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La scuola nel Medioevo spiegata ai miei allievi

Questa volta parliamo di una scuola molto lontana nel tempo, e ci occorrerà uno sforzo d’immaginazione per capire com’era e come funzionava….

Dunque abbiamo svoltato l’anno Mille, e l’insegnamento lentamente si laicizza, come pure gli insegnanti. I documenti l’attestano a partire dal XIII secolo, in diverse città.

E’ una scuola privata, nelle case, dove le famiglie più agiate assumono un maestro e lo retribuiscono a seguito di un regolare contratto. I maestri sono individui di varia estrazione e preparazione…a volte sono laici e altre religiosi, sono forniti di un curriculum o ne millantano uno, o sono referenziati da precedenti esperienze di docenza. C’è il maestro elementare che insegna a leggere e scrivere, quello di grammatica che spiega gli autori. I più disgraziati sono i maestri elementari: mal pagati sono pure esclusi dalle associazioni dei intellettuali e ‘professionisti’ come giudici e notai, e precipitati in categorie spregevoli dove sono ammassati istrioni, banditori, becchini, falsari ed accattoni. Probabilmente questo dato è da rivedere (Ceserani, De Federicis, Il Materiale e l’immaginario, 1, Loescher 1993), se l’elenco è opera di un notaio dispettoso e invidioso. Al maestro di grammatica a volte si accompagna un assistente, una specie di ripetitore, perché -si sa- gli alunni non sempre sono attenti ed hanno esigenze diverse a seconda dell’età. La ripetizione giova alla memoria, e che peccato che i testi siano noiosi fino alla nausea: testi sacri, grammatica, poi latino, i Disticha Catonis, la composizione, e pure l’aritmetica e la geometria. Dopo qualche tempo la scuola diviene pubblica, i maestri impiegati dei Comuni, ma non sempre pagati da questi ultimi, che chiedono alle famiglie una ‘partecipazione’ allo stipendio dell’insegnante. Insomma la retribuzione del maestro già allora aveva un carattere ambiguo e precario, e l’emergere del nuovo ceto mercantile complicava le cose. I mercanti infatti ritenevano l’istruzione utile e anche necessaria, per essere più considerati nella società e per svolgere meglio i propri affari; chiedevano una scuola più aperta e aggiornata dove mandare i propri figli e magari tutto quel latino sembrava loro un ostacolo. Dov’era l’insegnamento del volgare? Non esisteva ancora, e i giovani futuri mercanti si arrovellavano sui testi dei classici (come ben sapete), che senza internet e studenti.it costituivano un problema insormontabile. Quale consiglio dava il maestro agli allievi per scongiurare l’insuccesso? Anche in casa è meglio parlare in latino, che i parenti siano mercanti o no non ha importanza…

Così l’insegnamento soffriva di inadeguatezza e la scuola non rinnovava programmi e contenuti. Tanto l’istruzione non era obbligatoria e chi non si trovava bene poteva svoltare l’angolo e completare la propria formazione nelle botteghe e nelle officine, dove si imparavano i mestieri. E fuori dalla scuola si poteva usare il volgare, l’istruzione diveniva ‘professionale’ e magari anche qualche nobile rampollo trovava più interessante un nuovo tipo di educazione. E le ragazze? A differenza dei maschi, verosimilmente, continuavano a rimanere nelle case, studiavano quel che bastava per essere mogli e madri, per seguire le funzioni religiose, e certo non partecipavano alla circolazione della cultura, scritta o no che fosse.

 

Maria Colaizzo