di Ilaria Solaini tratto da “Avvenire” del 24 agosto 2023
L’alleanza Brics
– fondata da Brasile, Russia, India e Cina nel 2009 e a cui si è unito il
Sudafrica un anno dopo nella sua unica precedente espansione – ha sempre
cercato di fungere da contrappeso al dominio del G7 formato dai Paesi più
industrializzati del mondo. Ora si aggiungono i sei nuovi candidati che
diventeranno formalmente membri dal 1° gennaio 2024, come ha spiegato il
presidente sudafricano Cyril Ramaphosa quando ha nominato i Paesi durante
l’ultimo vertice Brics. «Abbiamo condiviso la nostra visione del gruppo, paladino
dei bisogni e delle preoccupazioni dei popoli del Sud Globale» su «crescita
economica, sviluppo sostenibile e riforma del sistema multilaterale», ha
aggiunto Ramaphosa, oltre a ribadire «il nostro impegno per un multilateralismo
inclusivo». Concetto quest’ultimo ribadito anche dal segretario generale delle
Nazioni Unite Antonio Guterres: «Mentre ci muoviamo verso un mondo multipolare,
dobbiamo urgentemente ripristinare la fiducia e rinvigorire il
multilateralismo». Dall’Iran all’Egitto passando per l’Argentina, i Paesi
invitati ad aderire riflettono il desiderio dei singoli membri del Brics di
portare alleati nel gruppo di Paesi dalle economie emergenti. Il presidente
brasiliano Lula ha fatto forti pressioni per l’inclusione della vicina
Argentina, mentre l’Egitto ha stretti legami commerciali con Russia e India.
Russia e Iran hanno trovato una causa comune nella loro lotta condivisa contro
le sanzioni guidate dagli Stati Uniti e l’isolamento diplomatico, con i loro
legami economici che si sono approfonditi in seguito all’invasione dell’Ucraina
da parte di Mosca. «I Brics non sono in competizione con nessuno», ha affermato
ieri il presidente russo Vladimir Putin, che ha partecipato al vertice da
remoto a causa di un mandato internazionale per crimini di guerra. «Ma è anche
ovvio che questo processo di nascita di un nuovo ordine mondiale trova ancora
feroci oppositori».
Il gruppo a cui appartengono Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica apre le porte da gennaio ad altri sei Paesi, tra cui l’Iran e l’Arabia Saudita, per fare da “contrappeso” all’egemonia planetaria di Stati Uniti e in generale del G7 a livello economico e politico. Xi esulta: «È un’espansione storica»
Nel celebrare
l’invito del suo Paese ad aderire ai Brics il presidente iraniano Ebrahim Raisi
ha dato una stoccata a Washington: «L’espansione dei Brics dimostra che
l’approccio unilaterale è sulla via del declino». Pechino è vicina all’Etiopia
e l’inclusione del Paese racconta anche del desiderio del Sudafrica di
amplificare la voce dell’Africa negli affari globali.
Il nome del
“club” è una delle poche cose che non cambieranno in questa mossa destinata a
modificare gli equilibri geopolitici mondiali. Anche dopo l’ampliamento del
numero dei suoi membri, infatti, il gruppo continuerà a chiamarsi Brics: la
conferma è arrivata dal ministro degli Esteri russo, presente fisicamente al
summit in sostituzione dello zar. «Tutto dipende dal fatto che il nome è
già diventato un marchio» e dunque mantenerlo «sottolineerà la continuità di
tutto il nostro lavoro» ha concluso Sergei Lavrov.
Sotto il profilo
economico, inoltre, è stato incoraggiato «l’uso delle valute locali nel
commercio internazionale e nelle transazioni finanziarie tra i Brics e i loro
partner commerciali» come ribadito dal presidente sudafricano. Questo anche
perché tra gli obiettivi a lungo dichiarati dal gruppo Brics vi era anche la
creazione di una “valuta comune” per rivaleggiare con il dollaro statunitense,
ma su questo punto non si è stato trovato alcun accordo. Il progetto “monetario”,
insomma, dovrà attendere.
Il Summit
sudafricano ha confermato la volontà di portare diversità nella struttura
di potere mondiale nel contesto odierno di una crescente polarizzazione.
Aggravata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e dalle tensioni
sulle questioni economiche e di sicurezza tra Stati Uniti e Cina. I Paesi più
piccoli intrappolati tra le nazioni più ricche del mondo hanno dovuto
affrontare pressioni per schierarsi o, in alcuni casi, occupare una via di
mezzo nel tentativo di ottenere il miglior accordo dalle nazioni concorrenti. E
come messo in luce dal New York
Times l’inclusione di Teheran, che ha relazioni antagoniste con il
principale rivale della Cina, gli Stati Uniti, suggerisce che le pressioni
cinesi e russe sono riuscite in qualche maniera a superare le remore di membri
come India, Brasile e Sudafrica, che mantengono da sempre legami amichevoli con
l’Occidente. «Questa espansione del numero dei membri è storica», ha affermato
il presidente cinese Xi Jinping, il più convinto sostenitore dell’allargamento
del blocco. Se da un lato come, ha detto Xi Jinping, «ciò dimostra la
determinazione dei Paesi Brics per l’unità e la cooperazione con i più ampi
Paesi in via di sviluppo» dall’altro mostra che la Cina, nel frattempo diventata
la seconda economia mondiale, abbia un crescente sostegno diplomatico,
nonostante la posizione di neutralità rispetto alla guerra in Ucraina. Il
Sudafrica, dal canto suo, ha replicato che, nonostante l’inclusione dell’Iran,
i «Brics non sono da considerare come anti-occidentali».
Con l’ingresso nei Brics di altri sei paesi dal 1° gennaio 2024, il gruppo che attualmente è composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica riunirà oltre il 45% della popolazione mondiale con 3,7 miliardi di abitanti. Con l’ingresso di Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Etiopia, Iran e Emirati Arabi Uniti si aggiungeranno 400 milioni di abitanti. A titolo di paragone il G7 (Germania, Canada, Usa, Francia, Italia, Giappone e Regno Unito), raggruppa appena il 10% della popolazione mondiale con 775 milioni di abitanti. Nel 2022 i futuri 11 Paesi Brics hanno registrato un Pil pari a 29.374 miliardi di dollari, mentre il pil dei Brics a 5 era pari a 26.134 miliardi di dollari.
La distanza
rispetto ai Paesi del G7 che detengono il 43,5% della ricchezza mondiale è
ancora consistente: complessivamente il Pil dei Paesi del G7 nel 2022, infatti,
si attesta a 43.700 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il commercio, i
Brics a 11 paesi peseranno per 6.259 miliardi di dollari di esportazione
(contro 5.036 miliardi di dollari rispetto ai Brics a 5): grazie soprattutto
agli Emirati Arabi Uniti (600 miliardi di dollari di esportazioni nel 2022) e
all’Arabia Saudita (400 mld). Il G7 pesa per quanto riguarda le esportazioni
6.916 miliardi di dollari. Sulle esportazioni in alta tecnologia i dati
della Banca Mondiale danno un vantaggio ai Brics a 11 con oltre 990.000
miliardi di dollari di esportazioni contro 755.000 miliardi per i paesi del G7.