tratto da “Avvenire” del 17 marzo 2024.
Il governo non risponde alla richiesta di accesso agli atti e si trincera dietro sconosciute operazioni Nato, indagini giudiziarie coperte da riservatezza, relazioni internazionali messe a rischio.
Uno dei documenti ministeriali con cui si rifiuta di spiegare le motivazioni dell'assegnazione di porti lontani.
La ragione per cui le navi umanitarie vengono spedite a centinaia di miglia e a molti giorni di navigazione dalle operazioni di soccorso non può essere resa nota. Un “segreto di stato” coperto da spiegazioni in ombra: misteriose operazioni della Nato, indagini giudiziarie coperte dalla riservatezza, relazioni internazionali a rischio.
A scriverlo sono il Ministero dell’Interno e il Comando delle Capitanerie
di porto. Documenti che arrivano quando su
ordine delle autorità italiane la Ocean Viking ha consegnato 23 feriti gravi a un rimorchiatore
che li ha poi affidati alla Guardia costiera di Catania, mentre la nave di Sos
Mediterranee è costretta a proseguire con gli altri 330 naufraghi verso il
porto di Ancona, dove arriverà non prima di domani. na prassi, quella dei “porti lontani”, affinata dall’attuale governo mentre
alla prima finestra di bel tempo Lampedusa è tornata ariempirsi: oltre 1.200
persone giunte in meno di due giorni.
Solo la “Life Support”, nave di Emergency, da dicembre 2022 al novembre
2023 su 105 giorni trascorsi in mare, 56 li ha impiegati per trovare l'approdo:
22.600 chilometri per raggiungere i “porti lontani” scelti dal governo. Ogni 7
giorni di navigazione, metà del tempo è stato speso per essere tenuti alla
larga dalle aree di intervento. E quasi 1 milione di euro è stato sprecato per
raggiungere le destinazioni lontane, un terzo dell’intera spesa per i
salvataggi.
Come è accaduto
l’8 novembre 2023. Dopo aver salvato 118 persone in due soccorsi richiesti
dalla Centrale di coordinamento della Guardia costiera a Roma, sul ponte di
comando della “Life Support” arriva l’ordine di sbarcarli a Brindisi. Quando
l’organizzazione umanitaria scrive al Comando della locale capitaneria di
porto, viene risposto che nessuno nello scalo marittimo «ha partecipato al
procedimento di individuazione ed assegnazione del porto di Brindisi». Le
decisioni, dunque, vengono prese altrove, senza neanche sentire gli ufficiali
che poi sul posto dovranno coordinare le operazioni di sbarco.
Due analoghe richieste di accesso agli atti vengono indirizzate agli uffici del ministro dell’Interno e al Comando generale delle Capitanerie di porto, che il 15 gennaio replica in seguito a nuovo dirottamento di Emergency, stavolta avvenuto il 23 novembre con 21 persone portate fino a Marina di Carrara. Le motivazioni devono restare sconosciute perché riguardano «programmazione, pianificazione e condotta di attività operative-esercitazioni Nato e nazionali».
Messa così
sembra che le organizzazioni umanitarie vengano allontanate di proposito per
evitare che diventino testimoni scomodi di attività militari riservate. A
prendere per buone le «non risposte», sembrerebbe che intorno ai migranti si
stia giocando una partita geopolitica talmente complessa da mettere a
repentaglio la stabilità di tre continenti (Europa, Asia e Africa) e le sorti
politiche dei 26 Paesi Nato. Uguale accortezza non è però destinata per tutte
le altre migliaia di navi in transito sulle stesse rotte, a cui mai è chiesto
di deviare dalla rotta originaria.
Anche al ministero dell’Interno, in data 10 gennaio 2024, ribadiscono che ci sono motivi «in particolare legati alla salvaguardia delle relazioni nazionali ed internazionali ed alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica». E nessuno spiegherà perché, come avvenuto ieri, la Ocean Viking possa sostare davanti al porto di Catania per trasbordare 23 feriti gravi, ma nello stesso scalo non possa sbarcare tutti gli altri superstiti.