Migliaia
di telespettatori, finora assolutamente disinteressati al motoGP, sono previsti
per la gara dell’ 8 novembre a Valencia.
È
bastata la querelle legata alla caduta del pilota spagnolo Marquez ad opera del
nostro fuoriclasse Valentino Rossi sul circuito motoGP di Sepang.
Cosa
sia accaduto e quali ne siano stati i retroscena in fondo poco importa per una
riflessione di carattere generale.
È
davvero difficile la competizione quando quello che ti sta accanto, il tuo più
temibile avversario, è anche l’insuperato
campione di tutti i tempi che, in barba all’età, dimostra una freschezza
ed uno spirito di competizione ancora fuori dal comune: Valentino Rossi sin
dagli albori della sua carriera è stato
l’uomo delle sfide.
Nel
2004 la costruttrice nipponica di motori Yamaha, nel 2004, propone a Valentino la sfida motoGP che lui
accetta purché la moto gli sia praticamente “cucita” addosso; e, senza l’ombra
di uno sponsor, al solo riempitivo di GOOOOO!!!, sul cupolino Valentino vince
su quella moto ben 4 mondiali .
È
praticamente un mito. Le sue vignette ed i suoi show a fine gara diventano
quasi più attese delle vittorie. Viene definito the doctor a testimonianza
della suo potere taumaturgico sulle moto (solo dopo verrà insignito della laurea
honoris causa).
Potrebbe
ritirarsi ed aspettare che un altro pilota lo eguagli e lo superi, ma Valentino
continua la sua ricerca, e come i veri miti ad un certo punto cade, ma come i
veri miti si rialza per tornare a vincere, sempre all’insegna dell’autoironia;
“gallina vecchia fa buon brodo” sarà il suo motto sull’ultimo podio mondiale
del 2009.
Valentino
come tutti i miti ha i suoi emuli, tra questi il giovane Marc Marquez, che fa
di Valentino il suo assoluto riferimento. È solo un bambino nel 2008 a
Montmelò, quando chiede al suo idolo di farsi una foto con lui.
Marquez
è un astro nascente del motociclismo, forse l’unico con le potenzialità non del
campione ma del fuoriclasse. Ha dalla
sua una alleata fondamentale, l’età; il fenomeno Valentino Rossi volge
in ogni caso al termine: l’anagrafe è inesorabile.
Forse
a Marquez sarebbe bastato attendere un poco, lasciare che gli eventi
scorressero senza forzature, fare chapeau
al grande campione nella consapevolezza della sua incontrastata presenza sulla scena futura.
Evidentemente
nei motorsport il coinvolgimento dei piloti è talmente grande e la carica di
adrenalina talmente alta da non lasciare spazio alla ragionevolezza anche a
scapito di correttezza e lealtà.
Pochi
problemi per Rossi il cui personaggio
mediatico e le sue imprese restano inscalfibili nella memoria dei suoi fan e
dei più; un vero peccato per Marquez il cui scarso fairplay rischia di ipotecare
l’avvio di una carriera da vero campione essendo probabilmente l’unico
ad avere tutti i numeri per diventarlo.
Rocco Maria Landolfi