Un’interessante approfondimento sugli stage extracurriculari, ripreso dal Corriere della Sera del 15 giugno, potrà interessare i nostri lettori più giovani e quanti si occupano di formazione, nelle scuole e nelle università. Buona lettura (RL)
Stage extracurriculari, servono per il lavoro? Quanti vengono assunti: i
dati
di Milena
Gabanelli e Simona Ravizza
tratto da Corriere della Sera (Dataroom) del 15 giugno 2022
Gli stage, istituiti 25 anni fa dalla legge 196 del giugno 1997, hanno l’obiettivo di facilitare ai giovani l’ingresso nel mondo del lavoro. Ma lo fanno davvero? Tecnicamente si chiamano tirocini extra-curriculari perché sono esperienze di formazione dentro un’azienda o un’altra attività produttiva svolti indipendentemente dal percorso di studi (e si differenziano dai tirocini curriculari che,invece, sono promossi dalle istituzioni scolastiche all’interno del programma scolastico). Nel 2021 in 310.638 sono passati da questa esperienza. Nel 2020, anno di picco della pandemia, in 213.951. Questi dati, che Dataroom può mostrare in anteprima, li analizza l’Agenzia nazionale Politiche attive del Lavoro (Anpal), pronta a pubblicare il report annuale, elaborato sulla base delle comunicazioni obbligatorie di inizio attività al ministero del Lavoro. Complessivamente dal 2014 a oggi li hanno svolti quasi in 2 milioni e 115 mila, un numero che ben fa capire come i giovani li considerino un trampolino di lancio per iniziare una professione. Sono proprio gli under 30, infatti, nell’80% dei casi a ricorrere a questo strumento. Ma sono anche coloro che si interrogano sempre di più sulla loro effettiva utilità: quanti dopo uno stage vengono assunti? Per capirlo vanno prese in considerazione le statistiche che vanno dal 2014 al 2019, più significative perché esenti dall’impatto del Covid-19: in questo periodo i tirocini extra-curriculari sono cresciuti del 60%, da 223.430 a 334.836, svolti in 162.298 imprese. Vediamo che esito hanno avuto e perché il ministro del Lavoro Andrea Orlando vuole varare con le Regioni nuove regole annunciate per fine giugno.
Le regole
attuali
Quelle in vigore oggi sono contenute nelle «Linee
guida in materia di tirocini» del 25 maggio 2017 adottate con un accordo tra
il governo, le Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano (Repertorio
Atti n. 86/CSR) e stabiliscono:
1) la durata minima dello
stage che è di 2 mesi,
la massima 12 (tranne
eccezioni come per i disabili o gli stagionali);
2) l’indennità minima che è
di 300 euro al mese;
3) il divieto di utilizzare i
tirocinanti in determinate situazioni, ossia che non possono essere
presi per sostituire personale in ferie, malattia
o maternità;
4) i limiti numerici di
quanti stagisti possono esserci contemporaneamente all’interno di un’azienda,
che variano in base al numero di dipendenti a
tempo determinato e indeterminato (fino a 5
lavoratori è possibile ospitare un
solo tirocinante per volta; tra sei e
venti non se ne possono inserire più di due; sopra i 20 la quota di stagisti non può
essere superiore al 10%). Per chi
ha più di 20 dipendenti queste quote possono poi aumentare per
chi assume i propri tirocinanti con un contratto di lavoro subordinato della
durata di almeno 6mesi (il numero varia a seconda della percentuale di stagisti
assunti);
5) gli obblighi per i datori di lavoro,
che devono assegnare a tutti un piano formativo e tutor di riferimento.
L’applicazione
delle Regioni
Però la materia è di competenza regionale. Lo stabilisce la Corte costituzionale, che pone in capo alle Regioni la disciplina esclusiva dei tirocini extracurriculari (sentenza n. 287/2012). Così le Linee guida stabilite a livello nazionale possono avere valore solo se recepite all’interno dei loro 21 ordinamenti. E in questo passaggio ognuno va un po’ per conto proprio. Per quanto riguarda il numero dei tirocinanti succede, per esempio, che in Campania e Sicilia le aziende con più di 20 dipendenti possono ospitare contemporaneamente una quota di stagisti fino al 20% dei dipendenti stessi (il doppio delle indicazioni nazionali). Per quanto concerne la facoltà di attivare tirocini oltre le quote stabilite in base al numero di assunzioni post-stage, Veneto, Liguria ed Emilia-Romagna estendono il principio a tutte le aziende, anche quelle sotto i 20 dipendenti. Durata: soltanto 3 Regioni (Molise, Calabria e Sardegna) prevedono limiti di durata massima perfettamente conformi alle indicazioni delle Linee guida 2017, mentre in linea generale la scelta è di abbassarla a 6 mesi. Importo riconosciuto come compenso per l’attività svolta: Sicilia e Provincia di Trento scelgono di adottare l’importo minimo di 300 euro, ma Abruzzo e Piemonte fissano la soglia minima in 600 euro mensili; il Lazio a 800 euro mensili, e nelle altre Regioni l’importo minimo mensile è tra i 400 e i 500 euro.
Lo sbocco nel
mondo del lavoro
Abbiamo visto che l’obiettivo degli stage è
facilitare il contatto e il primo ingresso nel mondo del lavoro. Per sapere cosa
succede in realtà bisogna analizzare i dati su chi
ha trovato lavoro a 6 mesi dalla fine del tirocinio. Dataroom lo fa elaborando i numeri Anpal relativi ai tirocini
tra il 2014 e il 2019, che per
semplificare riferiamo agli stagisti dal momento che, come dimostrato nel primo
grafico, lo scostamento è minimo. Ebbene, finito il tirocinio su 100 stagisti 30 hanno un
contratto per lo più a tempo determinato con lo stesso datore di
lavoro dove hanno fatto il tirocinio, 24
con un altro datore di lavoro, 35 nulla, 11 passano a un nuovo tirocinio.
Bisogna andare a vedere, poi, cosa ne è a
12 mesi di distanza di quei 54 che avevano trovato lavoro: 14 non
lavorano, 20 hanno ancora un contratto con lo stesso datore di lavoro, altri 20
hanno altri contratti con uno o più nuovi datori di lavoro.
Le chance
Chi ne ha di più? La media di 54 tirocinanti su
100 che
dopo il tirocinio trovano un contratto oscilla così:
Per titolo di studio: chi ha la
laurea e diploma è sopra la media, rispettivamente al 58 e 57%; chi ha fino alla terza media è invece sotto la media
(46%);
Per tipo di professione: sopra la
media i conduttori di impianti, gli operai di macchinari e i conducenti di
veicoli (62%); chi fa professioni tecniche (59%), chi quelle intellettuali,
scientifiche e di elevata specializzazione (57%), chi svolge attività
commerciali e nei servizi e gli artigiani, gli operai specializzati e gli
agricoltori (55%); perfettamente in media gli impiegati d’ufficio (54%); sotto
la media i professionisti non qualificati (34%);
Uomini e donne hanno le
stesse opportunità; mentre il tirocinio tra i 3 mesi e un anno ne dà più
rispetto a quello sotto i 3 mesi (60% a 40%).
Gli abusi e le
nuove regole
Morale: se i tirocini in astratto possono
rappresentare una magnifica opportunità, in concreto dentro gli stage
possono prolificare gli abusi che
sono tanti: le imprese spesso tappano le necessità facendo turnare gli
stagisti, troppi – più della metà dei tirocini – non sfociano in un contratto
di lavoro, e succede anche che al posto della formazione i tirocinanti vengano
utilizzati per fare le fotocopie. È il motivo per cui la legge di
bilancio prevede entro il 30 giugno un accordo Stato-Regioni per nuove regole. È la
settima revisione in 25 anni. Il ministro
Orlando intende vincolare i nuovi
tirocini a una quota minima di assunzioni, puntare sulla verifica dei
livelli di formazione, e in caso di abuso, fare scattare sanzioni all’azienda di 50 euro al giorno per ogni
stagista per la durata del tirocinio.
La convinzione di Orlando è che oggi a essere
premiati sono i giovani già qualificati che potrebbero essere assunti direttamente con un
contratto di lavoro: ciò lo ha portato a mettere sul tavolo anche l’ipotesi di circoscrivere l’applicazione
dei tirocini per i soggetti con difficoltà di inclusione sociale.
Un’idea però contestata dalle Regioni perché il rischio è di buttare via il bambino con l’acqua sporca.