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Santa Teresa di Gesù Bambino e la Piccola Via

tratto da “Carmelitani Scalzi - Provincia di Napoli del 1 ottobre 2020”

 “Vox clamantis in deserto” (Lc 3, 4); Teresa del Bambin Gesù s’innalza come una voce soave ma piena di risposte in mezzo ad un mondo odierno assettato d’amore e di Dio. Come i mistici, la sua delicata spiritualità è fortemente animata dallo Spirito e porta in sé una forza trascinante che attira tutti quanti a lei si avvicinano; si tratta della forza splendente della fiamma viva d’amore che invoglia di vita eterna. Lei sa arrivare ai cuori non soltanto dei cristiani ma persino a quelli di chi seguono altre religioni; la sua semplicità colpisce addirittura le persone che non credono in Dio. «Sorella degli atei», Teresina prende per mano chiunque si sappia abbassare al livello d’un bambino e riesca a cogliere la significazione d’una vita abbandonata alla provvidenza. Tutti siamo stati dei bambini e abbiamo vissuto l’esperienza della fragilità e della dipendenza da un altro per la sopravvivenza, incluso Gesù.

Siamo allora in dovere di chiederci: Cos’è che fa di Teresina una figura così d’impatto? Come mai una giovane donna dell’ottocento ha tanto da dirci oggi, soprattutto quando appare a semplice vista come una scrittrice sdolcinata ed infantile?






La risposta è chiara e precisa: La Chiesa le ha conferito il titolo di «Dottore» nel 1997 grazie alla novità contenuta nella sua dottrina, fondata sullo sviluppo della sua «piccola via», quella dell’«infanzia spirituale». Santa Teresa di Lisieux sottolinea con la sua esistenza teologica il modo con cui lo stesso Gesù visse la sua vita sulla terra, cioè, quello dell’infanzia spirituale: Le parole «Abbà, Padre» risuonarono spesso nelle labbra di Gesù, che attuò e sperò nel Padre come bimbo svezzato nelle braccia di sua madre (Sal 131, 2). In parole di Von Balthasar, Teresa è l’annunciatrice della misericordia divina e di una illimitata, incrollabile e sempre crescente fiducia nella grazia [H. U. Von Balthasar, Sorelle nello Spirito: Teresa di Lisieux ed Elisabetta di Digione, Milano 1975, 253].

Questa è la prima d’una serie di riflessioni che tenterà d’illustrare i tratti principali che compongono la via dell’infanzia spirituale proposta da Santa Teresina. Il nostro impegno sarà quello di dimostrare che essa consiste nella sistematizzazione spirituale del vissuto della propria infanzia. In altre parole, la Santa vive un’esperienza forte di Dio ed è consapevole di quello che le è capitato; ed è proprio la coscienza dell’agire di Dio in lei, soprattutto nel periodo della prima infanzia, ciò che le permetterà di trovare, potenziare e creare dei meccanismi di fedeltà alla volontà di Dio nel proprio essere a partire dalla propria personalità.

Tuttavia, la sua spiritualità raggiunge la vetta più alta quando lei pronuncia le parole Non muoio, entro nella vita (LT 244), oppure, non resterò inattiva in cielo, poiché il mio desiderio è di lavorare ancora per la Chiesa e per le anime (LT 254). Gesù la porta a condividere con Sé la sua passione salvifica: La preoccupazione suprema di Teresina alla fine era quella di salvare le anime, ed era convinta che dopo la sua morte il suo lavoro sarebbe ancor più effettivo. Questo fa parte d’una speranza che è frutto dalla sua unione con Cristo: L’azione del Risorto continua ad agire in noi per mezzo dello Spirito, operando la nostra conversione:

Teresa illumina il cammino evangelico della santità, dimostrando che esso è accessibile a tutti e prima di tutto ai più poveri e ai più piccoli che sono i primi nel Regno. La sua dottrina spirituale è, infatti, essenzialmente una pedagogia della santità, fondata sul battesimo, dunque destinata a tutti, ma con una evidente «opzione preferenziale per i poveri». Infatti, la sua dottrina è stata accolta dai poveri e dai piccoli, prima di toccare anche i saggi e i sapienti [F. M. Léthel, L’amore di Gesù, la cristologia di S. Teresa di Gesù Bambino, Città del Vaticano 1999, 90].

Un arco si traccia tra questi due punti; quello di partenza, che consiste nell’essere bambina ed accogliere l’agire divino quale bimba, e quello di arrivo, che non è altroché lo sviluppo profondo di quegli atteggiamenti d’infanzia, simili a quelli del Cristo, e che la portarono ad essere anche la patrona delle missioni, cioè, all’amore per l’azione ecclesiale fondamentale: Il lavoro instancabile per la salvezza delle anime.

Farmi diversa da quel che sono, più grande, mi è impossibile: mi devo sopportare per quello che sono con tutte le mie imperfezioni; ma voglio cercare il modo di andare in Cielo per una piccola via bella dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova (Ms C 2v). Queste parole di Teresina, collocate agli inizi del terzo manoscritto, manifestano chiaramente il suo anelito di trovare il proprio cammino spirituale; descrivono la ricerca di un’accorciatoia che, però, è il frutto d’un lavoro di confronto con sé stessa. Sin da piccola lei fu molto cosciente di tutto quanto stesse succedendo nella propria interiorità: Le proprie tendenze dell’ego e dell’amore proprio e l’agire di Gesù in lei.

Il nocciolo dell’«infanzia spirituale» come cammino sicuro, «via bella dritta e molto corta» in Teresina si trova proprio nella sistematizzazione degli atteggiamenti avuti nella sua prima infanzia. L’azione dello Spirito in lei era tale che la portò a vivere analogicamente la propria infanzia quasi allo stesso modo spirituale con cui Gesù visse la sua. Infatti, Von Balthasar afferma che con l’infanzia spirituale di Teresina si mette in gioco l’esperienza di bambino dello stesso Gesù.

Nei prossimi articoli tratteremo quest’ipotesi facendo un’analisi brevissima dei due periodi che costituirono la cronologia della sua vita: L’infanzia fino all’ingresso al Carmelo, all’età di 15 anni, e la vita nel Carmelo. Questi periodi non sono soltanto una sequenza d’avvenimenti storici, ma in essi si può evidenziare una vera e propria crescita spirituale e un approfondimento di questa scia della piccolezza spirituale, presente in lei sin dai primi albori della vita.

articolo a cura di Fra Pablo Andrés di Santa Teresa di Gesù Bambino