In autunno inizia la scuola. La scuola cade a pezzi. Gli
innovativi documenti ministeriali sono solo un esercizio teorico senza
sostanza. La burocratizzazione della scuola avanza e l’informatizzazione ha
complicato lo stato delle cose. I genitori vogliono che i figli vadano a scuola
con piacere ma siano anche impegnati ed abbiano buoni voti. Nelle scuole c’è
tanto disordine e miseria che, gli insegnanti che abbiano voglia di fare, riescono a trovare, o prendersi, spazio. La
cultura non abita nelle scuole. La pubblica va a degradarsi e la privata avanza
con sempre più costosi centri di eccellenza. Più si affinano i sistemi di
valutazione e meno sono utili ed efficaci.
Quanto si può andare avanti con affermazioni di questo tipo? Al
contrario, a qualcuno, non proprio esperto del settore, viene da dire : “meno
male che, in Italia, la scuola pubblica c’è; che alle volte esprime livelli di
buona qualità; che la privata non è solo un diplomificio, anche se esistono
pessimi e tollerati esempi al riguardo
MadrigaleperLucia, nel solco del ricordo e del pensiero di
Lucia, non può accontentarsi dello stato delle cose, di come va la scuola; vuole dare il proprio piccolo contributo a
mettere in risalto, storie di persone e
fatti, laddove la scuola funziona.
Per cominciare riportiamo alcuni brani di quanto ha detto Papa Francesco il 20 giugno 2017 in visita
alla tomba di Don Lorenzo Milani. Cominciare
da quanto ha detto Francesco, da quello
che consideriamo il punto più alto, servirà forse a stimolare riflessioni
costruttive (RL).
“Cari
fratelli e sorelle, sono venuto a Barbiana per rendere omaggio alla memoria di
un sacerdote che ha testimoniato come nel dono di sé a Cristo si incontrano i
fratelli nelle loro necessità e li si serve, perché sia difesa e promossa la
loro dignità di persone, con la stessa donazione di sé che Gesù ci ha mostrato,
fino alla croce.
Mi rallegro
di incontrare qui coloro che furono a suo tempo allievi di Don Lorenzo Milani
alcuni nella scuola popolare di San Donato, altri qui nella scuola di Barbiana.
Voi siete i testimoni di come un prete abbia vissuto la sua missione nei luoghi
in cui la chiesa lo ha chiamato con piena fedeltà al Vangelo e proprio per
questo con piena fedeltà a ciascuno di voi che il Signore gli aveva affidato. E
siete testimoni della sua passione educativa, del suo intento di risvegliare
nelle persone l’umano per aprire al divino.
Di cui il suo
dedicarsi completamente alla scuola, con una scelta che qui a Barbiana egli
attuerà in maniera ancora più radicale.
La scuola,
per Don Lorenzo, non era una cosa diversa rispetto alla sua missione di prete,
ma il modo concreto con cui svolgere quella missione, dandole un fondamento
solido e capace di innalzare fino al cielo. E quando la decisione del Vescovo
lo condusse qui, tra i ragazzi di Barbiana, capì subito che se il Signore aveva
permesso quel distacco era per dargli dei nuovi figli da far crescere e da
amare. Ridare ai poveri la parola, perché senza la parola non c’è dignità e
quindi neanche libertà e giustizia: questo insegna Don Milani. Ed è la parola
che potrà aprire la strada alla piena cittadinanza nella società, mediante il
lavoro, e alla piena appartenenza alla chiesa con una fede consapevole. Questo
vale a suo modo anche per i nostri tempi, in cui solo possedere la parola può
permettere di discernere fra i tanti e spesso confusi messaggi che ci piovono
addosso, e di dare espressione alle istanze profonde del proprio cuore, come
pure alle attese di giustizia di tanti fratelli e sorelle che aspettano giustizia.
Di quella piena umanizzazione che rivendichiamo per ogni persona su questa
terra, accanto al pane, alla casa, al lavoro, alla famiglia, fa parte anche il
possesso della parola come strumento di libertà e di fraternità.
Sono qui
anche alcuni ragazzi e giovani, che rappresentano per noi i tanti ragazzi e
giovani che oggi hanno bisogno di chi li accompagni nel cammino della loro
crescita. So che voi, come tanti altri nel mondo, vivete in situazioni di
marginalità e che qualcuno vi sta accanto per non lasciarvi soli e indicarvi
una strada di possibile riscatto, un futuro che si apra su orizzonti più
positivi. Vorrei da qui ringraziare tutti gli educatori, quanti si pongono al
servizio della crescita delle nuove generazioni, in particolare di coloro che
vivono in situazione di disagio. La vostra è una situazione piena di ostacoli
ma anche di gioie. Ma soprattutto è una missione. Una missione di amore, perché
non si può insegnare senza amare e senza la consapevolezza che ciò che si dona
è solo un diritto che si riconosce, quello di imparare. E da insegnare ci sono
stante cose, ma quella essenziale è la crescita coscienza di una coscienza
libera, capace di confrontarsi con la realtà e di orientarsi in essa guidata
dall’amore, dalla voglia di compromettersi con gli altri, di farsi carico delle
loro fatiche e ferite, di rifuggire da ogni egoismo per servire il bene comune.
Troviamo scritto in Lettera a una professoressa: “ho imparato che il problema
degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da
soli è l’avarizia.” Questo è un appello alla responsabilità un appello che
riguarda voi cari giovani, ma prima di tutto noi, adulti, chiamati a vivere la
libertà di coscienza in modo autentico, come ricerca del vero, del bello e del
bene, pronti a pagare il prezzo che ciò comporta. E questo senza compromessi……..
……Prima di
concludere, non posso tacere che il gesto che ho compiuto oggi vuole essere una
risposta a quella richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo Vescovo e
nella rettitudine della sua azione pastorale. In una lettera al Vescovo
scrisse: “Se lei non mi onora oggi con un qualsiasi atto solenne, tutto il mio
apostolato apparirà come un fatto privato…” Dal Cardinale Silvano Piovanelli,
di cara memoria, in poi, gli Arcivescovi di Firenze hanno in diverse occasioni
dato questo riconoscimento a don Lorenzo. Oggi lo fa il Vescovo di Roma. Ciò
non cancella le amarezze che hanno accompagnato la vita di don Milani – non si
tratta di cancellare la storia o di negarla, bensì di comprenderne circostanze
e umanità in gioco -, ma dice che la Chiesa riconosce in quella vita un modo
esemplare di servire il Vangelo, i poveri e la Chiesa stessa. Con la mia
presenza a Barbiana, con la preghiera sulla tomba di don Lorenzo Milani penso
di dare risposta a quanto auspicava sua madre: “Mi preme soprattutto che si
conosca il prete, che si sappia la verità, che si renda onore alla Chiesa anche
perb quello che lui è stato nella Chiesa e che la Chiesa renda onore a
lui…quella Chiesa che lo ha fatto tanto soffrire ma che gli ha dato il
sacerdozio e la forza di quella fede che resta, per me, il mistero più profondo
di mio figlio…Se non si comprende realmente il sacerdote che don Lorenzo è
stato, difficilmente si potrà capire di lui anche tutto il resto. Per esempio
il suo profondo equilibrio tra durezza e carità” (Nazzareno Fabbretti, Incontro
con la madre del parroco di Barbiana a
tre anni dalla sua morte, Il Resto del Carlino, Bologna, 8 luglio 1970). >Il
prete trasparente e duro come un diamante > continua a trasmettere la luce
di Dio sul cammino della Chiesa. Prendete la fiaccola e portatela avanti!
Grazie
Grazie tante
di nuovo! Pregate per me, non dimenticatevi, Che anch’io prenda esempio di
questo bravo prete! Grazie della vostra presenza. Che il Signore vi benedica. E
voi sacerdoti, tutti – perché non c’è pensione nel sacerdozio! -, tutti, avanti
e con coraggio! Grazie.
(Tratto da “gli asini” n. 42 – 43 /2017 – agosto settembre)