Joey
Barton, per molti un’icona, per altri è un idiota. L’unica cosa certa è che
prima o poi verrà radiato dei campi da gioco. Whatever you are, be a good one, queste sono
le parole con cui Joey Barton ci accoglie sul suo profilo Twitter. Ma siamo
certi che, chiunque descrivesse Joey Barton in tre parole, le tre parole usate
non sarebbero certamente “a good one”.
Joey
è nato in una periferia di Liverpool, dove il confine fra criminalità e vita
normale è davvero sottile. Suo fratello ha scelto la strada sbagliata ed è in
carcere a scontare una pena di 18 anni per omicidio a sfondo razzista. Il
cugino è deceduto dopo aver dato 12 coltellate e poi
averne ricevute altrettante. Molti suoi amici hanno preferito la droga e il
mondo della delinquenza semplicemente perché non avevano altre vie. Lui no. O
meglio, in parte. Barton, dicono i più
autorevoli commentatori di calcio inglese, è un delinquente che gioca a calcio.
Uno che grazie al suo talento è riuscito ad emergere. Ma il successo, non hanno
purtroppo cambiato il suo modo di pensare, il suo modo di agire. Joey ha girato varie città e cambiato tante
squadre che hanno provato a limitare le sue esagerazioni, ma sempre con scarsi
risultati.
Il
calcio gli aveva anche offerto la sua personale rivincita, contro l'Everton, la squadra di cui era tifoso
da piccolo e che l'aveva scaricato quando giocava nelle giovanili. I tifosi dei
blu di Liverpool lo insultarono per
tutta la partita; lui li zittì segnando
un gol contro di loro ma, non contento, esultò mostrando il fondoschiena ai
supporters.
Nell'ultima
gara del campionato 2012 Barton con il suo QPR, squadra della quale era
capitano, si giocava la salvezza contro il Manchester City. Le due squadre
erano obbligate a vincere: il City per aggiudicarsi il campionato dopo un
digiuno lungo 44 anni, il QPR per rimanere in Premier. Barton, però, quella
partita non la terminò. Al 55esimo minuto lasciò i suoi compagni in inferiorità
numerica. Cartellino rosso. Nella match più importante dell'anno Barton voltò
le spalle alla squadra che capitanava. Diede un pugno a Tevez, che l'arbitro
sanzionò con il cartellino rosso; non contento, prima di uscire dal campo colpì
anche Aguero, che poi segnò il gol scudetto per il City al 93esimo minuto.
Massimo
Marianella giornalista di Sky Sport, il più accreditato esponente, in Italia, di calcio inglese, descrisse Barton in questa
maniera: "È un criminale, Barton è
un criminale. E infatti è stato in galera due volte. È uno stupido ed è un
criminale. Che brutta persona, non dovrebbe mai stare in un campo di Premier
League, neanche con un biglietto, Joey Barton".
Attualmente
Joey, dopo una breve parentesi al Marsiglia, milita nell’ Fc Burnley club di championship,
seconda categoria inglese. È molto attivo sui social ed ha aperto un sito
internet; quando vi si accede esce fuori
una scritta: "Joey Barton, calciatore, studente di filosofia, futuro
allenatore. Cosa ne sarà di me?" Bella domanda. Resta il fatto che Barton
è un pessimo esempio per i tanti tifosi, in particolare giovani, che amano il calcio ed i loro interpreti.
Rocco Maria Landolfi