Nel
2015, a 20 anni dalla Conferenza
Mondiale delle Donne di Pechino, sono state realizzate in Italia numerose
iniziative per discutere sui risultati raggiunti in merito alle 12 aree
critiche della Dichiarazione di Pechino:
empowerment,
mainstreaming, follow-up sono state le parole d’ordine che hanno
caratterizzato l’appuntamento di Pechino. In Italia il nostro governo, le istituzioni, le associazioni hanno messo in evidenza che purtroppo le
discriminazioni non sono state
abbattute. I diritti delle donne sono ancora lesi, in particolare la violenza
sulle donne. Le pari opportunità fanno
fatica ad essere attuate. Nel corso
dei dibattiti che si sono svolti
nell’occasione della Conferenza è stata ribadita la necessità della nomina
del Ministro sulle Pari Opportunità.
Solo
recentemente, il 10 maggio 2016, con il
Consiglio dei Ministri n.116. il Governo ha attribuito al Ministro Maria Elena Boschi, la delega
di “Indirizzo e Coordinamento in materia di Adozioni Internazionali e di
Presidente della Commissione per le Adozioni Internazionali, nonché in materia
di Pari Opportunità”.
Questa nomina ci sembra quanto mai importante. Sono passati 70 anni da quel 10 marzo
1946, giorno in cui le donne italiane votarono per la prima volta in 436 Comuni
dell’Italia liberata eleggendo 2000 donne nei consigli comunali. Votarono poi
universalmente in occasione del referendum del 2 giugno 1946, data in cui
nacque la Repubblica. Fu il primo atto concreto verso una democrazia paritaria,
dopo anni di lotte.
La Costituzione rappresenta, grazie anche
all’impegno di 22 donne che parteciparono alla sua stesura, una rottura fondamentale con il
passato, nel quale la posizione giuridica della donna era di assoluta inferiorità nella vita politica, nella vita
civile, nella famiglia.
Il
cammino per la parità è stato lungo, faticoso
e non certo completato. La Costituzione della Repubblica Italiana, negli articoli
che sanciscono l’uguaglianza, (art. 3 “ Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,di
razza,di lingua,di religione,di opinione politica,di condizioni personali e
sociali, art. 29 e 30 sulla famiglia, art. 37 sul
lavoro, art. 48 sull’ elettorato), ha posto le premesse non solo
per un mutamento della legislazione, ma
anche per un mutamento del costume e della società.
Basti
pensare che, solo nel 1975, con il nuovo
diritto di famiglia, trova attuazione l’art. 29 comma 2 e viene a cessare la
struttura arcaica della famiglia.
Come
è noto in Italia nonostante l’evoluzione
delle leggi a favore delle donne, vi è sempre stato un elevato grado di
discriminazione e di disparità tra i sessi in tutti i campi da quello politico
a quello occupazionale. In particolare il cammino della rappresentanza dei sessi è stato difficile e tortuoso.
Nonostante
vi sia stato, negli ultimi anni, un progressivo e costante aumento delle donne
in posizioni apicali, ancora oggi la quota di posizioni dirigenziali non è
proporzionale alla loro presenza nelle amministrazioni. Molte amministrazioni segnalano settori o livelli professionali che
presentano un divario tra donne e uomini superiore ai 2/3. Finalmente sono
state approvate importanti normative,
nel 2012, per l’applicazione delle pari opportunità nella pubblica
amministrazione con le cosiddette “quote rosa” negli enti locali e nei consigli di amministrazione delle società pubbliche.
Il
26 dicembre 2012 è entrata in vigore la legge n. 215 che amplia e arricchisce
il panorama legislativo riguardante la tutela e la garanzia della promozione
della parità di genere. La nuova legge punta ad incrementare l’accesso
paritario di donne e uomini alle cariche elettive e ai pubblici uffici delle autonomie
territoriali.
Per
quanto riguarda l’accesso alle cariche elettive, essa delinea e prevede in primo
luogo il riequilibrio della rappresentanza di genere, nei consigli e nelle giunte degli enti locali
e regionali, la parità di accesso di donne e uomini alle cariche elettive e
agli organi esecutivi dei comuni e delle province (modifiche al’art. 17
,comm5 del T.U n. 267/2000) e agli organi
di amministrazione e di controllo nelle società controllate da pubbliche
amministrazioni (DPR 30 novembre 2012 n. 251) così come la parità di accesso
nei programmi di divulgazione politica dei mezzi d’informazione.
Per
i Consigli regionali, la legge non prevede singole misure ma viene fissato il
principio per cui l’atto di nomina o la legge elettorale regionale devono
garantire la presenza di entrambi i sessi.
Ogni
Regione, dunque, dovrà munirsi di apposite leggi per rispettare e garantire la
presenza di entrambi i generi nelle cariche elettive del consiglio regionale.
Queste
normative hanno contribuito ad avere oggi più donne nei consigli comunali e
circoscrizionali, nei consigli regionali e nelle giunte comunali. Oggi in Parlamento abbiamo per la prima volta
290 donne, ovvero circa il 40% di parlamentari. Il principio di parità democratica nella
rappresentanza e il riequilibrio tra uomini e donne costituisce dunque una
direttiva a cui si deve adeguare chi esercita un potere pubblico.
Le
recenti elezioni amministrative 2016 hanno portato sorprendenti risultati a favore
delle donne. Nei 126 Comuni dove si è
votato sono state elette 24 Sindache,
comprese città importanti come Roma e Torino. Una nuova generazione di donne è
risultata vincente.
A 70 anni dal voto delle donne, a 20 anni
dalla Conferenza di Pechino l’empowerment, per un cambiamento nelle istituzioni, potrebbe essere un occasione
per le donne al potere, per il governo delle città. La speranza è che
sia una vittoria delle donne e non dell’”in
quanto donna”. Da oggi la parola Sindaca verrà usata più spesso e speriamo
che sarà la premessa per l’affermazione del linguaggio di genere.
Quale la rappresentanza
di genere, nelle recenti elezioni
amministrative 2016, del Comune di
Napoli? La rappresentanza femminile si è notevolmente incrementata. Nel Consiglio Comunale di Napoli saranno presenti
12 consigliere comunali contro le 6
della passata legislatura. Nelle
Municipalità si contano 72 consigliere
donna contro le 34 della passata
legislatura, quasi il 36% in più. Ciononostante
i Presidenti delle Municipalità sono tutti
uomini, mentre precedentemente vi erano due donne a presiedere altrettante
municipalità. Nei prossimi mesi vedremo
poi come sarà composta la Giunta comunale dal rieletto Sindaco di Napoli.
L’auspicio è quello di una autentica politica delle
donne, nel reciproco rispetto delle differenze innanzi tutto di genere, ma
anche di razza e religione. L’auspicio è
che tutto ciò contribuisca a che non si ripeta l’orrore di delitti, come
l’assassinio della giovane deputata inglese Jo Cox, uccisa per i suoi ideali
politici ma probabilmente anche perché donna.
Luisa Festa