“Una volta lasciata la patria d’origine essi rimasero senza patria, una volta lasciato il loro stato furono condannati all’apolidicità. Privati dei diritti umani garantiti dalla cittadinanza, si trovarono ad essere senza alcun diritto, la schiuma della terra”.
Questo è quanto scrive Hannah Arendt, teorica della politica (così amava definirsi, anziché filosofa) e storica tedesca, apolide, naturalizzata statunitense, nel nono capitolo, “Il tramonto dello stato nazionale e la fine dei diritti umani”, in “Le origini del totalitarismo”
Il mondo non deve fare da sfondo alla vita e all’operare degli uomini, piuttosto deve essere l’insieme dei rapporti che gli uomini instaurano fra di loro, l’insieme delle cose che essi hanno in comune “come un tavolo è posto tra quelli che vi siedono intorno” (Arendt, Vita activa).
Il mondo è in-fra gli uomini.
L’essere umano è plurale, noi siamo plurimi.
Il Genere Umano resta una pura costruzione mentale,
di carne ed ossa,
di paure e di passioni
invece
sono le creature umane.
Il diritto alla vita
Il diritto alla libertà
Il diritto alla ricerca della felicità
suonano come doveri
per ognuno.
Tutti
nessuno escluso
devono poter imparare
l’azzurrità del cielo.
Virginia Varriale