Mi iscrissi a medicina per due motivi:
volevo fare lo psichiatra; 3 dei 4 miei migliori amici del liceo decisero di
iscriversi a medicina.
Nel 1968, quando m’iscrissi
all’Università, si sceglieva liberamente cosa fare. Nessun numero chiuso, nessuna restrizione, se non una
questione di censo. Se la famiglia poteva pagarti gli studi, proseguivi
liberamente; se no, dovevi trovarti un lavoro. I mutamenti prodotti dal 1968
non avevano mostrato ancora i loro effetti. La mia famiglia era agiata e quando,
tre dei miei amici del liceo, si iscrissero a medicina, non ebbi dubbi, mi
iscrissi anch’io. Con una sola idea chiara: fare lo psichiatra.
I primi tre anni furono molto duri. Anche
dopo la laurea, ho continuato a sognare di essere più volte bocciato all’esame
di anatomia, un vero incubo. In realtà
fui bocciato al primo tentativo e me la cavai con un 28 al secondo. Gli
esaminatori furono molto clementi, visto che, avevo già superato una decina di
esami con la media del 30. Proseguii gli studi in un’atmosfera esaltante. Tra
occupazione della facoltà e volantinaggi, tra studio e riflessione politica.
Politica che per noi, nei primi anni 70, aveva il senso di governo della polis e della techné.
Generazione di giovani, ideologici di certo, ma anche entusiasti e con gran
volontà di cambiare lo stato delle cose.
Dopo i primi anni, le strade, con i miei
amici di scuola, si separarono. Al quinto anno approfittai della possibilità,
offerta agli studenti di medicina dell’epoca, di produrre piani di studio
personalizzati.
Presentai un piano di studi molto azzardato. Eliminai clinica oculistica, ginecologia, odontoiatria e li sostituii con esami inerenti le malattie mentali (psichiatria, neuropsichiatria infantile, psicologia). Introdussi anche l’esame di Epistemologia, della Facoltà di Fisica. Scelta assolutamente originale ma, non potevo perdere l’occasione di seguire i corsi e fare l’esame con il Prof. Antonino Drago, pacifista e docente di epistemologia alla facoltà di Fisica dell’ateneo napoletano.
Ero certo che il Consiglio Scientifico
di Medicina avrebbe respinto la mia proposta ed invece il piano di studi fu
approvato. Ne fui molto felice. Potevo finalmente proseguire negli studi con
esami caratterizzanti il profilo che m’interessava: fare lo psichiatra.
L’altra motivazione iniziale era saltata. I miei amici “del cuore” avevano scelto percorsi diversi. Li ritrovai, molti anni dopo, uno specialista in cardiologia, l’altro specialista in pneumologia.
Fin qui tutto sembra regolare, tutto lineare. Ma non fu così all’esame di laurea. Arrivai alla laurea nel 1974, in sei anni come di prassi.
Scelsi la tesi dal titolo “Psicopatologia
del linguaggio” ed il relatore fu il prof. Sergio Piro (psichiatra sociale si
diceva allora). Anche questo fu un
azzardo in quanto Piro non era docente ordinario ma docente a contratto. Ancora
una volta la Facoltà accettò la mia proposta e fu così che arrivai a prenotare
il giorno della seduta di laurea.
Arrivato al giorno fatidico di discussione della tesi, scoprii, con mia somma meraviglia, di non esser presente nell’elenco di quelli che avrebbero discusso la tesi.
Nessuno sapeva dirmi il motivo. Corsi in segreteria a via Mezzocannone (tutto si svolgeva al vecchio policlinico tra Piazza Miraglia e Mezzocannone, quindi a poca distanza). Superai la fila, sempre presente in segreteria, chiesi di parlare con un responsabile. Costui analizzò le carte e mi disse che: “mancava lo statino dell’esame di epistemologia” in quanto la facoltà di Fisica non lo aveva trasmesso. Corsi (letteralmente) a cercare la soluzione: la segreteria di Fisica era poco distante, feci stampare lo statino e lo portai personalmente alla segreteria di Medicina.
Il tutto fu trasmesso (via fax – c’è qualcuno tra chi legge che ricorda cosa era?) ai componenti della seduta di laurea, su mia sollecitazione.
Fui così l’ultimo a discutere la tesi, il 6 aprile del 1974, col relatore che, pur spazientito, era stato lì ad attendere. Un lieto fine tra molti affanni e imprecazioni!
Breve analisi della vicenda: quanta
fatica si fa ad essere innovatori! Bisogna essere attenti a spiegare bene le
cose ai “burocrati”, esser pronti a fronteggiare gli imprevisti.
A 24 anni il tutto fu davvero complesso. A 24 anni si conosce poco il mondo del lavoro e la sua complessità. Della mia laurea ricordo le corse fatte da una segreteria all’altra e non come andò la discussione della tesi.
A distanza di 50 anni posso dire che
rifarei tutto. L’esame di epistemologia è stato di gran lunga il più formativo
e mi ha consentito in seguito di approfondire gli studi in epidemiologia,
bioetica e psichiatria.
RL
Presentai un piano di studi molto azzardato. Eliminai clinica oculistica, ginecologia, odontoiatria e li sostituii con esami inerenti le malattie mentali (psichiatria, neuropsichiatria infantile, psicologia). Introdussi anche l’esame di Epistemologia, della Facoltà di Fisica. Scelta assolutamente originale ma, non potevo perdere l’occasione di seguire i corsi e fare l’esame con il Prof. Antonino Drago, pacifista e docente di epistemologia alla facoltà di Fisica dell’ateneo napoletano.
L’altra motivazione iniziale era saltata. I miei amici “del cuore” avevano scelto percorsi diversi. Li ritrovai, molti anni dopo, uno specialista in cardiologia, l’altro specialista in pneumologia.
Fin qui tutto sembra regolare, tutto lineare. Ma non fu così all’esame di laurea. Arrivai alla laurea nel 1974, in sei anni come di prassi.
Arrivato al giorno fatidico di discussione della tesi, scoprii, con mia somma meraviglia, di non esser presente nell’elenco di quelli che avrebbero discusso la tesi.
Nessuno sapeva dirmi il motivo. Corsi in segreteria a via Mezzocannone (tutto si svolgeva al vecchio policlinico tra Piazza Miraglia e Mezzocannone, quindi a poca distanza). Superai la fila, sempre presente in segreteria, chiesi di parlare con un responsabile. Costui analizzò le carte e mi disse che: “mancava lo statino dell’esame di epistemologia” in quanto la facoltà di Fisica non lo aveva trasmesso. Corsi (letteralmente) a cercare la soluzione: la segreteria di Fisica era poco distante, feci stampare lo statino e lo portai personalmente alla segreteria di Medicina.
Il tutto fu trasmesso (via fax – c’è qualcuno tra chi legge che ricorda cosa era?) ai componenti della seduta di laurea, su mia sollecitazione.
Fui così l’ultimo a discutere la tesi, il 6 aprile del 1974, col relatore che, pur spazientito, era stato lì ad attendere. Un lieto fine tra molti affanni e imprecazioni!
A 24 anni il tutto fu davvero complesso. A 24 anni si conosce poco il mondo del lavoro e la sua complessità. Della mia laurea ricordo le corse fatte da una segreteria all’altra e non come andò la discussione della tesi.