(Pubblichiamo
di seguito l’ultimo dei pezzi tra i vincitori della II Edizione del Premio per
i Licei “Lucia Mastrodomenico” NdR)
Questo è
un mondo strano
Questo è un mondo strano: con una superficie[1] di
510.100.000 km2 , è abitato da più di sette
miliardi di persone[2],
ognuna della quali, in accordo con la sua natura umana, vuole avere tutto;
sebbene, in realtà, la maggior parte di esse si accontenterebbe di avere
qualcosa. Secondo le stime di Oxfam, infatti, l’1% della popolazione mondiale
detiene circa la metà della ricchezza globale[3].
Si tratta di un dato assolutamente sconcertante. O meglio, lo sarebbe se non lo
sapessero già tutti.
Checché ne dicano i radical chic o gli
intellettuali da salotto, nessuno è davvero stupito. Nessuno è davvero
indignato. Nessuno è davvero infastidito, se non, forse, da quel leggero senso
di irritazione che si prova a non essere compresi in quell’1%. “I proletari non
vogliono una rivoluzione, ma solo più soldi”[4].
Multimiliardari sono presentati come modelli per
i giovani; l’epiteto “schifosamente ricco” viene sostituito con “visionario”,
“genio”. Sfruttano i bisogni delle persone a scopo di lucro e, quando non ve ne
sono, ne creano su misura. Ognuno si affanna, alla ricerca di un pezzo, anche
minimo, di potere personale, al fine di soddisfare il suo ego, per avere di
più, sempre di più, per illudersi di contare qualcosa in questo immenso
formicaio; e corre, corre sugli ingranaggi di questo meccanismo inceppabile,
perdendo contatto con la realtà, con gli altri, con l’umano. E così il
senzatetto che ti chiede l’elemosina diventa addirittura fastidioso, perché ti
mette faccia a faccia con il tuo egoismo e la tua avidità. O, nel migliore dei
casi, diventa il simbolo di cui ti servi per esorcizzare te stesso: puoi
illuderti di essere buono, dopo avergli dato i pochi spiccioli che ti pesavano
in tasca... ti aiuta a dormire un po’ meglio la notte. E la notte, dormono
tutti benissimo.
Questo bisogna cambiare: l’indifferenza. Il
vivere la propria vita credendo che il mondo circostante sia da ignorare, se
non è utile; o da comprare se, oltre ad essere inutile, va pure di moda e
magari innalza di un gradino la propria posizione sociale per il solo fatto di
essere posseduto. E questo è quanto, niente giri di parole. Può? Deve. Lo farà?
Questa è tutta un’altra storia. Lo farà, se si investe nella cultura,
nell’educazione. Le grandi rivoluzioni – quelle positive – sono state fatte
tutte così.
Ma soprattutto, bisognerebbe liberarsi
dall’ipocrisia, dalla convinzione di essere moralmente migliori degli altri,
del tipo: “Se avessi cento milioni, io farei…”, no, non è vero. C’è una
minoranza di persone che ha fatto più di quanto prometti con molto meno. Non lo
faresti perché sottosotto sei, come la maggior parte delle persone e anche se
non lo ammetti, un essere egoista, avido, dipendente dal consumo feroce e
inconcludente. Hai una malattia. Accettarlo è il primo passo verso il
cambiamento, e puoi farlo. È esilarante, perché sembra di essere in un centro
di disintossicazione. Diventa meno divertente, se ci si rende conto che questo
è proprio quello che servirebbe un po’ a tutti.
Ferdinando
Simone D’Agostino
[1]
https://it.wikipedia.org/wiki/Terra
[2]
https://it.wikipedia.org/wiki/Popolazione_mondiale
[4] Alan Moore, Eddie Campbell, From Hell.