Lo scritto che segue è
risultato terzo classificato nell’edizione 2017 del Premio Lucia Mastrodomenco.
Di seguito le motivazioni della commissione esaminatrice : “Il tema viene svolto attraversando concreti richiami all’attualità.
La consapevolezza che occorre aiutare i tanti Mariam o Ahmed che sono giunti
nelle nostre terre. C’è un richiamo critico a ciò che poteva essere fatto per i
migranti ma non lo è stato; c’è
l’esempio della Germania, del piano di accoglienza realizzato. Poiché siamo
tutti sulla stessa barca, uomini e donne la cui vita va vissuta e rispettata,
si può costruire, insieme ai migranti un’economia forte e degna.” (NdR)
Dall’Australia al Canada, passando dalla Svezia
e infine alla nostra cara Italia, sono questi i sogni e le speranze dei
rifugiati siriani, purtroppo protagonisti di questo triste ma intenso articolo
della giornalista Sara Fornaro per la casa editrice “ Città nuova”. Ci troviamo
nel piccolo campo profughi di Dekouaneh, un polveroso sobborgo della capitale
libanese che dal 2011 ospita una trentina di famiglie di rifugiati siriani che
scappano da una guerra che pian piano li sta decimando. Non solo siriani,
all’interno di questo sobborgo troviamo numerosi immigrati che ormai si sono
stanziati negli scheletri dei palazzi abbandonati vivendo con poco e nulla.
L’organizzazione e la speranza dei rifugiati
siriani caratterizzano le giornate , con la speranza che un giorno volino per
la loro terra, la loro casa, come racconta Ahmed. Poco vicino i sogni di Mariam
che insieme alla sua famiglia desiderano un futuro in Australia, per
ricominciare a vivere..
Devastati dal terrore e stremati dalle lacrime versate per i loro cari,nel piccolo sobborgo di Dekouaneh si prova ad andare avanti e probabilmente è questa la vera forza;perdere un padre,una madre, dei fratelli ma nonostante ciò continuare a vivere e non a sopravvivere. I rifugiati infatti abbelliscono il campo come meglio possono, arrangiandosi con fili colorati e palloncini, aiutati anche dall’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che provano, insieme, a contattare tramite vecchi cellulari,amici e parenti..ma spesso, non trovano risposte..
Dunque tutto ciò è un appello a chi può e deve aiutare queste persone, da Mariam ad Ahmed, fino ai rifugiati politici dell’Africa nera, popoli diversi ma accomunati da un dolore simile, un dolore, che noi, non riusciamo neanche ad immaginare. Una testimonianza forte ed intesta che deve arrivare all’Europa la quale deve mobilitarsi in primis per aiutare i migranti che scappano dal dolore e dalla guerra e poi a coloro che cercano una via alternativa, un” sogno”, ormai non più americano ma svedese,tedesco,francese.
Devastati dal terrore e stremati dalle lacrime versate per i loro cari,nel piccolo sobborgo di Dekouaneh si prova ad andare avanti e probabilmente è questa la vera forza;perdere un padre,una madre, dei fratelli ma nonostante ciò continuare a vivere e non a sopravvivere. I rifugiati infatti abbelliscono il campo come meglio possono, arrangiandosi con fili colorati e palloncini, aiutati anche dall’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che provano, insieme, a contattare tramite vecchi cellulari,amici e parenti..ma spesso, non trovano risposte..
Dunque tutto ciò è un appello a chi può e deve aiutare queste persone, da Mariam ad Ahmed, fino ai rifugiati politici dell’Africa nera, popoli diversi ma accomunati da un dolore simile, un dolore, che noi, non riusciamo neanche ad immaginare. Una testimonianza forte ed intesta che deve arrivare all’Europa la quale deve mobilitarsi in primis per aiutare i migranti che scappano dal dolore e dalla guerra e poi a coloro che cercano una via alternativa, un” sogno”, ormai non più americano ma svedese,tedesco,francese.
Questo appello quindi deve arrivare alle
organizzazioni umanitarie e alle super potenze europee che devono riuscire a
gestire questa situazione nei migliori dei modi.
Un esempio perfetto? La Germania! Dall’inizio
della crisi dei migranti, la Cancelliera tedesca Angela Merkel attua un piano
semplice, chiamato “porte aperte” con il quale piano politico invita i
rifugiati politici e non, a raggiungere
la Germania per fare la richiesta d’asilo e tentare la fortuna. La
Germania solo nel 2015 ha accolto circa 1 milione di migranti. Mesi fa la
Merkel ha convocato a Berlino un vertice con i dirigenti di tutti i più
importanti gruppi industriali tedeschi per discutere dell’integrazione dei
profughi nel mercato del lavoro. L’iniziativa è stata chiamata “Wir zusammen”
(Noi insieme) ed erano presenti rappresentanti di aziende come Siemens,
Deutsche Bank e Lufthansa, tra gli altri. Merkel ha detto che dopo
l’accoglienza, l’obiettivo principale e comune dovrà essere favorire
l’inserimento dei profughi nel mercato del lavoro. Quindi lo scopo tedesco è
appunto dare una speranza a queste persone, donando loro un lavoro e quindi uno
stipendio fisso, permettendo ad essi di rifarsi una vita ma inoltre garantirsi
un aumento abnorme di un nuovo flusso lavorativo a tal punto che secondo
numerose stime, la Germania in futuro avrà sempre più bisogno degli immigrati. Un
piano quindi intelligente di attrarre talenti extracomunitari per poi
integrarli nella vita sociale, un fenomeno oggi divenuto popolare tramite la “
Blue Card ” legata ad uno stipendio minimo
e al livello di istruzione. Oggi la Germania ha una delle legislazioni
più permissive per quanto riguarda l’immigrazione dell’intera Europa. Tutto questo con un preciso obiettivo:
facilitare l’immigrazione di lavoratori qualificati e di accademici, lasciando
invece chiuso il mercato del lavoro per i lavoratori non 99qualificati. L’emancipazione può e deve iniziare da tutto
ciò evitando casi scioccanti come la
storia di Aylan, il bambino di soli tre anni ritrovato senza vita sulla coste
turche. Una foto che ha fatto il giro del mondo indignando numerosi leader
politici, e che è figlia di un mondo che se ne lava le mani, nel mare in cui lo
stesso Aylan è morto.
Siamo tutti sulla stessa barca e prendendo esempio dalla Germania o da altri paesi capaci di intendere ciò che succede ormai da anni cerchiamo di salvarli, e perché no , costruire attorno a loro un economia forte e degna come quella tedesca.
Siamo tutti sulla stessa barca e prendendo esempio dalla Germania o da altri paesi capaci di intendere ciò che succede ormai da anni cerchiamo di salvarli, e perché no , costruire attorno a loro un economia forte e degna come quella tedesca.
Manuel Pisani
Massamormile