“Guardiamo nell’Aperto”è il titolo che abbiamo scelto per la nostra rubrica sull’attualità sociale e politica. La frase è ripresa da una poesia di Friedrich Holderin (Germania 1770 – 1843), considerato uno dei più grandi poeti e letterati a livello mondiale. (NdR)
“Giorno e notte
Un fuoco divino
Ci spinge ad aprire la via.
Su vieni!
Guardiamo nell’Aperto
Cerchiamo qualcosa di proprio
Sebbene sia ancora lontano”
Guardiamo nell’aperto : Intervista a Mauro Berruto*
Mauro Berruto, un bronzo olimpico e due argenti agli europei da allenatore della nazionale italiana di pallavolo è oggi direttore tecnico della nazionale di tiro con l’arco. Uno sportivo vincente, torinese, cresciuto in un quartiere operaio di Torino tra chiesa e pallone. Riportiamo alcuni stralci dell’intervista di Salvatore Merlo a Mauro Berruto ripresi da “Il Foglio” di giovedì 31 gennaio.
Una prima considerazione che riserva al governo italiano ed alla fase storico politica che l’Italia sta attraversando :
“La metafora che mi viene in mente è quella di un’enorme gru cui è agganciata una palla d’acciaio da demolizione. Questo sta succedendo. Lega e movimento 5 stelle, insieme, sono questa gigantesca macchina che si abbatte sulla società italiana, sulla sua cultura e persino sulla sua civiltà. A distruggere non ci vuole molto. Costruire invece è molto più faticoso.
Esageri ?
“Temo di no. Troppo spesso questa fase viene paragonata al fascismo. Secondo me però non è affatto così. È peggio. Quello che viviamo è il periodo che procede il fascismo. È il momento in cui si guasta tutto, ogni cosa di grazia civile, anche il linguaggio. Pensate alla storia di Trieste, al vice sindaco leghista che, per strada s’imbatte nelle coperte di un senza tetto e decide di prenderle e buttarle in un cassetto dell’immondizia. Quello che mi ha terrorizzato in questa storia non è tanto il gesto in sé. Ma il fatto che questo tizio se ne sia vantato su internet il giorno dopo… C’è in questa politica, nella sua parlata violenta, nel suo modo selvaggio di stare al mondo, qualcosa che m’inquieta profondamente…”
Li hai definiti cialtroni. Perché?
“Non saprei da dove cominciare. Trovo perniciose una serie di idee che stanno introducendo. A cominciare da quella secondo cui il sapere specialistico non serve, che studiare non serve, che conoscere professionalmente una cosa sia quasi una colpa. Ma vi rendete conto. Guai a dire che si stava meglio quando non c’era internet. È una stupidaggine, ovviamente. Mai come oggi informazioni e conoscenze sono state così facilmente reperibili e alla portata di tutti….La competenza fa la differenza in tutti i campi. Nello sport cambia tutto se corri 100 metri in undici secondi o in otto secondi. E non è certo un caso se, nella scherma, probabilmente il fiore all’occhiello del nostro sport, gli allenatori vengono chiamati <maestri>. L’attacco alle competenze, l’attacco ai maestri…questa retorica idiota punta a smontare figure che posseggono un sapere che invece è importante e deve essere messo in comune. L’ignoranza esiste va emendata e non coccolata…secondo Alberto Granada, vecchio amico di Che Guevara, il grado di civiltà di un paese si misura da tre esse <Sport, Salute, Scuola>. L’attuale governo sta anche tentando di smontare lo sport con una riforma del Coni che affida la gestione dei finanziamenti a un organismo lottizzato che sembra il Cda della RAI…”
Insomma non c’è niente di positivo in quel che succede? Il cambiamento, la nuova élite?
“L’unica cosa che trovo importante e che saranno spazzati via, cancellati dalla storia. Anche se faranno molti danni e ci metteremo un’eternità a ripararli…”
I migranti, non possiamo accoglierli tutti. È fisicamente ed economicamente impossibile :
“…Nella mia esperienza di allenatore ho avuto a che fare con contesti molto diversi. Da squadre di quartiere a Torino, ho allenato squadre nazionali, dall’Italia, alla Grecia alla Finlandia. Ho capito che si deve uscire dai pregiudizi e ho capito la bellezza della contaminazione. Ricordo bene che i finlandesi facevano degli allenamenti spettacolari…davano il massimo…poi la partita della domenica, entravano in gioco tutta una serie di variabili, il pubblico – l’arbitro. Il risultato finale durante la partita era molto lontano dalle premesse degli allenamenti. In Italia e in Grecia invece era esattamente l’opposto. Il lunedì era mezzo riposo, il martedì un po’ si cominciava, il mercoledì un po’ di più ma sempre di malavoglia, poi però quando si arrivava alla partita la domenica succedeva un miracolo, i giocatori entravano come in uno stato di trance agonistica e davano il meglio. Questo significa che io, l’allenatore,dovevo essere assente durante gli allenamenti e presentissimo durante la partita domenicale. Mentre al contrario in Italia o in Grecia dovevo andare con la frusta durante gli allenamenti e lasciare i giocatori liberi di esprimersi nel corso della partita. Pensa che bello se fossimo tutti finlandesi durante la settimana e tutti italiani o greci durante la domenica. Per questo penso che la diversità e le contaminazioni siano una ricchezza”
In Italia manca l’opposizione ?
“Si. Ed è un guaio. L’unica opposizione organizzata, radicata, credibile, a tutto quello che sta avvenendo in Italia è la chiesa cattolica….Il problema è che manca una casa nella quale riconoscersi”
E non è un problema da poco :
“Però qualcosa la possiamo fare tutti. Possiamo fare politica con i comportamenti quotidiani. Oggi viviamo di atteggiamenti estremi. E allora è già un atteggiamento di resistenza politica il parlare senza nulla concedere al turpiloquio, alle frasi nette, alle parole forti, alle sparate e alle cafonerie. Questa è più che mai una forma di azione politica”
*Tratto dall’intervista a Mauro Berruto”La schiacciata di Berruto” di Salvatore Merlo – “Il Foglio” giovedì 31 gennaio 2019