Il modo di vestire e
soprattutto taluni accessori costituiscono un importante veicolo di
trasmissione di informazioni relative al sesso, al gruppo etnico, al potere e
così via.
La funzione degli ornamenti era
sentita come protezione dalle forme negative della natura, assieme alle
decorazioni del corpo costituivano una difesa magica. Erano protetti in
particolare gli orifizi e le estremità del corpo in quanto parti che per loro
stessa fisiologia sono a contatto con l’ambiente esterno. Ecco che collane o
bracciali, portati alle mani o al collo, impedivano all’energia vitale di
uscire dal corpo; tatuaggi, calzature, lavande di mani e piedi evitavano alle
entità maligne di penetrare nel corpo.
Molti elementi
dell’abbigliamento sono significativi, contraddistinti da un valore simbolico
più che funzionale. Purtroppo questi messaggi oggi non risultano più così
immediati e intellegibili; spesso sfuggono i sottili collegamenti che legavano
la moda al rituale più che all’uso quotidiano.
Perché il piede e quindi le
calzature sono latori di particolari messaggi? Che importanza simbolica
potevano avere? Il piede parte terminale del corpo, sua estrema propaggine e al
tempo stesso principale collegamento con la terra ha assunto in moltissime
civiltà un valore magico particolare che si esteriorizza nell’atto rituale di
coprirlo o meno con le calzature. Il piede è fonte di contatto positivo e di
possibile contagio negativo. Preservare la purezza del piede o permettere il
contatto con la terra? Il piede scalzo in segno di potere, di diretto contatto
con la terra. Ma è anche simbolo di
umiltà. Si entra nella Terra Santa senza l’arroganza delle calzature. Le parole
di Dio a Mosè, sul monte Oreb, riguardano un rituale legato alle calzature:
“Non avvicinarti. Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu
stai è terra santa”. Il trionfo del bene sul male, viene sancito,
dall’iconografia cristiana, con l’immagine della Vergine Maria che schiaccia,
con il piede nudo, il serpente. Il sandalo è associato ad altri simboli di
potere come il bastone e lo scettro. In Israele la famiglia del disonorato era
detta la famiglia dello scalzato. In Giappone sembra esserci un particolare
simbolismo erotico connesso al piede: la taglia minuta del piede femminile era
carica di significati sessuali. Tale gusto estetico portava alla moda del
rimpicciolimento forzato del piede femminile che poteva condurre a vere e
proprie deformazioni. Anche in occidente era credenza comune che il piede
piccolo aumentasse quelle caratteristiche di debolezza e fragilità tanto care
al gusto maschile dell’epoca. Così la sensuale scarpetta femminile segnava la
conclusione felice di molte storie fantastiche.
Calze e scarpe si confondono
per l’uso impreciso dei termini. Un tempo le une non erano distinte dalle
altre. Di questa confusione resta una
curiosa ed evidente traccia nel moderno termine di “calzolaio”, per chi fa le
scarpe e non le calze, come quello di “calzature” per le scarpe medesime. Verso
la metà dell’800 divenne d’obbligo, per la sera, il colore bianco o nero delle
scarpe, mentre di giorno era di regola accompagnare il colore dell’abito. Le
donne dell’aristocrazia, ricordano le cronache mondane, s’interrogavano se
erano maggiormente in uso le scarpe o gli stivaletti.
In Inghilterra prevalevano gli
stivaletti, in Francia le scarpe basse, dette pantofole. In America prevalevano
gli stivaletti di derivazione anglosassone. Fino a quando cominciarono ad
imporsi, dopo la rivoluzione francese, anche le più eleganti scarpe basse di
derivazione francese.
Il 1789 segnò l’inizio di una
profonda rivoluzione anche per gli ornamenti dei piedi femminili.
Lucia Mastrodomenico tratto da “Enne”n.80 / 7-13 ottobre 1991