Ripensare i Servizi Sanitari in un’ottica
interculturale
Una volta acquisito il dato della
strutturalità del fenomeno migratorio, a metà degli anni ’90,
emerge con forza la necessità di un ripensamento generale dei servizi
anche in campo sanitario.
Infatti, in quegli anni la
stabilizzazione dei flussi migratori, pose al centro della discussione, alla
quale partecipò attivamente Cidis onlus, la questione della crescita di una
cultura pubblica comune in materia sanitaria in grado di rispondere non solo ai cittadini
italiani, ma anche ai nuovi bisogni che si prospettavano con l’arrivo degli
immigrati che fino a quel momento si rivolgevano, per problemi di salute, a
servizi paralleli del privato sociale. Questa consapevolezza metteva in primo
ordine la necessità di adeguare strumenti e servizi alla nuova realtà.
Da allora molta strada è stata fatta,
anche se al profondo mutamento non sempre hanno corrisposto, a livello
generalizzato, delle risposte adeguate ad affrontare problemi alquanto complessi, soprattutto nel momento in cui le
caratteristiche delle migrazioni sono fortemente cambiate. Oggi, infatti, per
una serie di fattori complessi, giungono sul nostro territorio non solo
giovani, ma anziani, bambini, persone poco acculturate, con progetti migratori
confusi e non scelti e con un profilo di salute piuttosto modificato. Inoltre,
il patrimonio di salute in dotazione all'immigrato, svanisce sempre più
rapidamente per una serie di fattori di rischio, legati all’estrema precarietà
della sua situazione.
D’altra parte, e non si può ignorare, è
cresciuto in certi settori della società di accoglienza, il
riconoscimento che la diversità
culturale significa anche la condivisione di
molti valori e che esiste un’ umanità comune al di là della
molteplicità delle realizzazione particolari in cui essa si esprime.
Per rispondere alla eterogeneità e alla
dinamicità dei bisogni in materia di salute, CIDIS si è attivato in
collaborazione con i Servizi Sanitari del territorio, organizzando sportelli di
informazione e orientamento rivolti ai migranti per facilitare il loro accesso
e la fruizione dei servizi, ma soprattutto implementando una serie di
interventi per promuovere una maggiore assunzione di responsabilità dell’immigrato
e in particolare delle donne, fulcro dell’educazione sanitaria di tutta la
famiglia, riguardo il proprio stato di salute.
Nello specifico le attività sono state
organizzate su un doppio binario: uno legato alle attività di sensibilizzazione
rivolte agli immigrati, l’altro relativo ai rapporti con gli enti e alla
formazione/aggiornamento del personale socio sanitario.
Principi e ambiti ispirati ad un
approccio interculturale e attuati attraverso uno strumento trasversale che è
la Mediazione culturale e di sistema.
In questo senso gli interventi di
mediazione culturale hanno assicurato agli operatori strumenti per decodificare
i bisogni e trovare modalità comprensibili per organizzare le risposte alle
richieste esplicite ed implicite della nuova tipologia di utenti.
Siamo infatti convinti che per affrontare
i nodi strutturali dell’integrazione degli immigrati, ogni intervento deve
passare anche attraverso la promozione di cambiamenti culturali di tutti gli
attori che fanno parte del sistema istituzionale per produrre un processo complessivo di riflessione e riorientamento dei servizi in un’ottica
interculturale.
La svolta verso il pluralismo, anche in
ambito sanitario, esige che gli operatori dei servizi siano pienamente coscienti del fatto che i
loro modi di agire e di pensare non sono universalmente validi e neanche gli unici. Per questo motivo diventa
centrale l’attivazione di percorsi di
formazione/aggiornamento degli operatori dei servizi sulla tematica della
comunicazione interculturale, perché è evidente che le barriere linguistiche e
l’impossibilità di decodificare elementi
culturali, innescano equivoci comunicativi, rendono difficile ogni forma di
relazione e impediscono l’interpretazione di atteggiamenti e comportamenti che sono la causa di incomprensioni e
conflitti, condizionando in questo modo la fruibilità effettiva delle
prestazioni. Infatti, la concezione della malattia e della salute, l’idea della
cura, l’approccio alla prevenzione, il rapporto con la medicina occidentale,
sono aspetti che incidono fortemente sull’esito degli interventi realizzati
dagli operatori dei servizi sanitari.
Teniamo a sottolineare che questi
percorsi mirano a fare acquisire ai destinatari, le competenze necessarie ad
innescare un processo anche minimo di modifica dell’ esistente in materia di
erogazione di un servizio e per questo vengono privilegiati gli aspetti della comunicazione
interculturale, appresi nella loro effettiva applicabilità.
Si parte, quindi, dalla decostruzione dei
meccanismi rigidi del linguaggio specifico per spostare l’attenzione sugli
atteggiamenti più strettamente relazionali e l’acquisizione di competenze
spendibili in ambito lavorativo.
In questa ottica è possibile attivare un
processo di “mediazione di sistema”, declinato in tutte le sue modalità
(consulenze, sostegno, aggiornamento/formazione) coinvolgendo istituzioni,
operatori, utenza e territorio, che puntando al raggiungimento di obbiettivi
globali e non alla creazione di meccanismi isolati di intervento, mira a
costruire un processo aperto e flessibile, pronto a negoziare, se
necessario, alcuni dei suoi tratti.
Sebbene siano stati mossi i primi passi
in questa direzione, c’è la consapevolezza che il percorso è difficile e le
resistenze forti, ma vogliamo ricordare che la politica sanitaria pone il
cittadino al centro del sistema: in altre parole sono i diritti del cittadino
sia italiano o straniero che istituzioni e operatori devono privilegiare.
D’altra parte, adeguare i servizi
sanitari alle specificità culturali dei vecchi e nuovi utenti, non è una
elargizione agli immigrati, ma costituisce un salto positivo di qualità e un
incremento di efficacia dei servizi per rispondere istituzionalmente non solo a
chi viene da lontano, ma per adeguare a calibrare le risposte anche a tutte le
richieste dell’eterogenea popolazione
italiana.
Stella Maris Fiorentino
(Vice Presidente CIDIS ONLUS)