La frase scelta per la quarta edizione del Premio per le
scuole, intitolato a Lucia Mastrodomenico,
verte su concetti complessi ma, nel contempo, comprensibili a tutti: la felicità, i
diritti, l’amore, la guerra, le false aspettative.
Lucia declinava le sue frasi
principalmente al femminile, in un’ottica femminista, termine sul quale sarebbe
opportuno ritornare a discutere. Insomma in un’ottica prossima alle donne.
Cosa interessa ora di più alle
donne : il lavoro e la carriera o la casa ed i figli? Forse tutto, lavoro,
carriera, casa e figli, col rischio che l’emancipazione femminile, da
trent’anni a questa parte, sia stata,
più che foriera di liberazione, un’arma a doppio taglio che ha portato le donne al doppio del lavoro, a
casa e fuori e con forse minori riconoscimenti.
La pubblicistica sull’argomento,
emancipazione/liberazione, donna/madre, casalinga/imprenditrice, è quanto mai
vasta. Non è più disponibile però un testo,
a mio avviso fondamentale : “La Vita Materiale” di Margherite Duras. Il
libro è esaurito, scomparso. Ho provato a cercarlo in libreria ed anche online;
il gigante Amazon ne propone in vendita una copia usata, ma in buono
stato (sic). Sto parlando del libro edito da Feltrinelli nel 1988, nella bella
traduzione dal francese di Laura Guarino, e mai più ripubblicato. Libro
fondamentale e quanto mai attuale per analizzare la condizione della donna.
Ho pensato che, ad inizio d’anno,
poteva essere utile, riportarne alcuni
brevi tratti. Ecco il primo,
desunto dall’introduzione “Questo
libro ci ha fatto passare il tempo. Dall’inizio dell’autunno alla fine
dell’inverno. Tutti i testi, tranne pochissime eccezioni, sono stati
<detti> a Jérome Beaujour. Poi, trascritti, li abbiamo letti. Dopo averne
discusso, io correggevo i testi e Jérome li leggeva per conto suo. All’inizio è
stato difficile….Questo libro non ha inizio né fine, non ha centro. Dal momento
che non vi è libro senza una ragion d’essere questo non è un libro. Non è un
diario, non è giornalismo, è staccato dal quotidiano. Diciamo che è un libro di
lettura”.
Peccato che oggi sia un libro
scomparso. Sarebbe il caso che la Feltrinelli, provvedesse a ripubblicarlo. Personalmente credo che il
libro vada ripubblicato ed inserito tra
i testi scolastici, nei licei. In molti tratti più che letto va studiato,
approfondito, discusso.
Ecco un altro pezzo questa volta
tratto dal capitolo : “La Casa”:
“Credo, sostanzialmente che la
situazione della donna, lo dico per inciso, non sia mutata. La donna si fa
carico di tutto in casa, anche se ha qualche aiuto, anche se è molto più brava,
molto più intelligente, molto più coraggiosa di prima. Anche se adesso ha molta
più fiducia in sé stessa. Anche se scrive molto di più, la donna nei confronti
dell’uomo non è cambiata. La sua aspirazione essenziale è ancora quella di
salvaguardare la famiglia, averne cura. E se socialmente è cambiata, tutto
quello che fa lo fa in più, in più di questo cambiamento. Ma l’uomo, lui, è cambiato? Quasi per niente. Grida di meno
forse. E anche tace di più adesso. Sì. Non mi pare ci sia altro da dire. Gli
capita di esser in silenzio. Di approdare al silenzio e in modo naturale. Di
riposarsi del rumore della propria voce.
La donna è il focolare. Lo
era. Lo è ancora. Mi si può chiedere: quando l’uomo si avvicina al focolare, la
donna lo sopporta? Dico di sì. Sì perché a quel punto l’uomo fa parte dei
figli.
Bisogna provvedere ai bisogni
dell’uomo come a quelli dei bambini. Ed è ugualmente un piacere, per la donna.
L’uomo si crede un eroe. Esattamente come un bambino. Ama la guerra, la caccia,
la pesca, le moto, le automobili, come il bambino. Quando dorme tutto questo si
vede, e gli uomini li amiamo così, noi donne. Dobbiamo esser sincere. Amiamo
gli uomini innocenti, crudeli, amiamo i cacciatori, i guerrieri, amiamo i
bambini.
La cosa è andata avanti molto a lungo. Quando il bambino
era piccolo andavo a prendere i piatti in cucina per portarli in tavola. Lo
facevo quando un piatto era finito e si aspettava l’altro e lo facevo senza
pensarci, felice di farlo. Molte donne fanno così, come me. Lo fanno quando i
bambini hanno meno di dodici anni e poi continuano a farlo. In Italia, per
esempio, in Sicilia, si vedono donne di ottant’anni che servono bambini di
sessanta. Ne ho viste in Sicilia di donne così.
La casa è sempre un po’,
dobbiamo riconoscerlo, come se ci dessero uno yacht, un battello. È un lavoro
pazzesco, la gestione della casa, gestione mobiliare, immobiliare ed umana……Mi
dicono che gli uomini si dedicano ai lavori pesanti….Mi dicono che esagero. Me
lo dicono continuamente. Lei esagera….cioè io idealizzerei la donna…E’
possibile. Chi lo dice? Non fa poi male, alla donna, idealizzarla….”
Che aspetta l’editore a
ripubblicare “La Vita Materiale” di Margherite Duras e renderlo accessibile a
tutti/e?
RL