Il Cambiamento oltre il Visibile
Trecce in Fiamme / Braids on Fire
Videoinstallazione di Anna Witt
Progetto a cura di Maria Teresa Annarumma
QUANDO: Dal 25 giugno al 25 luglio 2021 // lunedì – sabato: ore 10 - 14
La mostra sarà aperta in altri orari su prenotazione: complessomusealepurgatorio@gmail.com
DOVE: Complesso museale Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
Via dei Tribunali 39 – Napoli
Finanziato dal Goethe-Institut Neapel con il gentile sostegno del Forum Austriaco di Cultura a Roma in collaborazione con Associazione Amici di Carlo Fulvio Velardi ONLUS e Complesso museale Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
L’idea della residenza d’artista “Il Cambiamento oltre il Visibile” l’ho maturata durante il primo periodo di confinamento da pandemia nel 2020. All’epoca c’era un diffuso dibattito, anche su scala internazionale, su quanto il periodo di isolamento avesse fatto riscoprire elementi importanti della vita che si consideravano scontati: le relazioni, la vicinanza e la vita sociale. Si immaginava che questa nuova coscienza collettiva su ciò che conta avrebbe portato cambiamenti, se non rivoluzioni.
Durante quel periodo, così come oggi, tempo in cui si sperava che la pandemia potesse essere finita, (ed invece è ancora con noi e non si riesce a prevedere né se, né quando finirà) mi sono resa conto che molti di quei valori e comportamenti che, si sostenevano perduti e riscoperti durante la pandemia, erano in realtà parte del vivere comune napoletano. Anche se Napoli, come ogni città contemporanea, vive di costanti cambiamenti, ha come sua costante la necessaria esigenza di socialità.
Infatti, se le relazioni fanno parte della vita, a Napoli sono un qualcosa che si vive, sia come condivisione che come confronto, anche quando si è semplice visitatori, perché parte integrante del vivere quotidiano dove tutto, dal lavoro al tempo libero fino al semplice ordinare un caffè, comporta un’interazione che necessita attenzione e comunque un certo grado di coinvolgimento. Potremmo dire che per vivere un’esistenza solitaria a Napoli, lo si deve proprio volere!
Naturalmente, queste idee possono semplicemente essere affermazioni stereotipate a cui i napoletani si conformano o semplicemente un modo in cui gli piace immaginarsi. Però, questo periodo drammatico, in cui tante realtà sono state messe alla prova, ci ha aperto anche la possibilità di verificare la veridicità di queste opinioni su Napoli e, di affrontare anche situazioni complesse che potremmo scoprire da questo nuovo sguardo.
Si è anche avuto un altro effetto dalla pandemia, quello di portare allo scoperto problematiche politiche e socio-economiche solitamente nascoste dai ritmi accelerati a cui sono sottoposte le nostre vite e che ci imbrigliano in dinamiche di produzione/consumo. La pausa da questi ritmi forsennati a cui siamo sottoposti, è stata l’occasione perfetta per riflettere sulla complessa realtà napoletana che, molto spesso, è capace di mostrare in maniera eclatante problemi condivisi da molti ma, sopiti.
Anna Witt è stata per me era fin da subito l’artista perfetta per questo tipo di ricerca ed è stato così anche per tutti coloro che hanno collaborato successivamente: infatti, lavorando con le performance, il suo lavoro concentra la sua attenzione su le dinamiche e le convenzioni sociali e su quanto l’individuo sia capace di modellare il mondo in base alle proprie scelte esistenziali.
Il nostro punto di partenza è stato quello di guardare attentamente a momenti della storia napoletana che hanno una profonda connessione con il presente e di scegliere luoghi come la chiesa di Santa Maria del Purgatorio ad Arco ed il quartiere di Forcella, uno dei più antichi della città, che pur trovandosi nel centro storico rimane ancora una parte della città considerata ai margini (la cd. periferia al centro della città). Quartiere fulcro, luogo di passaggio tra un passato difficile ed un presente conflittuale, in un tempo di crisi come questo che stiamo vivendo e che va oltre i confini di Napoli.
La chiesa è parte della vita dei napoletani da secoli sia per la sua missione caritativa sia per il Culto della Anime del Purgatorio che è molto sentito nel quartiere. Forcella, anche se vicina alla chiesa, non fa parte dei percorsi turistici e, nonostante la sua rilevanza storica, ha ancora le caratteristiche tipiche di un quartiere popolare e svantaggiato, dove molto della sua vita è ancora fatta di spazi pubblici condivisi e di relazioni fra i suoi abitanti.
Allo tesso tempo, iniziavamo quella che per noi è diventata un’incredibile ed affascinante conversazione con l’Associazione Amici di Carlo Fulvio Velardi ONLUS in Forcella, un gruppo che lavora con determinazione nel campo dell’educazione giovanile a Forcella. Io ed Anna, dalle chiacchierate che avevamo con le donne di questa associazione, ci siamo rese conto di quanto il loro contributo fosse tanto essenziale, quanto nascosto: come la cura delle anime del purgatorio era storicamente nelle mani delle donne, così il network tra i ragazzi, i genitori e l’associazione era per la maggior parte di loro competenza. Tramite queste conversazioni era diventato immediatamente evidente che le donne ancora oggi erano le uniche ad occuparsi della famiglia e che, erano ancora sotto un predominante potere patriarcale. Tante esperienze di vita condivisa e tante storie emozionanti e vive!
Quindi dalle conversazioni con un gruppo di donne di Forcella, si è scelto di guardare a donne del passato per capirle in relazione al presente ed alle esperienze che stavamo ascoltando. Era il mezzo con cui mostrare quanto l’importanza sociale delle donne era ed è tuttora nascosta e combattuta. Per questo motivo, abbiamo deciso di ricordare donne della Rivoluzione Napoletana (Eleonora Pimentel Fonseca e Luisa Sanfelice), femministe ante litteram e attiviste (Maria Montessori, Lina Merlin), così come protagoniste contemporanee napoletane che sosteneva l’importanza della solidarietà femminile (Lucia Mastrodomenico), nella speranza che questo ricordo potesse far rinnovare le loro conquiste nel presente e nel futuro.
Riguardando queste storie era impossibile non notare che, mentre il mondo cambiava in tanti dei suoi aspetti, la difficoltà delle donne per la loro affermazione sociale è ancora per molti versi simile a quelle cha hanno vissuto le donne del passato: quanto della nostra società è ancora basato sul lavoro femminile non retribuito? Quanto il patriarcato è ancora connaturato al nostro vivere, e quanto è ancora la forma più socialmente accettata di sfruttamento! Leggere del passato di Napoli (una delle capitali culturali europee del XVIII secolo) ed ascoltare le storie di vita vissuta di oggi in pieno centro di Napoli (che è ancora una delle città italiane più importanti), anche se si tratta di una realtà familiare, non può non scioccare che così tanta vita sociale e produzione economica presupponga il lavoro non retribuito delle donne, sostenuto dalla limitazione se non negazione della liberta sociale, economica e sessuale delle stesse.
La drammatica evidenza di questa elemento storico nascosto ma conosciuto da tutti, ritornava di volta in volta in ognuna delle conversazioni. Quello che però risultava altrettanto evidente era la capacità di relazionarsi tra loro delle donne, di pensare insieme e di trovare insieme soluzioni comuni che ponessero rimedio alle mancanze politiche in tema di welfare: un impegno collettivo per il bene comune. Questa considerazione ci ha fatto riconoscere che questa è una forza femminile nascosta così come nascosta è la loro lotta quotidiana. Per questo motivo, l’artista ha scelto di renderle figure eroiche così come consideriamo eroiche le figure storiche femminili di cui avevamo parlato.
Da queste riflessioni Anna Witt ha immaginato una serie di performances in cui la cura delle anime del purgatorio da pratica di fede si evolve in una ispirata conversazione tra le donne del presente e le storie delle donne del passato, nonostante quest’ultime potessero sembrare troppo lontane nel tempo e lontane dalle loro esperienze.
Un dialogo aperto fra madri e figlie, tra presente e passato che si domanda cosa c’è da fare, cosa ci ha insegnato il passato e che valore hanno le vite che per troppo tempo sono state taciute dalla una “narrazione storica istituzionale”, vite che nei fatti formano e mettono le basi per le generazioni future.
“Trecce in Fiamme/ Braids on Fire” (2 channels HD video, 2021) è una installazione video in cui una parte si basa sulle conversazione intrattenute, mentre un’altra immagina le donne di Forcella quasi come creature divine capaci attraverso la sorellanza e la solidarietà di divenire realtà visibile in una società che troppo spesso le relega ai margini, sminuendole: infatti, l’artista in uno dei video esposti le ha lasciate libere di “performare” quasi come le creature eroiche che si ammirano negli affreschi classici e, contemporaneamente, ha reso gli spazi pubblici dello loro vivere quotidiano i luoghi dove affermare la loro coraggiosa vita fatta di lotta.
Ringraziamenti: Riot studio per la disponibilità ed il benvenuto datoci presso Palazzo Marigliano e la Fondazione Morra Greco per il suo supporto.
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Maria Teresa Annarumma |
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