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Sulla Fotografia, di Aldo Masullo

Per gentile concessione della nostra cara Luisa, pubblichiamo la lettera che il filosofo Aldo Masullo le ha inviato nel 1993. Luisa Festa ha realizzato una mostra fotografica su Masullo (come si evince dalla locandina a margine di questo pezzo) visitabile a Napoli presso la Basilica della Pietrasanta in via Tribunali, sino al 15 gennaio 2024 (NdR)
 

 Sulla Fotografia, di Aldo Masullo

 Lettera a  Luisa Festa

 La Filosofia secondo il suo etimo è l’aver cura per vedere con chiarezza, e non è il vedere con chiarezza l’arte del fotografo, il vedere con chiarezza alla cui cura il filosofo è interessato è il vedere intellettuale, il vedere al di là delle immagini, per quante belle o impressionanti esse possono di volta in volta apparire, insomma il vedere critico.

 Il vedere fotografico, invece, come quello dell’occhio vivente, parrebbe innanzitutto un utile fissaggio delle mutevoli immagini del mondo sensibile, ma anche di restare prigionieri della stupefacente stupidità dei fatti.

 L’atteggiamento del filosofo nei riguardi della fotografia è ambivalente di freddezza in superficie e di amore nel fondo.
Il filosofo considera la fotografia con la diffidenza delle antiche culture mitiche per l’occhio vivente, quando i poteri della chiaroveggenza si attribuivano ai grandi ciechi come Omero.
L’uomo se non vuole fare come il proverbiale struzzo deve voler capire e per poter capire deve voler vedere.

Un ultima considerazione vorrei aggiungere: La Storia fino al secolo scorso quando ancora non funzionava la macchina fotografica esibiva teatralmente non solo la sua falsa solennità, ma anche il suo verace orrore, non solo le incoronazioni e le parate, ma anche le torture, le esecuzioni capitali erano programmate come grandi spettacoli.

La Storia, insomma, non si preoccupava eccessivamente di nascondere i suoi retroscena, anzi talvolta le ostentava addirittura mettendoli in scena.

La comparsa della fotografia curiosamente coincide con la conversione della storia al pudore, la storia da questo punto in poi mette in scena le solenni dichiarazioni dei diritti dell’uomo celebra con  eloquenza la libertà e la giustizia.

Il nuovo pudore della storia trova subito nella fotografia la sua pericolosa attentatrice, mentre la storia sottrae molti suoi retroscena allo spettacolo collettivo come per un ufficiale dissimulazione, così la fotografia con il suo avventuroso e privato spionaggio gli restituisce alla pubblica visibilità sonnecchiando e mandando in pezzi i muri di cartapesta delle menzogne del potere.

Qui si evidenzia la sua passione per la fotografia che risulta in raccordo con l’esperienza di civile passione.