Scendendo da Via San Biagio dei Librai
per inforcare Via Vicaria Vecchia verso Forcella, non si può non restare
colpiti dalla straordinaria intensità del murale dipinto da Jorit Agoch sulla
parete del palazzo adiacente la chiesa di San Giorgio Maggiore.
L’uso sapiente del chiaroscuro, il
ricorso a fisionomie attuali e popolari piuttosto che ideali, fa somigliare il
lavoro di questo artista di strada alla tormentata ricerca stilistica del
Caravaggio e non solo nel caso del murale che dovrebbe rappresentare il Santo
Patrono di Napoli. Dovrebbe, sì: il condizionale è d’obbligo. Perché un bel
giorno quel volto giovanile e sensuale, con lo sguardo all’orizzonte che sembra
più impegnato nella sfida che assorto nella contemplazione, ha spinto qualcuno
a dire che l’artista avesse in realtà rappresentato un giovane boss di forcella
sotto le mentite spoglie di Gennaro, il Santo. La notizia è stata prontamente
smentita dallo stesso autore e un giovane operaio trentenne di Forcella è
dovuto uscire dal suo anonimato per confermare d’essere lui il modello
dell’opera. Insomma, l’ennesima fake news e fin qui nulla di nuovo.
Il fatto interessante è che il rapporto
tra San Gennaro e le notizie infondate sembra non essere occasionale. La sua
stessa vicenda esistenziale è così lacunosa da aver dato vita già nel ‘700 a
biografie ed agiografie strepitosamente false, ricche di aneddoti e vicende
miracolose inesistenti, ma tanto affascinanti da entrate prepotentemente nella
tradizione popolare ed essere tramandate fino ai giorni nostri. Tanto che un
articolo de Il Mattino - 10 dicembre
2017 (riferito proprio alla ristampa di una di queste biografie settecentesche)
titolava: «San Gennaro patrono delle fake
news».
Certo un bel primato per la Città di
Napoli. Verrebbe quasi da chiedere, parafrasando un verso di W. H. Auden: «La
verità, vi prego, su San Gennaro».
Ivo
Grillo
“Gennaro” di Jorit Agosh – nei pressi della
Chiesa di S. Giorgio Maggiore (NAPOLI)