Abbiamo già pubblicato l’intervento della prof.ssa Maria Colaizzo su Antigone, e pubblicheremo in seguito l’intervento della Prof.ssa Maria Vittoria Montemurro su Angela Putino.
La nostra Associazione, “Madrigale per Lucia”, vuole costantemente prestare attenzione ed approfondire il binomio teoria/prassi. Occasioni di riflessioni teoriche, come è stata la “Festa per Lucia” ed interventi pratici, di contesto, come testimoniato dalle 10 edizioni del Premio per le scuole, dedicato a Lucia Mastrodomenico. Premi nei quali sono stati messi a tema, argomenti di riflessione per i giovani, studentesse e studenti di licei e scuole medie, quali l’educazione sentimentale, non solo sognatrice, e l’educazione alla pace, non ingenua.
Ringraziamo Virginia, (con lei Maria e Maria Vittoria) per il contributo che costantemente assicura al nostro impegno per tener viva la memoria di Lucia ed i suoi valori.
Lou Andreas Salomè fu definita dal grande filosofo Nietzsche “acuta come un’aquila e coraggiosa come un leone”, un essere affine al suo pensiero. Un amore sofferente, non ricambiato dalla giovane russa e, come lui scrisse in una lettera, era simile a “uno scirocco in carne e ossa”, capace di devastarlo nel fisico e nel morale.
“E’ la vita che ci vive” scrisse poco prima di morire a Gottinga, durante l’ascesa della barbarie nazista.
Allora è dalla sua vita che dobbiamo partire.
Lou Salomè è
ricordata di sicuro per la cerchia delle sue amicizie e dei suoi amori, tra i
quali spiccano i nomi tra i massimi protagonisti della cultura: dalla vicinanza
con Nietzsche al legame amoroso con il poeta Rene Maria Rilke, fino
all’esperienza scientifica con Freud. Loù si gettò con entusiasmo nella vita
culturale internazionale, viaggiando per tutta Europa, acuta osservatrice dei
più rivoluzionari fermenti sociali e movimenti d’avanguardia. Le sue amicizie
si basavano in gran parte su una forte attrazione reciproca, perché oltre a
essere una donna di estrema intelligenza, era anche molto bella: era alta,
slanciata, con splendidi occhi azzurri, così luminosi che Helene Klingenber
scrisse: <<Quando Lou entrava in una stanza, pareva che si levasse il sole!>>.
La sua vita fu tutt’altro che comune: la sua esistenza fu lunga e turbolenta,
simile a una galleria di ritratti, che vanno dalla sua nascita nella Russia
zarista (1861) alla morte nella Germania nazista (1937). Gli orientali dicono
che la “luna ha molti volti”, anche Lou Salomè aveva molti volti.
L’origine del
nome Salomè è da ricercare nella parola ebraica shalom che significa pace. Ma
lei era “pura tempesta”. Ribelle fin da ragazza, un carattere forte, più
ostinato dei suoi cinque fratelli più grandi. Tutte le altre ragazze
s’interessavano di vestiti, di divertimenti, mentre lei sentiva il bisogno di
parlare del miracolo della vita, di questa forza misteriosa che sentiva pulsare
nel suo giovane corpo. Non sentiva il desiderio di acquistare quel garbo
mondano che sua madre riteneva necessario per la sua futura vita di gran dama
della società, per la semplice ragione che non aveva alcuna intenzione di
diventare una dama della società. Certo, rifletteva sul matrimonio, ma ciò che
la preoccupava era l’effetto che avrebbe avuto sulla sua libertà e sul suo
diritto di sviluppare la propria personalità. Aveva ben chiaro che nel rapporto
a due generalmente sarebbe stata la donna a sacrificare lo sviluppo
intellettuale e a sottomettere la propria indole. Ma Lou non ne voleva sapere:
se un giorno si fosse sposata, avrebbe preteso un’uguaglianza totale, un
sentimento di fraternità e di comprensione. Nel suo libro Rodinka scrive:
“perché conosciamo solo cavalieri, amanti o padroni? Abbiamo dimenticato di
essere fratelli?”. A 17 anni lesse Kant, Kierkegaard, Rousseau, Voltaire,
Leibniz, Fichte e Schopenhauer. In poco tempo assorbì come una spugna gran
parte del patrimonio intellettuale dell’Occidente e poteva misurarsi con uomini
intellettualmente più grandi di lei. A 19 anni si trasferì con la madre a
Zurigo e seguì corsi di religione comparata, filologia, filosofia e storia
dell’arte. Brillava come un diamante, ma si ammalò e aveva bisogno del clima
dolce del Sud. L’Italia era la soluzione ideale. Venne a Roma e fu accolta da
un’altra donna singolare Malwida von Meysenbug, una delle figure più
significative del movimento femminista tedesco, impegnata per affermare i
diritti della donna agli studi superiori. Malwida si legò ai capi della
Rivoluzione del 1848: quando questa fallì fu costretta all’esilio. Lou era
affascinata da questa donna, convinta che le donne al pari degli uomini
avessero il diritto di seguire corsi di studio a livello accademico: le donne
dovevano avere la possibilità di ascoltare le lezioni dei migliori professori,
avere il tempo di leggere e scrivere, ma non dovevano dimenticare di essere
donne, non dovevano perdere di vista i valori della loro femminilità. E grazie
a Malwida Lou conobbe Nietzsche per il quale provava un sentimento
contrastante, fatto di attrazione e di repulsione. Di Friedrich Lou ebbe la
sensazione di una “solitudine nascosta”.
Per Lou il tempo sembrava non passare, la sua bellezza splendeva ancora a 50 anni, la fonte della sua giovinezza era l’amore in tutte le sue manifestazioni: amore per la natura, amore per gli animali, amore per l’uomo. Ciò che dava fascino alla sua bellezza fisica era la vivacità dello spirito, l’intelligenza, la calda umanità.
Lou Salomè voleva studiare l’amore senza falsi pudori: era convinta che l’amore sessuale, la creazione artistica e il fervore religioso fossero tre aspetti differenti della medesima forza vitale. I nostri sogni più alti possono nascere dalla più terrestre delle matrici. Ogni esaltazione dello spirito porta a un’esaltazione del corpo e più un amore spirituale è intenso, più forte è il desiderio dell’unione fisica. Questo triplice aspetto della forza vitale è simboleggiato dalla triplice funzione della donna: amante- madre-madonna.
Interessante fu la sua interpretazione del mito di Narciso.
Lou rispetto a Freud, coglie nel narcisismo una duplice tendenza: verso l’Io e verso il Tutto.
Mette in secondo piano la centralità dell’io. Specchiandosi nell’acqua Narciso vede se stesso in quanto fuso con il Tutto, poiché lo specchio in cui vede la sua immagine riflessa è lo specchio della natura di cui lui stesso fa parte. Narciso sa che ciò che vede è l’oggetto della sua ricerca; in altre parole, secondo Lou, noi esseri umani cerchiamo chi possa dare a noi stessi ciò che noi stessi non sappiamo darci: l’apertura ad una dimensione fusionale con il Tutto.
All’origine della vita non c’è per Lou la perdita irrecuperabile della madre, come per Freud, ma l’esistenza reale di uno stato di pienezza originario, di fusione con il Tutto, di armonia con il cosmo con cui ci è possibile restare sempre in contatto. Lo stato originario a cui Lou pensa precede le pulsioni, ed è la meta che l’individuo tende a ritrovare attraverso l’Eros, l’estasi, l’arte e la religione e ogni forma di espressione della psiche, nutrendo una tensione narcisistica in cui l’amore di sé è un’unica cosa con l’amore per il cosmo. Mentre Freud sostiene la necessità, per la donna, di separarsi dalla madre per entrare nel desiderio del padre e dell’uomo, Lou sembra suggerire che la separazione dalla madre non sia così indispensabile per la donna (e forse neppure per l’uomo). Il “cordone ombelicale” può anche non venire mai spezzato del tutto e questo può dare frutti di fusione col Tutto fecondi sul piano artistico e creativo.
Le riflessioni filosofiche erano per Lou necessarie come l’aria da respirare, non mero passatempo. E quando Jaspers e Heidegger affermavano in pieno Novecento che l’angoscia è per l’uomo il solo mezzo per penetrare nella sua autentica esistenza, lei assentiva di tutto cuore. Lou si rendeva conto di aver vissuto tutto quello che i filosofi moderni andavano insegnando.
Credo che questo connubio di vita e pensiero che Lou Andreas Salomè incarnò abbia colpito Lucia …. Ciò che unisce queste due donne di epoche diverse e con esperienze diverse è l’amore. Lucia si chiede “ma l’amore si può imparare?”, “C’è la possibilità di amare senza sottomissione dell’uno all’altro?”. L’amore non solo come sostegno e conforto. L’amore ha bisogno anche di pensiero, capace di creare cultura, il terreno su cui possa avvenire l’incontro fra culture diverse, perché la differenza fra le culture può essere interpretata anche attraverso la differenza dei sessi, che continua a rappresentare una struttura basilare in ogni cultura. Insomma pensare di risolvere il divario fra culture fuori della questione della differenza di genere ci espone al rischio di perdere l’identità umana, favorendo così il gioco dei poteri capitalistici e imperialistici che riescono sempre a imporre le loro norme a livello mondiale. La soluzione per Lucia e per ogni essere umano dotato di un cuore pensante è l’amore, che è apertura, disponibilità a ciò che è ancora a venire, rimanendo comunque fedeli a se stessi.
“A Lou Andreas-Salomé II”, Rainer Maria Rilke
Non posso ricordare. Ma quei momenti
puri dureranno in me come
in fondo a un vaso troppo pieno.
Non penso a te, ma sono per amore tuo
e questo mi dà forza.
Non ti invento nei luoghi
che adesso senza te non hanno senso.
Il tuo non esserci
è già caldo di te, ed è più vero,
più del tuo mancarmi. La nostalgia
spesso non distingue. Perché
cercare allora se il tuo influsso
già sento su di me lieve
come un raggio di luna alla finestra.
Virginia
Varriale