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Caccia al libro


Ivo Grillo sta conducendo sulle pagine di madrigale.org una rubrica sui libri randagi, una sua  ricerca a commentare qualcosa che è difficile reperire sul mercato dei libri. Iniziativa, a mio avviso, utile e meritoria.
Poi ci sono libri scomparsi. La stragrande maggioranza dei libri pubblicati scompare o va al macero. Tanti libri che non hanno mercato, di autori, per solito, poco o affatto noti.  Forse è anche fisiologico, giusto,  che scompaiano, perché sono il frutto di “scriventi” e non di “scrittori”, per dirla con Elsa Morante.
Alcuni no. Alcuni libri importanti, alcuni, saggi o romanzi, scompaiono in base a logiche di mercato,  difficilmente comprensibili. Se non ci fossero libri introvabili,  non esisterebbe la trasmissione  “Caccia al libro” da anni  proposta da  Radio Tre.
In alcuni casi considero ingiustificabile ed offensivo che, in base a sole regole di mercato, alcuni libri scompaiono e non vengano riediti.
Provate a cercare, in libreria o online “L’Isola Riflessa” di Fabrizia Ramondino, una scrittrice non certo minore che ha pubblicato romanzi di grande successo.  Farete un clamoroso buco nell’acqua.
La copia in mio possesso mi è stata prestata e, come potrete immaginare, la conservo gelosamente, sperando che me ne richiedano la restituzione il più tardi possibile.
Non ho voluto presentare richiesta a “Caccia al Libro”, per rintracciare una copia dell’isola riflessa,  perché trovo indecoroso che l’Einaudi non provveda a ristampare il libro. Ho inviato varie mail alla casa editrice in tal senso che, come potete immaginare,  sono rimaste tutte senza riscontro.
La copia  in mio possesso è del 1998, con, in quarta di copertina, un commento di Goffredo Fofi che, in maniera molto più autorevole di quanto possa fare io,  descrive la bellezza del testo.
Scrive  tra l’altro Fofi: “Una piccola isola mediterranea, luogo appartato di natura e di storia, di eros e di spirito, di mito e di turismo ospita l’autrice per una primavera ed un autunno di ritiro. ..Nel suo libro più doloroso e più luminoso, nel suo libro più bello, Fabrizia Ramondino  piange la fine di un mondo, o del mondo, e la fine dell’utopia e si mette in gioco per parlare di noi, delle gioie e delle sofferenze di ieri e delle dimenticanze di oggi, di ciò che abbiamo voluto perdere e di ciò che siamo voluti diventare”
Perché dunque il libro “più bello” di Fabrizia Ramondino non è stato riedito, ed è quindi introvabile?  Quali le logiche di mercato che sottendono tale scelta? Con tutta probabilità solo miopia o stupidità. L’isola Riflessa è un libro di una grande scrittrice che ripubblicato e accompagnato da una corretta operazione di marketing venderebbe migliaia e migliaia di copie.
Ed allora? Che si aspetta?
Chiudo questo scritto che vuole essere anche un’ ennesima istanza alla casa editrice affinché riediti il libro,  provando a fare un omaggio agli abitanti delle isole minori, agli isolani di Ventotene, con i quali Fabrizia ha trascorso intere giornate nei periodi più belli ed intensi, quelli “fuori stagione”. La Ramondino ha descritto luoghi e persone,   addentrandosi nei più fini intrecci delle loro relazioni, partecipando alla vita dell’isola che è, nel bene e nel male, il superlativo di quanto avviene nella vita di quanti abitano nel continente.
Eccone un piccolo esempio : “Qui tanto nell’isola maggiore (Ventotene NdR) che in quella minore (Santo Stefano NdR), alla paura reciproca che connota tutte le relazioni umane, se ne è sempre aggiunta una in più. I carcerati avevano paura delle guardie, le guardie dei superiori e dei carcerati stessi; così prima per i relegati, poi per i confinati. E gli isolani avevano paura di carcerati, relegati, confinati e spesso anche delle guardie. Oggi a queste antiche paure si è sostituita l’estraneità e la diffidenza tra turisti ed isolani. Ora però, come in un teatro degli equivoci ci si scambia le parti: dal cameriere al padrone dell’albergo, dal negoziante al commesso, dal barcaiolo al direttore del centro subacqueo, quasi tutti, finita la stagione, diventano, a loro volta, turisti in altri luoghi, vivendo in modo capovolto estraneità e diffidenza.
Ci sono due bottiglie di acqua minerale di plastica, tutte storte e polverose, la cui base è incorporata nel cemento, in cima ad un muretto. Due anni fa dei muratori lo stavano costruendo, lavorando sotto la canicola. Passo, le noto, ricordo la loro fatica. È lo stemma araldico di quei muratori: al posto dell’aquila o del leone rampante un segno che significa sete e sudore”
Un vero delitto non rendere disponibile a tutti la lettura de “L’Isola Riflessa”.


Lucia Rosa Mari