Riportiamo uno stralcio dell’intervista a Edith Bruck, pubblicata su “La Repubblica” del 11 ottobre 2023 (NdR)
Edith Bruck, 92 anni
La
scrittrice deportata a 13 anni, passata da Auschwitz e da Dachau: “Sembra
assurdo ma oggi come ai tempi di Hitler si continua ad ammazzare, magari
ridendo, in nome di Dio”
Questa è la barbarie, «e io l’ho già vista». La voce di Edith Bruck si incrina, e arriva quasi al pianto, quasi. Eppure, è una donna forte, che ha attraversato la Shoah ed è incredibilmente sopravvissuta, ne è testimone e lo sarà «fino alla morte», con i libri che ha scritto, il racconto della sua vita fatta nelle scuole.
……Ma
esiste un massimo della crudeltà?
“Una volta le guerre erano diverse.
Erano uno scontro di eserciti, ma oggi ci sono orrori sempre nuovi, i massacri,
gli stupri dei bambini davanti alle madri, come è successo in Ucraina, le donne
violentate”.
Questo
è successo anche allora agli ebrei, i pogrom, la Shoah.
“Qui bisogna fare attenzione e non confondere. Auschwitz è stato un unicun, lo diceva Primo Levi, e lo dico anch’io. Quello che succede in Ucraina, quello che sta succedendo in Israele, sono orrori sempre peggiori, ma diversi. Orrori che mi sconvolgono ma non sono paragonabili allo sterminio di un popolo deciso a tavolino, scientificamente. L’annientamento…Ricordi i denti d’oro estratti ai cadaveri, i capelli usati per riempire i materassi e le tute termiche degli aviatori. Ricordi lo sfruttamento industriale dei morti che venivano utilizzati come materia prima”.
Lei
ha parenti in Israele?
“Nipoti e pronipoti. Uno è disperso, non sappiamo dove sia. Ma a me dispiace per tutti, non solo per lui. So cosa vuol dire la sofferenza di tutti, non conosco solo la mia. E non gioisco certo per la morte di un palestinese. Sono tornata dai campi senza odio, senza desiderio di vendetta. Dopo la liberazione ho ceduto del cibo a dei prigionieri tedeschi, al di là della rete. Eravamo in un campo di transito e loro erano i prigionieri. Avevano le pentole vuote, gli ho dato quel poco che avevo. La vendetta non serve a niente”.