(Questa poesia è dedicata ad una maestra polacca che si è sacrificata per salvare quattro bambini da un incendio, morendo alcuni giorni dopo per le ustioni riportate. In Polonia è una figura molto nota ed amata.)
E tu dove vai, là ormai non c’è che fumo e fiamme! – Là ci sono quattro bambini d’altri, vado a prenderli! Ma come, disabituarsi così d’improvviso a se stessi? al succedersi del giorno e della notte? alle nevi dell’anno prossimo? al rosso delle mele? al rimpianto per l’amore, che non basta mai? Senza salutare, non salutata in aiuto ai bambini corre, s’affanna, guardate, li porta fuori tra le braccia, nel fuoco quasi a metà sprofondata, i capelli in un alone di fiamma. E voleva comprare un biglietto, andarsene via per un po’, scrivere una lettera, spalancare la finestra dopo la pioggia, aprire un sentiero nel bosco, stupirsi delle formiche, guardare il lago increspato dal vento. Il minuto di silenzio per i morti a volte dura fino a notte fonda. Sono testimone oculare del volo delle nubi e degli uccelli, sento crescere l’erba e so darle un nome, ho decifrato milioni di caratteri a stampa, ho seguito con il telescopio stelle bizzarre, solo che nessuno finora mi ha chiamato in aiuto e se rimpiangessi una foglia, un vestito, un verso –
Conosciamo noi stessi solo fin dove siamo stati messi alla prova. Ve lo dico dal mio cuore sconosciuto.
di Wislawa Szymborska (Kornik – Polonia – 1923 / Cracovia Polonia 2012. Premio Nobel per la letteratura nel 1996)
(segnalata da Virginia Varriale)
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