraggio del nuovo ha cercato di avvicinare la cultura elitaria al grande pubblico; con la continua ricerca e sperimentazione di forme comunicative innovative ci ha intrattenuto con programmi irripetibili, con quel punto di avvistamento che probabilmente solo un femminile intelligente sa offrire.
Maria Vittoria Montemurro
Molto interessanti sono i podcast che ci propone RaiPlay Sound. Chi scrive, (da sempre in ascolto della radio a scapito di altri media) ne è una assidua frequentatrice.
“Donne di parola”, di Marta Perrotta, è uno di questi; in particolare voglio segnalare l’episodio che l’autrice dedica a Lidia Motta (1929-2006), vera e propria pioniera della ideazione e programmazione radiofonica dalla seconda metà degli anni ’50 agli anni ’90, che ha legato il suo lavoro alla innovazione sia dei contenuti che della strutturazione dei programmi. Sono sue ad esempio le “interviste impossibili”, dalla inconfondibile sigla, andato in onda nel biennio ’74-’75, conversazioni immaginarie tra personaggi storici intervistati da intellettuali del calibro di Calvino o Sermonti ed interpretati da famosissimi attori ed attrici. Memorabile l’intervista impossibile fatta da Calvino all’imperatore Montezuma a cui da voce uno strepitoso Carmelo Bene.
Gli anni ’70 con la loro cifra rivoluzionaria costituiscono lo spunto per Lidia Motta di sperimentazione di programmi che coinvolgono i radioascoltatori nella discussione pubblica, come lo storico e longevo (’69-’95) “Chiamate Roma 31-31”, ideato con Rispoli, Magli e Rotondo; è proprio nell’ambito di quelle trasmissioni con il coinvolgimento diretto del pubblico che nasce il primo programma tutto declinato al femminile che è “Sala F”, in onda dal ’76 al ’79, con il quale si compie una vera e propria innovazione nella metodologia e nei contenuti di un programma orientato completamente al femminile, nel momento più vivace della affermazione dei movimenti femministi. Affidato a voci storiche della radio Rai, si affrontano con il pubblico, prevalentemente femminile, tutti quei temi che vedono ridiscusso il ruolo della donna nella società contemporanea.
Seguiranno molti altri storici programmi, come la soap radiofonica Matilda, e le successive “strisce” di Fabio e Fiamma.
Marta Perrotta definisce Lidia Motta “un ingranaggio operoso della produzione culturale, demistificando in qualche modo il ruolo degli intellettuali con cui si confronta quotidianamente”.
Lidia Motta con la fine ironia ed il coraggio del nuovo ha cercato di avvicinare la cultura elitaria al grande pubblico; con la continua ricerca e sperimentazione di forme comunicative innovative ci ha intrattenuto con programmi irripetibili, con quel punto di avvistamento che probabilmente solo un femminile intelligente sa offrire.
Maria Vittoria Montemurro