Marziale, Epigrammaton IX, 68
Quid tibi nobiscum est, ludi scelerate magister,
Invisum pueris virginibusque caput?
Nondum cristati rupere silentia galli:
Murmure iam saevo verberibusque tonas.
Tam grave percussis incudibus aera resultant,
Causidicum medio cum faber aptat equo; [1]
Mitior in magno clamor furit amphitheatro,
Vincenti parmae [2] cum sua turba favet.
Vicini somnum - non tota nocte - rogamus:
Nam vigilare leve est, pervigilare grave est.
Discipulos dimitte tuos. Vis, garrule, quantum
Accipis ut clames, accipere ut taceas?
Cosa abbiamo da spartire con te, o maledetto maestro di scuola, uomo odiato da fanciulli e fanciulle? I crestati galli non hanno ancora rotto il silenzio e tu tuoni coi tuoi terribili urli e frustate. Così forte rumoreggia il bronzo sull'incudine, quando l'artefice foggia la statua dell'avvocato da mettere in groppa al cavallo; il clamore che si alza nel vasto anfiteatro, quando la folla applaude il gladiatore armato del piccolo scudo suo favorito, è più leggero. Noi, tuoi vicini, vogliamo dormire - sia pure non per tutta la notte - : infatti vegliare qualche volta non è molto duro, ma passare continuamente le notti senza dormire è intollerabile. Licenzia i tuoi allievi: vuoi, o chiacchierone, ricevere come compenso del tuo silenzio ciò che guadagni coi tuoi urli?
Tratto da : Maria Colaizzo - “La Scuola Marginale” - Edizioni Millerighe, Napoli 2015
[1] Alcuni avvocati si facevano ritrarre dagli scultori nella posa di cavalieri: tali statue equestri di bronzo venivano collocate negli atri delle loro case. G. Norcio, curatore di Marziale, Epigrammi, UTET, Torino 1991
[2] Allude ai gladiatori armati di piccolo scudo (parmularii) che talvolta, ma raramente, vincevano. La folla mostrava simpatia per loro, mentre Domiziano favoriva i gladiatori armati di grossi scudi (scutarii). G. Norcio, curatore di Marziale, Epigrammi, UTET, Torino 1991