Di
evangelica memoria, aveva in origine un significato ben preciso che con il
passare del tempo si è perso, significato che proprio nulla aveva a che fare con
l’atteggiamento buonista.
Gesù
disse ai suoi discepoli: “Ma a voi che
ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi
odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano
male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra….. (Luca 6,27-38)”
Queste
parole spesso sono interpretate come un
atteggiamento buonista: non fare nulla, subire.
È
una delle accuse che viene mossa a certi settori del mondo cattolico. Ma sarà
bene per tutti abbandonare tale illusione. Porgi l’atra guancia non è un
approccio spirituale arrendevole che, alla prova dei fatti, non avrebbe nulla a
che vedere con quanto predicato nel Vangelo.
Nel
Vangelo è anche scritto: siate candidi come colombe, ma anche furbi come
serpenti (Matteo 10, 16-18). Le due raccomandazioni del Maestro sono collegate.
Porgere l’altra guancia, questo invito di Gesù, non significa assumere un
atteggiamento arrendevole e di sottomissione, non significa passività di fronte
all’offesa, come erroneamente si crede. Porgere l’atra guancia significa invece
l’impegno di interrompere il circolo vizioso della violenza.
Ai
tempi di Gesù, infatti uno schiavo, veniva colpito in volto dal suo padrone con
il dorso della mano, perché non avesse a sporcarsi le mani. La guancia colpita
generalmente era la destra. Allora lo schiavo per non essere colpito di nuovo,
porgeva la guancia sinistra. Così si costringeva il padrone a colpire con il
palmo della mano, quindi a sporcarsi le mani, ciò che il padrone non avrebbe
mai fatto. Il voltare il viso dall’altra parte per porgere la guancia opposta
era un modo per impedire all’aggressore di colpire ancora, per costringere il
potente a fermarsi. Le parole di Gesù ci invitano, sostanzialmente, a non
rendere il male per il male, ma sempre e comunque il bene. La cosa fondamentale
da comprendere è che amare è la sola cosa che conti. Ricordiamo che l’amore non
è qualcosa di passivo ma una scelta attiva. Amare significa pensare, parlare,
agire, scegliere con amore. Amare è un modo di vivere concreto. Porgere l’altra
guancia significa continuare a credere nell’amore in qualsiasi circostanza ed amare tutti
nonostante il loro comportamento nei nostri confronti. In concreto significa
anche una decisione di assunzione di responsabilità. Da un lato occorre
denunciare e far emergere senza ipocrisie e finzioni, le logiche di potere e di
dominio delle coscienze perverse perseguite per secoli. Oggi siamo chiamati,
come cristiani, a fare questo: impedire al male di prendere il sopravvento, non
con la violenza che incattivisce ancora di più gli animi, ma attraverso quei
tanti piccoli accorgimenti che possiamo adottare nella nostra vita quotidiana.
Essi hanno in sé la forza di sabotare le azioni perverse dei violenti.
Giuseppe Borriello (laurea
magistrale in Scienze Religiose)