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Concordanza casuale:
Rai Radio Tre, da domenica 9 dicembre, per quattro domeniche consecutive mette in onda,  nell’ambito di “Uomini e Profeti”,  alle 9.30, trasmissioni su “La Bellezza”,  a cura del teologo Vito Mancuso. (NdR)



Mettiamo la bellezza in opera

La stagione operistica si apre, in tre grandi teatri italiani,  San Carlo di Napoli, Teatro dell’Opera di Roma, Scala di Milano, tra fine novembre e dicembre.
Ecco come è iniziata la stagione quest’anno :
Al Teatro S. Carlo il 26 novembre il maestro  Muti ha diretto “Così fan tutte” di W.A. Mozart opera rappresentata la prima volta nel 1790.
Al Teatro dell’Opera di Roma il 2 dicembre è stato messo in scena “Rigoletto” di G. Verdi, rappresentato la prima volta nel  1851. 
Al Teatro alla Scala, il giorno di S. Ambrogio, 7 dicembre,  è  stato rappresentato “Attila”  di  G. Verdi, opera del  1846.
Tre grandi successi. Ovazioni da stadio per Muti a Napoli. Successo con qualche fischio per la rappresentazione di Roma. Ovazione sia per il Presidente della Repubblica che per  il maestro Chailly a Milano. Questo raccontano le cronache.
Mozart è bellezza. Certo non solo bellezza, ma anche allegria, trasgressione, follia. Per tanti,  il più grande di sempre.  Qui vogliamo soffermarci però, parlando di  bellezza, sul “Rigoletto”.
Molti anni fa, ad una nostra cara amica, raffinata conoscitrice della musica operistica,  ponemmo una semplice e forse banale domanda: qual è l’opera che ti piace di più, qual è la più bella? La sua risposta fu immediata. Se devo rispondere con la testa dico “Don Giovanni”, se devo rispondere  con il cuore, non c’è dubbio, “Rigoletto”.
Rigoletto è un'opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s'amuse. Centrato sulla drammatica e originale figura di un buffone di corte, è un dramma intriso di passione, tradimenti, amore filiale e vendetta, Rigoletto pone lucidamente in evidenza le tensioni sociali dell’epoca e descrive la subalternità della condizione femminile. Protagonista femminile è Gilda, la figlia. 
“Questa o quella per me pari sono”, “Bella figlia dell’amore”, “La donna è mobile”, aria che il duca di Mantova canta nel terzo atto,  sono musiche immortali.  L’opera, a metà del 1800, venne  criticata da chi ne metteva in discussione la portata che oggi potremmo definire innovatrice. Al centro della scena, ci sono un buffone e sua figlia.Ma l’estrema bellezza della musica non era stata mai messa in discussione,  neanche allora. 


LRM