Due articoli sulla sanità, ripresi da “Quotidiano Sanità” del 3 e 8 aprile ci invitano a qualche riflessione.
Il primo mette in evidenza i cambiamenti che si
sono verificati nel Servizio Sanitario Nazionale, nell’ultimo decennio. Numeri
tratti dall’Annuario del SSN del Ministero della Salute, quindi dati ufficiali.
Sconfortante il quadro che ne risulta: dal 2012 al 2022 ci sono sempre meno
ospedali, meno medici, meno infermieri. Meno specialisti ambulatoriali, meno
posti letto, nonostante il Covid. Forse nel 2020 e 2021 qualcuno si era illuso
che ci sarebbe stata più attenzione alla sanità pubblica. Niente di tutto ciò.
Meno risorse economiche, meno personale.
Il governo continua a promettere miglioramenti ed elargisce tagli. Le
regioni, che amministrano la sanità, continuano ad operare in maniera disomogenea,
in attesa della frantumazione del SSN che apporterà la cosiddetta Autonomia
Differenziata, se verrà definitivamente approvata. Auguriamoci di no.
Le Aziende
Sanitarie Locali sono passate dalle 145 del 2012 alle 106 del 2022. Ben si
comprende come, più grandi sono le ASL, più complessa è la loro gestione.
Questa la realtà, il resto sono chiacchiere. La popolazione invecchia, sempre più
anziani, sempre più malati cronici e sempre meno risorse, per assisterli. Si
allungano le liste d’attesa con buona pace degli operatori sanitari (medici,
infermieri, OSS) sottopagati e sottoposti a turni sempre più massacranti.
Umiliante il
quadro che ne risulta. Sarà così anche negli altri paesi della UE con i quali,
per solito, ci confrontiamo (o ambiamo la supponenza di confrontarci),
Germania, Francia etc.? Manco per sogno. Basta leggere il secondo articolo.
Quest’ultimo si
sofferma sulla spesa sanitaria, in Italia, messa al confronto con quella di
altri paesi europei. Anche qui desolante il quadro che ne risulta: “La spesa sanitaria pubblica italiana, pari a circa
131 miliardi, risulta ridotta rispetto ai 423 della Germania e ai 271 della
Francia. A parità di potere d’acquisto, la spesa italiana pro capite risulta
meno della metà di quella della Germania. A fronte del 21,4% di spesa privata
per la sanità sostenuta dalle famiglie italiane, l’out of pocket in Francia
raggiunge appena l’8,9% del valore totale, mentre in Germania si ferma all’11%.
Nonostante il sottofinanziamento reggono ancora le performance del SSN”
Si, ma fino a quando?
R.L.
Ecco com’è cambiato il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in 10 anni.
Chiuso un ospedale su dieci. Cresce il privato e nonostante i progressi le unità di personale sono ancora poche. Finito il Covid è di nuovo taglio dei letti: sono 30 mila in meno rispetto al 2020.
di Luciano Fassari
tratto da
“Quotidiano Sanità” del 8 aprile 2024
Sono alcuni degli scatti che emergono dal nuovo Annuario del SSN relativo al 2022 appena pubblicato dal Ministero della Salute che confrontato con il medesimo report di 10 anni prima evidenzia come il Servizio sanitario abbia lentamente mutato volto con un’assistenza territoriale in difficoltà e sostenuta in gran parte dal privato. Pochi progressi nell’Assistenza domiciliare integrata mentre pare invertirsi il trend sul personale sanitario che torna a crescere anche se rispetto a dieci anni prima segna un -4.500 unità.
Ecco com’è cambiata la faccia del SSN negli ultimi 10 anni. Ci sono sempre meno ospedali, sempre più strutture private e un territorio sempre più sguarnito di medici di famiglia, pediatri e medici di continuità assistenziale. Inoltre, dopo il boom di posti letto per acuti del 2020, anno dello scoppio della pandemia nel 2022 è proseguito il taglio. Il personale è sempre meno rispetto a 10 anni fa ma negli ultimi anni si nota fortunatamente un’inversione di tendenza. È questa la fotografia che emerge dal nuovo annuario statistico del Ssn del Ministero della Salute relativo al 2022. E così andando a confrontare il medesimo rapporto relativo al 2012 emerge con la limpidezza dei numeri la dieta forzata cui i vari Governi che si sono succediti nello scorso decennio hanno sottoposto il Ssn che in 10 anni si è ritrovato con 95 ospedali in meno, un peso del privato sempre più forte e un’assistenza territoriale pubblica al palo con progressi nell’Assistenza domiciliare integrata che però ancora non risente del boost dato dal PNRR.
Iniziamo dagli ospedali. In 10 anni ne sono stati chiusi 95, ben il 9%. Nel 2012 tra pubblici e privati erano 1.091 mentre nel 2022 sono scesi a 996, con un taglio più marcato per quelli pubblici (67 in meno in 10 anni).
In calo anche le strutture per l’assistenza
specialistica ambulatoriale: erano 9.268 nel 2012 e sono scese a 9.085 dieci
anni dopo. In crescita, ma solo grazie al privato quelle di assistenza
Territoriale Residenziale che a fronte delle 6.526 strutture presenti nel 2012
ne conta 8.045 nel 2022 (pubbliche sono appena il 15%). Stesso trend per quanto
riguarda le strutture di assistenza territoriale semi residenziale che vede
crescere le strutture: erano 2.787 nel 2012 e sono 3.126 nel 2022. Stesso
dicasi per la Riabilitativa che da 1.027 strutture è passata 1.180. In crescita
anche i numeri per l’altra assistenza territoriale in questo caso con il
pubblico a farla da padrone
Ma ciò che più fa effetto è che i tagli hanno riguardato il settore pubblico che nel 2022 annovera il 42,7% delle strutture totali contro il 46% di 10 anni prima.
Sempre meno personale rispetto a 10 anni fa ma il trend pare invertirsi. Nel 2012 il SSN annoverava 629.713 unità contro le 625.282 del 2022. Un dato però in crescita rispetto alle 603.856 del 2019, l’anno che ha preceduto la pandemia.
Posti letto, dopo il Covid si torna a tagliare: Rispetto a 10 anni fa tra pubblico e privato sono stati tagliati appena
7.183 letti tra degenze ordinarie, day hospital e day surgery. Merito del 2020
quando con lo scoppio della pandemia c’è stato un elevato aumento di posti. Ma
è da notare che in appena due anni, passato il momento più duro del Covid, ne
sono stati tagliati oltre 30 mila: nel 2020 i posti letto erano 257.977 contro
i 225.469 del 2022.
In discesa anche il numero dei Consultori: ne sono stati chiusi 1 su 10 (erano 2.467 nel 2012 contro i 2.161 del 2022). Giù anche il numero dei Centri di Salute mentale (erano 1.574 dieci anni e fa sono diventati 1.496 nel 2022).
Meno medici convenzionati. I medici di famiglia dai 45.437 che erano nel 2012 sono diventati 39.366 nel 2022 (-6.071). In calo anche i pediatri (-694 in 10 anni per un totale nel 2022 di 6.962 unità). In frenata anche i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) che dagli 12.027 che erano nel 2012 sono diventati 10.671 nel 2012 (-1.356).
Dieta amministrativa. Le Asl sono passate dalle 145 del 2012 alle 106 del 2022. Cresce l’assistenza domiciliare integrata (Adi). In 10 anni sono praticamente raddoppiate le persone assistite: dai 633.777 pazienti del 2012 nel 2022 esse sono state 1.244.891. A peggiorare però sono le ore dedicate a ciascun paziente: nel 2012 erano 22 contro le 18 ore del 2022.
Pronto soccorso. Nel 2022 si registrano 17.208.251 accessi nei pronto soccorso (292 accessi ogni 1000 abitanti), ovvero circa 3 mln in meno di accessi rispetto al 2012 quando erano stati 20.916.353 con una media di 350 accessi ogni 1.000 abitanti. Nel 2022 sono stati 1.318.953 accessi nei pronto soccorso pediatrici (143 accessi ogni 1000 abitanti fino a 18 anni), un numero poco inferiori rispetto al 1.447.039 di accessi di 10 anni prima (in media 144 accessi ogni 1.000 abitanti).
Focus Covid. Continua a diminuire l’allocazione di posti letto di degenza ordinaria destinata a pazienti affetti dal virus Covid-19. Nelle strutture pubbliche e private accreditate la percentuale di reparti covid si attesta al 10% del totale. Al loro interno sono presenti 23.342 posti letto, che rappresentano l’11,5% sul totale del posti letto di degenza ordinaria. L’andamento mensile dei posti letto Covid-19 effettivamente utilizzati mostra un andamento decrescente nella prima metà del 2022, per poi stabilizzarsi nella seconda metà del 2022. Il massimo differenziale tra il 2021 e il 2022 lo abbiamo nel mese di Aprile, con uno scarto di 13.973 posti letto.