Qualche
riflessione sul seminario dal titolo “Genere, sesso, sessualità. Sviluppi
attuali del femminismo contemporaneo” tenuto da Stefania Tarantino presso
l’Istituto Italiano per gli studi filosofici di Napoli nei giorni 11-15 aprile
2016.
Molti sono i motivi per cui voglio ringraziare
Stefania Tarantino per il suo seminario su alcune femministe contemporanee
svoltosi presso l’Istituto Italiano per gli studi filosofici di Napoli dall’11
aprile fino al venerdì 15 aprile 2016.
Il pensiero femminile e femminista della
differenza ha nuovamente echeggiato fra le mura di questo Istituto in grande
difficoltà, un luogo così tanto amato per il suo contributo alla cultura della
città e anche nel mondo. Ritengo molto importante che la parola femminile trovi
la sua casa in quel luogo in cui troppo spesso la filosofia neutra ha abitato e
penso che anche la concretizzazione della Casa delle donne che sta finalmente
per nascere a Napoli, grazie alle femministe storiche e le “giovani” (rispetto
a noi della mia generazione!) femministe di questa città che hanno dato vita
all’Assemblea delle donne di Napoli per la restituzione, sia un segnale forte
per la diffusione del/dei saperi femminili e delle pratiche femministe.
Molto, infatti, è ancora da fare. Non solo
perché viviamo in una babele di linguaggi come ha detto Sandra Macci durante
uno dei suoi interventi al seminario di Stefania, ma anche perché ci siamo
accorte quanto, soprattutto le ragazze giovanissime, abbiamo bisogno di uno
scambio vivo di pensiero, di un luogo di riflessione sul pensiero femminile e
femminista che s’interroga sulle contraddizioni del presente, pena il restare
ferme a un’idea di parità e opportunità che fa i conti solo con il mondo
maschile in termini di libertà, possibilità e autonomia.
Seppure sappia molto bene quanto l’autonomia
economica per le donne sia fondamentale, so anche che ciò non basta. E non
soltanto perché il mercato del lavoro è in pieno disfacimento, ma anche perché
senza un pensiero autonomo le donne saranno sempre subalterne come soggetti.
L’autonomia di pensiero e l’autonomia economica si alimentano a vicenda: è
necessario liberarsi da quello sguardo maschile o “neutro” che caratterizza la
storia, il simbolico dato, con cui purtroppo molte donne si guardano ancora,
obbligandole a essere seduttive ed essere sedotte. Che il mondo non si sia
trasformato molto nei rapporti duali lo si percepisce in maniera diffusa e lo
si è percepito anche in alcuni interventi nel seminario di Stefania.
Un altro motivo della mia gratitudine per questi
incontri è che dopo gli anni ‘90 in cui frequentavo con le femministe e
filosofe napoletane degli incontri sulla differenza, e cioè quando iniziò la
mia personale riflessione sulla differenza di genere, nella lettura fatta da
Stefania Tarantino si è reso evidente ancor di più che non esiste “la donna”,
come si sente parlare nei discorsi pseudodemocratici dei maschi o delle donne
stesse. Judith Butler, Julia Kristeva, Rosi Braidotti, Melanie Klein, Luce
Irigaray e Luisa Muraro sono le donne,
pensatrici e donne plurali, irriducibili l’una all’altra ma, allo stesso tempo,
tutte importanti per la nostra riflessione perché insieme fanno legame, creano
relazione nello stesso pensare. In più, nelle parole e nelle lezioni di
Stefania erano presenti anche Angela Putino, filosofa prematuramente scomparsa,
Lina Mangiacapre e Lucia Mastrodomenico, donne e femministe napoletane,
scomparse anche loro prematuramente che
con la loro creatività e il loro pensiero hanno decisamente arricchito le
nostre pratiche.
Il loro è risuonato con forza quel “genio
femminile” di cui parla Kristeva, una genialità che non è l’essere eroico del
romanticismo, ma il pensare da sé, il cercare il proprio genio dentro di sé e
non da quello che ci viene dato, nella piena e non convenzionale sperimentazione
di sé e della propria libertà. Qui l’esperienza diventa fondazione di un sapere
altro, di qualcosa che tiene conto di ciò che, ad esempio, una filosofa come
Edith Stein ha chiamato Einfühlung, l’empatia, e che tiene conto di ciò che
un’altra filosofa, Hannah Arendt, intendeva quando scriveva che pensare e
vivere fanno uno, sono un tutt’uno. Solo questo intreccio vivo del pensare
impedisce il male assoluto.
Il nostro tempo ha più che mai bisogno del
pensiero femminile della differenza. Ne ha bisogno per la sua radicalità perché
trasforma noi stesse, poiché la parola “mette al mondo il mondo” e dunque
modifica anche le relazioni che agiamo nel mondo. Di conseguenza, quello delle
donne, essendo un pensiero radicale, viene continuamente sottaciuto, svalutato,
deriso, insultato, appositamente ignorato nella sua portata. Tutto ciò lo
sperimentano ancora oggi tante donne non solo nel loro lavoro ma in tanti
ambiti sociali
Durante il seminario ciò che Stefania ha messo
in evidenza è, a mio avviso, fondamentale per le giovani generazioni, e non
solo per loro: l’ ontologia relazionale, la parzialità di ciascun soggetto, il
partire da sé e la domanda “chi sei tu?” superano e oltrepassano qualsiasi
concetto di tolleranza e di politically
correct, che oggi più che mai appaiono come delle mere finzioni che non
modificano nulla. Il “chi sei tu” invece ci costringe all’ascolto dell’altra/o
e della sua irriducibilità.
Di fronte all’Europa odierna, così incapace di
agire e chiusa in sé di fronte all’emergenza profughi mi sembra il minimo, e
non solo rispetto a tutto ciò. Occorre smetterla con “l’appropriazione e la
natura del possesso dell’altro, fino a ridurlo a sé”, come scrive Luce
Irigaray.
Sul pensiero di Luisa Muraro e il suo ordine
simbolico abbiamo tanto discusso, e penso che si debba discutere ancora con le
più giovani, mi sa… È una pensatrice per me fondamentale per la valorizzazione dell’origine materna e della
lingua materna che apre, dà parola alla realtà del nascituro, ne nutre il
corpo, la lingua e la mente e che ha subìto storicamente una cesura da parte
della cultura maschile del pensiero. Non sono stati ignorati nemmeno i lavori
di Carla Lonzi, di Adrianne Rich, di Simone de Beauvoir e le tre Ghinee di
Virginia Woolf. Una donna tira l’altra, si può dire…
Con la produzione di Rosi Braidotti io ero
rimasta al suo “soggetto nomade” e, grazie a questo seminario, sono venuta a
conoscere l’evoluzione del suo pensiero che mi ha subito coinvolta mentre
Stefania ne parlava. Ho ordinato subito il libro della Braidotti: Il postumano: la vita oltre l’individuo,
oltre la specie, oltre la morte. Mi è venuto in mente il concetto della
parzialità dei due soggetti così cari al femminismo, ma anche la trasformazione
del rapporto tra cultura e natura, in un mondo digitale, coi prodotti
geneticamente modificati, l’utero delle donne che sempre più viene appropriato
dalla scienza e dalle tecnologie, di tutto ciò di cui ci dovremo occupare sia
sul piano concettuale che filosofico, nonché politico.
Infine, Stefania Tarantino ci ha posto la
domanda: “A quale umanità possiamo tornare?”. E ha risposto: “c’è chi vuole
tornare alla Grecia, alla culla della civiltà occidentale. Ma noi sappiamo che
le donne non erano cittadine in quella società che si divideva in oikos e polis, la casa per le donne e la sfera pubblica per i maschi.
Io so che non c’è ritorno, ma so che non
dobbiamo mai smettere di decostruire l’esistente, di “fare e disfare” questa
civiltà in cui viviamo, mettere al mondo il mondo con le nostre parole, con i
nostri sguardi e i nostri corpi di donne, a partire da noi.
Tutte differenti anche fra noi, ma con dei
legami forti dove il motore è l’amore della relazione, dove l’empatia e non il
possesso a creare misure nuove di civiltà.
Tuula
Haapiainen
(Questo il calendario
degli incontri tenuti da Stefania
Tarantino - Università degli Studi di
Napoli “L’Orientale”- su: “GENERE, SESSO, SESSUALITÀ: SVILUPPI ATTUALI
DEL FEMMINISMO CONTEMPORANEO“ 11–15
aprile 2016 presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (http://www.iisf.it)
:
Lunedì 11 aprile Per una futura articolazione dell’umano in
Judith Butle
Martedì 12 aprile Il postumano di Rosi Braidotti
Mercoledì 13 aprile Il genio femminile di Julia Kristeva
Giovedì 14 aprile La natura a due in Luce Irigaray
Venerdì 15 aprile Ordine sociale e ordine simbolico in Luisa Muraro) NdR