Città e Cittadinanza sono i temi che proponiamo, ai nostri lettori, nell’autunno incipiente. Cominciamo da alcune definizioni, tra le tante possibili:
Città attualmente, in politica, identificata con il Comune, è un’aggregazione di costruzioni, di persone, più o meno grande.
Cittadinanza è sia il complesso degli abitanti di una città, sia il vincolo di appartenenza ad uno Stato, quindi anche ad una città, in cui si godono diritti (per esempio istruzione, sanità etc.) e si è assoggettati ad alcuni doveri (per esempio pagare le tasse). Mai come in questi ultimi anni si è discusso del diritto di cittadinanza ed ancor più se ne discuterà in futuro.
In autunno si ripopolano le città. A settembre, col rientro dalle ferie estive, tornano ad affollarsi i condomini, torna il caos urbano, la folla nei bus e negli uffici, desolatamente vuoti nel mese di agosto. Riaprono le scuole, riprendono le attività lavorative, si riaffollano i bar, le panchine con i pensionati, rientrano i cani con i loro padroni. Riprende una vita da cani; non ci si lamenta più del caldo, ma del traffico, della mancanza di alberi in città, dei rifiuti accumulati qua e etc.
Chi si occupa di città? Urbanisti, politici, amministratori, letterati, filosofi, storici, sempre meno purtroppo, i geografi. Tempo fa ricordavamo che, se gli Incas avessero avuto le mappe e approfondite conoscenze di geografia, nei primi decenni del cinquecento, sarebbero venuti loro a conquistare la Spagna e non viceversa. Purtroppo, in quest’ultimo periodo lo studio della geografia è stata messa ai margini. Sempre meno geografia nelle scuole e nelle università. Una vera iattura.
Di città se ne occupano i sindaci. Questi ultimi, tra i politici, forse i più graditi alla gente, certo i più vicini agli elettori. Negli ultimi anni, di decadenza dei partiti politici, anche gran parte dei sindaci sono andati in disgrazia, in special modo quelli delle grandi città, basti pensare ai casi di Roma e Napoli. Va meglio, in media, nei piccoli centri, con le dovute eccezioni s’intende. La gente, nei piccoli paesi, li controlla più facilmente e sovente dialoga direttamente con loro. In fondo, a ben pensarci, un sindaco, che deve fare? Ricordo ancora le riflessioni di un mio amico e collega, specialista in medicina legale, originario di un piccolo paese in provincia di Lecce; diceva che il sindaco del suo paese era apprezzato dai cittadini in quanto il verde urbano era ben curato, appena si fulminava una lampadina in una strada veniva subito cambiata, non c’era spazzatura in giro, e principalmente, trascorreva molte ore al giorno ad ascoltare le persone.
Anche i piccoli paesi hanno le loro differenze. Come ci ha ricordato Vinicio Capossela, nell’ultima edizione dello Sponz Fest, è utile distinguere i paesi dell’osso da quelli della polpa. I paesi dell’Osso, quelli delle aree interne, dell’Appennino, sono caratterizzati da abbandono, isolamento, progressivo impoverimento; d’altra parte i paesi della Polpa, quelli delle pianure, delle aree costiere, sono sovraffollati in estate, godono di risorse economiche sempre maggiori e, forse proprio per questo, vi è maggiore conflittualità e sono più difficili da gestire. I portatori d’interessi, per lo più privatistici e tendenti all’accumulo, si fanno sentire ed influenzano l’operato dei sindaci, delle pubbliche amministrazioni. Pensando alle popolazioni e volendo portare a sintesi, senz’alcuna intenzione di stigmatizzare i comportamenti dei singoli, si può dire che nei paesi dell’osso prevale la depressione, nei paesi della polpa prevale la maniaco-depressiva. Complesso quindi anche il governo dei piccoli comuni ed un po’ di conoscenze psi (cologiche – chiatriche) non guasta. Anche in questo caso, osso e polpa, è utile lavorare per colmare le differenze.
Tutt’altra storia è la gestione di una città. In Italia non abbiamo metropoli di entità smisurata come succede in Europa e nelle Americhe. Roma ha circa tre milioni di abitanti. Milano supera di poco il milione. Tutte le altre città hanno meno di 1 milione di abitanti. Il sindaco di una grande città deve fare qual cosina in più di cambiare le lampadine nelle strade, se fulminate. Ma, non bisogna aspettarsi dai sindaci la soluzione di problemi su cui non hanno competenza, uno fra tutti, il lavoro. Tra poco ci sono le elezioni in molti comuni. Nei comuni dove si vota c’è un gran fermento, discussioni, presentazione di programmi.
Come sempre non daremo indicazioni di voto, ma questa volta, vogliamo proporre indicazioni di lettura, libri, sul tema della città e della cittadinanza, dedicate anche a coloro che hanno scelto di partecipare alla tornata elettorale. A partire dalla congettura: chi più sa, meglio amministra; la narrativa può essere d’aiuto alla gestione. Quindi romanzi, ma non solo.
Il primo suggerimento è forse scontato: “Le città Invisibili” di Italo Calvino, con invito a leggere i tanti dialoghi tra Marco Polo e Kublai Khan.
Il secondo suggerimento è “I Fiori Blu” di Raimond Queneau, nella traduzione di Italo Calvino, per godere delle tante riflessioni del Duca d’Auge nel medioevo e di quelle di Cidrolin, dalla sua chiatta in disuso ormeggiata sulla Senna.