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Je suis...?

Sono ormai quasi trecento le vittime del sisma che ha travolto il centro Italia la notte del 24 agosto. Le scosse non hanno ancora cessato di seminare paura e distruzione: nella notte di pochi giorni fa, la terra tra i comuni di Macerata e Norcia ha tremato nuovamente, prolungando la fase di emergenza in cui si trovano le regioni Lazio, Umbria e Marche. Il mondo intero in questi giorni si stringe attorno alle famiglie di Amatrice e dei comuni limitrofi. Molte le donazioni, ancor di più i giovani volontari che partono da tutta Italia per aiutare le vittime del sisma.
In questo clima di solidarietà e raccoglimento, il giornale satirico Charlie Hebdo non cessa di far scalpore: sul numero uscito il 31 agosto, viene pubblicata un’immagine intitolata <<Terremoto all’italiana: penne al sugo di pomodoro, penne gratinate e lasagne>> (traduzione italiana).
La vignetta illustra uomini insanguinati e, immagine ancor più cruda, accatastati in “lasagne umane”.  Le aspre critiche dal web non hanno tardato ad esprimersi e a giudicare l’immagine una satira “sgradevole e imbarazzante”, come affermato dal sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che apre le danze ad una lunga lista di indignazioni: “Vignetta imbecille e disgustosa!” definita dal consigliere Giovanni Toti, e ancora “Uno stupido insulto verso l’Italia e i morti del terremoto” esclamato dal presidente dell’Udc Gianpiero D’Alia, e così via.
Tutte sentenze che si commistionano in un unico, grande grido: “Je ne suis pas Charlie”.
Ma cos’è cambiato dal 7 gennaio 2015, giorno divenuto sfortunatamente famoso dopo l’attentato terroristico alla sede del giornale satirico? Quella data, infatti, porta con sé non solo venti morti e altrettanti feriti, ma anche e soprattutto sdegno. Ancora riecheggiano le parole del presidente Hollande, che ha qualificato la tragedia come un “attentato terroristico di eccezionale barbarie”. Una barbarie perpetrata in via di principio all’inalienabile libertà di manifestazione del pensiero, di qualsiasi contenuto - diritto riconosciuto da tutte le moderne costituzioni, e che trova fondamento nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. 
Solo un anno fa, il mondo intero – e l’Italia in primis, si faceva paladino del libero pensiero, che importa se sgarbato e irriverente come quello di Charlie Hebdo.
Ebbene, che differenza c’è tra “Cento frustate se non muori dalle risate” (vignetta satirica su Maometto) e la vignetta sul terremoto nel centro Italia?
Se si sfogliano attentamente le pagine di Charlie, ci si accorge che la satira black e di cattivo gusto non è una novità, e perciò niente di cui valga la pena sconvolgersi.
Sebbene stavolta il governo francese abbia correttamente preso le dovute distanze dal giornale, dichiarando solidarietà agli italiani, dobbiamo arrenderci all’evidenza che la satira è fatta anche di trivialità e sgarbatezza, sin dall’epoca di Aristofane.
Probabilmente, la vignetta “Terremoto all’italiana” andrebbe letta come critica alla politica italiana, caratterizzata spesso da circostanze analoghe (vedi sisma dell’Aquila) e non come una grottesca presa in giro delle vittime del terremoto. Ma, del resto “La satira deve esagerare. La sua essenza più profonda è quella di essere ingiusta”, come affermato da Tucholsky.


Fiorenza Orsitto