Chi gioca a tresette sa che è più complicato giocare a perdere che giocare a
vincere. Almeno questo dicono in molti.
Ma per quali motivi, in politica, si giochi a
perdere, è davvero difficile da
comprendere.
L’anno prossimo si vota e pare che dei tre
schieramenti politici in lizza, sinistra, cinquestelle e destra, almeno due
giochino a perdere: la sinistra ed i cinquestelle.
I
cinquestelle
s’inorgogliscono in quanto, stando ai sondaggi, sarebbero il primo partito. Per
governare però, non basta essere il primo partito, occorre che ci sia una
maggioranza, in parlamento, frutto di una coalizione. Ma i grillini, puri e
duri, se ne fregano. Non vogliono alleanze e quindi, con tutta probabilità,
rimarranno il primo partito ma non governeranno il prossimo quinquennio. Lasceranno
delusi i loro elettori che sperano ancora in un cambiamento della politica, che sperano ancora di sbattere fuori dal
parlamento i corrotti e i ciarlatani. Ottimi principi, buoni i programmi dei
grillini (tranne l’inspiegabile atteggiamento contro lo ius soli), ma destinati
a rimanere in forma di protesta. Non creare le condizioni per andare al governo
significa giocare a perdere.
La
sinistra,
più divisa che mai, si è fatta promotrice di una legge elettorale che privilegia
le coalizioni ben sapendo che, con tutta probabilità, a sinistra, non si raggiungerà alcuna aggregazione. Come i
fatti di questi giorni stanno dimostrando si presenteranno due o più liste con
il risultato di disperdere i voti e perdere le elezioni. Ciononostante il
segretario del PD viaggia in treno per l’Italia, ripetendo le gesta di chi
(Veltroni) dieci anni fa, girò l’Italia in pullman, col vento in poppa, tra ali
di folla festante e poi perse le elezioni. Quindi la sinistra si è fatta
promotrice di una legge elettorale contro sé stessa, ripete vecchi schemi e
vecchi divisioni e gioca quindi a perdere. Eppure non ha governato male, stando
per lo meno al confronto con i precedenti governi. Negli anni addietro si è
fatto molto, molto peggio. Con un altro piccolo/grande sforzo (approvazione
della legge sullo ius soli – ius culturae e sul testamento biologico), avendo
già approvata la legge sui diritti civili, l’attuale governo corre il rischio
di passare alla storia della repubblica italiana.
La destra storicamente si aggrega sugli
interessi dei singoli contendenti della coalizione ed è quindi più capace di
creare aggregazioni. È tuttora in gioco chi ne dovrà essere il leader. Non è
poca cosa. Ma, fiutando aria di vittoria, i leader della coalizione di destra
saranno capaci di trovare le opportune
mediazioni, di risolvere, all’ultimo
istante anche il tema della leadership. Quando in gioco sono gli interessi
delle maggiori regioni del nord, dei maggiori gruppi imprenditoriali vi è una
consolidata consuetudine a giocare a vincere. Anche per questo tutti i sondaggisti danno la destra vincente
alle prossime elezioni. Occorre
considerare poi il fatto che la maggioranza degli elettori italiani è di
destra, o di centro destra.
Quindi allo stato delle cose due schieramenti
giocherebbero a perdere. Uno giocherebbe per vincere. Vedremo in primavera come
andrà a finire.
Un suggerimento ai capi degli schieramenti che
giocano a perdere: andatevi a leggere “Il Principe” del tanto vituperato (forse
un tempo?) Machiavelli. Datato 1513,
rimane uno dei massimi testi di teoria politica mai scritti. Per anni
ritenuto come un testo antietico e foriero del “fine giustifica i mezzi” (frase
mai pronunciata dal Machiavelli), viene ora considerato per quel che è : un
testo imprescindibile per capire come ottenere risultati vincenti in politica.
Basti ricordare che, per Hegel, l’opera di Machiavelli rappresenta “l’intervento appassionato e lucido di un
patriota che cerca d’individuare i mezzi idonei alla costruzione di uno stato
nazionale italiano”.
Quindi leggere “Il Principe” può contribuire ad
imparare quali possono essere “i mezzi
idonei alla costruzione della vittoria per il buon governo”. Anche alle
prossime elezioni. Anche per chi fino ad ora ha giocato a perdere.
Lucia Rosa
Mari