Dopo
la pubblicazione degli elaborati dei
vincitori della terza edizione del Premio per le scuole “Lucia Mastrodomenco”
riportiamo alcuni scritti degli studenti ritenuti, dalla commissione
esaminatrice, degni di menzione (NdR)
“Immigrati
una parola molte distinzioni.”
Molte persone emigrano dal loro paese di
nascita ma non lo fanno per darci fastidio, emigrano perché si trovano in
condizioni pessime e non riescono a trovare una soluzione. Lasciare il proprio
paese non è facile: provano tristezza, tanta tristezza, e il paese destinato
non dà il benvenuto come si deve oppure neanche li accolgono.
In maggioranza i lavori fatti dagli
immigrati sono lavori faticosi ma utili, però non vengono pagati come si deve.
Il loro salario è basso tanto che non riescono nemmeno a comprarsi il necessario.
Una breve intervista che parla della vita
di Yogaranjini Gunaratnam che riesce a fuggire dalla difficoltà del suo paese
ma non prova felicità ma dispiacere, ci aiuta a capire. Ed ecco l'intervista:
Io: Perchè sei venuta a Napoli invece di
rimanere nel tuo paese di nascita?
Yogaranjini: Sono venuta a Napoli
perché il mio paese era in guerra e non c'era tanta possibilità di lavoro,
inoltre pur avendo il lavoro il salario è basso. Abbiamo scelto proprio Napoli
perché il fratello di tuo padre aveva conosciuto una persona di cui si era
innamorato e noi per stare vicini andammo con loro; cosi abbiamo un parente
vicino.
Io: Come ti sembrava lasciare il tuo
paese?
Yogaranjini:
Provavo sofferenza tanta sofferenza. Avevo pure pianto perché lasciare la propria
casa e andare a vivere in un altro continente è difficile e fu molto
faticoso.
Io: Quando hai raggiunto Napoli per la
prima volta che cosa hai provato?
Yogaranjini:
La prima volta ero molto spaventata perché era una città del tutto diversa
dalla mia. Tutti mi guardavano strano perché indossavo un abito tipico indiano.
A casa stavo con miei fratelli e sorelle ma ora mi devo abituare però dovevo
cambiare proprio lo stile di vita.
Io: Avevi provato sensazioni
cattive?
Yogaranjini:
Sì, perché quando atterrai vidi lungo una strada, sedute per terra, persone di
colore che vendevano oggetti e da quel momento ebbi paura che poteva succedere
lo stesso anche a me!
Il mondo è grande e ci sono molte persone
da aiutare in qualsiasi paese. Non dobbiamo pensare solamente a farci la guerra
ma dobbiamo imparare a vivere insieme. Riconoscere le proprie culture e
provenienze non è razzismo, ma distinguere i propri diritti da quelli degli
altri, quello è razzismo.
Jathusham
Gunaratman