Fin
dalla preistoria la necessità di lasciare un segno della propria esperienza di
vita, delle proprie conoscenze o della propria visione del mondo sembra essere
stata per gli uomini una vera ossessione, sia individuale che collettiva. E,
sebbene l’evoluzione dei linguaggi, delle tecniche di scrittura e incisione,
nonché dei supporti grafici, abbiano determinato – nel tempo – la nascita dei
più svariati codici comunicativi, le pareti, i muri, degli abitati umani
non hanno mai dismesso la propria funzione ausiliare di strumento di dialogo a
distanza. Lapidi, incisioni, graffiti, pitture murali, manifesti, semplici
scritte ancora oggi danno voce alle pietre, o meglio: fanno sì che le pietre
dei nostri muri si prestino a fare da megafono per chi voglia assicurare ad una
storia, una persona, un proprio stato d’animo, ad una richiesta, un oblio meno
rapido. Perché la comunicazione murale ha certamente tre elementi di fascino: è
durevole (sebbene in relazione alla tecnica utilizzata), è economica (con la
sola eccezione delle epigrafi marmoree o metalliche) ed è in grado di
raggiungere potenzialmente un pubblico molto ampio e solo in parte
determinabile.
Il
paradosso di questo tesoro comunicativo è che, almeno per la mia esperienza nei
contesti metropolitani, l’abitudine alla sovrabbondanza di messaggi (espliciti
ed impliciti) veicolati dai muri, fa sì che ad essi si faccia sempre meno caso.
Solo quando l’atto comunicativo viene isolato (ad esempio fotografandolo e
pubblicandolo su un social network) se ne colgono appieno riferimenti poetici,
aspetti geniali o comicamente surreali che ne assicurano poi una diffusione,
come si dice oggi, virale.
Per
realizzare questa rubrica farò lo sforzo di passeggiare guardando mura e spazi
cittadini con un’attenzione diversa, condividendo poi con i lettori, brevi
riflessioni su stili comunicativi, impressioni, fatti e persone suggeriti dai muri
che parlano.
Unità.
Il
20 dicembre 2014, il Comune di Napoli ha intitolato ad Enrico Berlinguer il
largo posto all’incrocio tra Via Armando Diaz e Via Toledo, luogo di sbocco
della stazione metropolitana considerata la più bella d’Europa. Proprio sulla
vetrata che chiude il vano ascensore della stazione metropolitana, una targa
metallica ricorda l’evento, il volto di Berlinguer ed una sua citazione: «Ci si
salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno». A prima
vista la citazione sembra un comune richiamo all’unità, tema particolarmente caro alle donne ed agli uomini di
sinistra - almeno un tempo. Una lontana eco di quel “Proletari di tutti i Paesi, unitevi!” con cui si conclude il
Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels (1848). La curiosità mi ha
spinto, tuttavia, a cercare la fonte, il contesto di quella citazione e, dopo
un po’ di vane ricerche, ho finalmente trovato ciò che cercavo. La frase fu
pronunciata nel 1981 durante un’intervista rilasciata al mensile della F.G.C.I.
siciliana, Moby Dick, in risposta ad una domanda sul tormentato rapporto tra
giovani e politica e sulla crescente sfiducia degli stessi giovani
nell’efficacia della lotta politica. Enrico Berlinguer rispondeva: «Il riscatto
e la liberazione dei giovani – degli uomini – presuppone un impegno
individuale, della singola persona, il rispetto delle sue propensioni e
vocazioni, delle sue specifiche preferenze e aspirazioni personali nei vari
campi: ma si realizza pienamente e duraturamente solo attraverso uno sforzo
collettivo, un’opera corale, una lotta comune. Insomma, ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno.
E qui si tocca la dimensione sociale e politica dell’azione delle masse,
comprese le masse giovanili».
È
interessante, a mio avviso, la lettura estesa della citazione: da essa emerge
come l’esortazione all’azione collettiva – per definizione più incisiva e
duratura dell’azione individuale – presupponga, nel pensiero di Berlinguer,
l’impegno, la consapevolezza e la responsabilità dei singoli. Le donne e gli
uomini di sinistra che ho conosciuto durante l’adolescenza e la gioventù erano
proprio così: si formavano, studiavano e approfondivano le questioni più degli
altri, mentre si preparavano all’azione. Non improvvisavano, non cercavano
scorciatoie e non si confondevano nella massa.
Targa commemorativa posta in Largo Berlinguer
- Napoli
Ivo Grillo