Gli italiani spendono 8 miliardi di euro, lo Stato solo 85 milioni e sempre più cittadini non si curano. Dal Consiglio superiore di sanità le proposte per aumentare l’offerta del Servizio Sanitario Nazionale.
Tratto da “Quotidiano Sanità” del 6 aprile ’23
Il documento ricorda che il 5,7% dei cittadini con più di 15 anni e il 5,7% dei cittadini di età maggiore ai 65 anni non ha effettuato visite o trattamenti dentistici per motivazioni di natura economica. Tra le proposte del Consiglio Superiore di Sanità la revisione del nomenclatore tariffario, integrare i criteri di individuazione della vulnerabilità sanitaria e sociale, inclusione nei Lea delle protesi dentarie per alcune categorie, l’estensione di alcune prestazioni per le donne in gravidanza e una maggior campagna di comunicazione.
Sempre più cittadini rinunciano alle cure dentarie per ragioni
economiche. Nonostante il nostro Sistema sanitario nazionale sia
uno dei migliori del mondo e nonostante siano vari i tentativi di applicazione
dell’odontoiatria sociale sia a livello centrale che regionale, esistono ancora
forti disuguaglianze sociali nella tutela della salute del cavo orale e
nell’accesso alle cure odontoiatriche. Ad oggi, le fasce di popolazione che
possono accedere ad una qualche forma di assistenza in questo senso attraverso
il Sistema sanitario nazionale, sono una quota parte di individui in età
evolutiva, pazienti fragili con vulnerabilità sanitaria o sociale, ma sempre
con un numero di prestazioni odontostomatologiche comprese nei Livelli
essenziali di assistenza (LEA) insufficiente. L’odontoiatria è uno dei settori
nel quale si registra il maggior tasso di rinuncia alle cure per motivazioni di natura economica. Un
quadro che potrebbe ulteriormente aggravarsi se si considerano le previsioni
sul futuro demografico del nostro Paese.
A conferma di ciò, il
documento ricorda un dato interessante che emerge dal rapporto sulle Condizioni
di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell’Unione europea: il
5,7% dei cittadini con più di 15 anni e il 5,7% dei cittadini di età maggiore
ai 65 anni non ha effettuato visite o trattamenti dentistici per motivazioni di
natura economica (nei dodici mesi precedenti l’intervista). Si rileva inoltre,
che il 13% dei cittadini con più di 15 anni e il 19,6% dei cittadini di età
maggiore ai 65 anni ha effettuato le prestazioni odontoiatriche in ritardo o
non le ha effettuate per motivi di lista di attesa (nei dodici mesi precedenti
l’intervista). Si confermano le note disuguaglianze territoriali a svantaggio
della zona del Sud Italia e delle Isole. Inoltre, solo il 4,5% dei cittadini
con più di 15 anni e il 5,7% dei cittadini di età maggiore ai 65 anni si sono rivolti
ad una struttura pubblica per cure odontoiatriche ricorrendo a strutture
private convenzionate o a studi odontoiatrici gestiti da liberi professionisti
(rispettivamente il 95,5% dei cittadini con più di 15 anni e il 94% dei
cittadini di età maggiore ai 65 anni) pur dovendo sostenere interamente il
costo della prestazione (86% dei cittadini con più di 15 anni e l’87,2% dei
cittadini di età maggiore ai 65 anni).
L’assistenza
odontoiatrica pubblica – evidenzia il Css - è soggetta nel nostro paese a una
serie di significative limitazioni e condizioni di erogabilità che di fatto la
rendono un servizio del tutto o quasi escluso dai Livelli Essenziali di
Assistenza per gran parte della popolazione. Nonostante questo, i dati ISTAT
mostrano come nel 2019 (ultimo anno disponibile) il 51% della popolazione
italiana over15 abbia avuto accesso ad almeno una prestazione odontoiatrica,
che il 92% lo ha fatto pagando per intero la prestazione (con o senza un
rimborso da parte di un’assicurazione) e che il 91% si è rivolto a un libero
professionista al posto di una struttura pubblica o convenzionata.
Essendo una componente
in larga parte esclusa dalla copertura assicurativa pubblica, l’accesso alle
cure odontoiatriche è soggetto per sua natura a un’importante barriera
all’ingresso che è rappresentata dalla disponibilità a pagare di individui e
famiglie. Infatti, nonostante le cure odontoiatriche siano ricomprese tra le
prestazioni la cui copertura garantisce a casse e fondi sanitari integrativi
l’accesso a benefici fiscali, l’accesso ai servizi dentistici rimane largamente
a carico delle famiglie, sia perché l’estensione delle coperture assicurative
private rimane ancora un fenomeno limitato nel contesto italiano, sia perché,
quando presenti, le condizioni disponibili difficilmente riescono a compensare
pienamente i costi a cui le famiglie vanno incontro.
Le proposte del Css:
Sarebbe opportuno
rivedere ed eventualmente integrare gli attuali criteri di individuazione della
condizione di “vulnerabilità sanitaria” e “vulnerabilità sociale” dei cittadini
anche valutando l’opportunità di aumentare il numero dei codici di esenzione
che possano accedere ai LEA odontoiatrici.
Si ritiene necessaria
un’azione di revisione dell’attuale Nomenclatore tarifarrio (aggiornamento,
ampliamento, rimodulazione e/o modifica del set di prestazioni odontoiatriche
che dovrebbero essere incluse nei LEA odontoiatrici) fatta salva la
salvaguardia dell’onere di compartecipazione alla spesa – ticket – per
l’utenza. Sempre nell’ambito del “Nomenclatore prestazioni di assistenza
specialistica ambulatoriale” si osserva che i costi dei manufatti
protesici/ortodontici sono totalmente esclusi dall’elenco dei LEA odontoiatrici
rimanendo di fatto, totalmente a carico al cittadino. Ciò costituisce una
criticità non soltanto per i pazienti con età superiore ai 65 anni maggiormente
soggetti a edentulia ma anche per un’ampia categoria di pazienti oncologici o
pazienti che presentano esiti di traumi facciali che dovrebbero poter essere
riabilitati con protesi supportate da impianti accedendo direttamente ai LEA.
Per questo motivo, si potrebbe prevedere l’utilizzo di protesi rimovibile
supportata o meno da due fixtures o riabilitazioni implanto-protesiche
mini-invasive sia dal punto di vista biologico che economico (ad esempio
tecnica all-on-four).
Rispetto alla normativa
attualmente in vigore, tra i destinatari dei LEA odontoiatrici, le donne in
gravidanza, pur senza limiti di reddito, possono accedere solo all’ablazione
del tartaro e all’insegnamento dell’igiene orale. Si ritiene di estendere a
tale categoria di soggetti tutte le prestazioni odontoiatriche ricomprese nei
LEA. Infine, occorre ricordare che il D.P.C.M. 12 gennaio 2017 definisce con i
LEA oltre alle attività, ai servizi e alle prestazioni garantite ai cittadini
con le risorse messe a disposizione dal Servizio sanitario nazionale, anche
tutte le attività di prevenzione rivolte alla collettività e ai singoli.
Tuttavia, ancora oggi, oltre ad una generalizzata carenza di programmi di promozione della salute orale, sono pochi i cittadini che, pur avendone diritto, sono a conoscenza della sussistenza dei LEA odontoiatrici. Occorrerebbe dunque, una maggior campagna di comunicazione e di sensibilizzazione delle categorie più fragili.