Studiosi di spicco di diversa estrazione hanno discusso urgenti questioni etiche, sociali e spirituali; sfidando rigide demarcazioni disciplinari e affrontando urgenti preoccupazioni pubbliche come disuguaglianze, diversità culturale e di genere, sostenibilità, diritti e trasformazioni politiche su scala globale.
Una sessione del Congresso “Insegnare la filosofia oggi” ha avuto come relatori l’ideatore e il direttore di Romanae Disputationes, Marco Ferrari, Costantino Esposito (Università degli Studi di Bari Aldo Moro) e Mario De Caro (Università Roma Tre).
Il Polo Liceale Salvatore Di Giacomo di San Sebastiano al Vesuvio è uno dei tanti Licei italiani che ogni anno partecipa al Concorso Nazionale di Filosofia Romanae Disputaiones di Bologna (riconosciuto dal MIUR come progetto di eccellenza della scuola italiana), catturando la curiositas di studentesse e studenti che, spronati dai loro docenti di Filosofia, maturano uno studio più consapevole della disciplina attraverso la stesura di un saggio, o la recitazione di un monologo, o la realizzazione di un cortometraggio, nonché la preparazione a vere e proprie dispute filosofiche regolamentate (Age Contra).
Come la proposta delle Romanae Disputationes influisce sull’innovazione della didattica della filosofia oggi?
Rispondo:
La didattica della filosofia, che per tradizione educa alla riflessione, all’autonomia di giudizio, a uno spirito critico, capace di leggere le più sottili increspature della realtà e capace di mettere in dubbio opinioni preconcette, sollevando domande e questioni per afferrare il senso di una data situazione, non può limitarsi unicamente a una trasmissione dei saperi, senza che ci sia un confronto, un dialogo, un dibattito, una ricerca autonoma, una lettura consapevole delle opere dei pensatori.
L’attività formativa delle Romanae Disputationes crea un terreno fertile su cui docenti e discenti imparano a pensare insieme, affrontando di anno in anno temi cruciali della riflessione filosofica (Che cosa sia il tempo, Il rapporto logos/ techne, Il Bello soggettivo/il Bello oggettivo, Che cosa sia la realtà, Sulla natura del desiderio, Sul linguaggio uno e tanti, Sulla natura degli affetti e dei legami, Sulla questione del corpo …). Avere la possibilità di dedicare quasi un intero anno scolastico a un tema specifico trasversalmente all’iter didattico programmato per la classe è una preziosa opportunità di ricerca e di crescita per i ragazzi e le ragazze che decidono di partecipare al Concorso nazionale di Filosofia RD.
Chi accetta la sfida delle RD sa, o lo apprende in itinere, che fare filosofia al di là del manuale di testo, mette in moto una dialettica di pensieri e di azioni che porta ad acquisire competenze nuove o a risvegliare capacità che si pensava di non avere.
Dopo una prima
fase di brainstorming, durante la
quale gli allievi espongono liberamente il proprio punto di vista, stilano una
lista d’idee per la composizione e la realizzazione del monologo, o del saggio,
o del video; seguono con attenzione le
video-lezioni di RD, entrando in contatto con voci autorevoli del mondo
accademico, e così percepiscono una maggiore vicinanza tra la scuola e
l’università; leggono integralmente o in parte opere filosofiche, da cui
traggono ispirazione per le loro riflessioni; iniziano la loro indagine a
partire da una serie di domande e di osservazioni su che cosa sia la realtà,
per esempio, sulla capacità dell’uomo di percepirla e di rappresentarla; si soffermano
sul ruolo del linguaggio e sulle possibili interpretazioni del mondo, facendo
particolare riferimento alle potenzialità e ai rischi dei social network.
Una studentessa,
che ha partecipato con un monologo alle RD sulla questione del tempo, ha
iniziato la sua indagine con una serie di riflessioni sulla difficoltà
dell’uomo di spiegarlo e di comprenderlo in termini sia fisici che
esistenziali. Il suo monologo prendeva corpo attraverso il confronto con
Agostino d’Ippona e Giacomo Leopardi, i cui pensieri evocavano la fuggevolezza
del tempo, ma anche il suo persistere nell’animo dell’uomo, che si affanna a
trattenerlo o a definirlo. La studentessa ha provato ad allontanarsi dalla
visione puramente meccanica del tempo (il tempo come grandezza di misura-
Cartesio), sottolineando il fenomeno dell’accadere (ciò che accade è
temporale), poiché la sua tesi era che
il tempo fosse un presente "dilatato e permanente/ciclico". Ha
riportato esempi empirici a sostegno della sua tesi, certa che non esiste
un’assenza assoluta, ma un accadere di eventi che si susseguono illusoriamente,
perchè è in un presente permanente che tutto confluisce. Eppure la sua indagine
non poteva non prendere in considerazione il rapporto dell’uomo con il tempo,
che non può ridursi a qualcosa di esterno allo stesso, ma lo interiorizza, lo
accelera e lo rallenta a seconda del suo vissuto. Così filosofando, la
studentessa ha imparato a dare valore al suo tempo, a quello condiviso con la
docente o con gli altri compagni, ha imparato a controllare la timidezza o
l’imbarazzo al momento della recita del monologo, ha imparato a fidarsi delle
proprie forze emotive, si è confrontata con i pensatori del passato, e immaginando
di dialogare con essi ha riattualizzato le loro tesi, interrogandole e trovando
autonomamente una possibile risposta, o più risposte. Ma l’aspetto più
rilevante è che la studentessa si è divertita, ha provato entusiasmo, ha
sentito di lasciare un segno di sé nell’indagine speculativa. Scrivere un
saggio, recitare un monologo, produrre un video sono tutte azioni in cui gli
studenti si sentono attori di qualcosa che li vede come una piccola comunità,
dove ciascuno contribuisce attraverso le proprie inclinazioni, maturando un
approccio allo studio della filosofia più consapevole e affinando le proprie
qualità oratorie nel persuadere o nel difendere una determinata posizione.
Durante la preparazione dell’elaborato per RD si rafforzano
i legami tra il gruppo-studenti e il docente, poiché si va oltre il cosiddetto
lavoro d’aula, si sente la necessità da ambo le parti di creare tempi e spazi
in cui confrontarsi, stare insieme … Si rivelano le personalità di ognuno,
s’intrecciano le storie, scompaiono barriere a volte erette da finti
pregiudizi, si diventa un gruppo all’interno del quale docente e discenti sono
l’uno la guida dell’altro, sperimentano una didattica teoretica e pratica al
tempo stesso. Studiano i pensieri dei filosofi e sono stimolati a produrre
idee, a porre domande, a conoscere meglio anche se stessi, perché lo studio è
anche questo: comprendere chi siamo e dare ascolto ai desideri che ci animano.
Allenandosi per le dispute di RD, i ragazzi s’impegnano per acquisire una certa chiarezza espositiva nelle argomentazioni, il rigore logico di quanto si afferma, ma anche forza creativa e prontezza nelle risposte, cercando di rimanere fedeli alla tesi iniziale e rispettando l’avversario che sostiene una ragione contrapposta.
Le RD educano al confronto civile, alla capacità di comprendere insieme con lealtà.
Le Romanae Disputaiones permettono agli studenti e ai docenti di fare scuola non solo a scuola, di trasformare parte del proprio tempo libero nell’otium degli antichi, dedicandosi spontaneamente alla ricerca e a lavorare su se stessi attraverso il sostegno degli altri, spogliandosi di quell’immagine ingiusta che si dà dei giovani, cioè di disimpegno e d’indifferenza. Lo studio vivo della filosofia trasforma il loro sguardo, modella il loro pensiero, dà voce alle loro idee e li aiuta a “germogliare come esseri umani”.
(docente di Filosofia e Storia del Liceo Salvatore Di Giacomo)