Il 2000 è stato l’anno dell’incredibile storia di calcio del Calais Racing Union FC che è
giunto fino alla finale della coppa di
Francia. Il Calais non era semplicemente una squadra più piccola delle
altre, meno potente economicamente o caduta in disgrazia. Il Calais del 2000
era una squadra composta per intero da non professionisti: operai,
magazzinieri, scaffalisti, impiegati. Dei precari del pallone come tanti ce ne
sono nella provincia italiana ed in quella francese. Nel maggio del 2000
arrivarono ad un passo dalla storia, a pochi minuti da mettere le mani su un sogno,
sulla coppa di Francia, prima che il destino si divertisse a buttare tutto
all’aria.
La favola del Calais inizia per
divertimento: la Coppa di Francia, infatti, consente a tutte le squadre,
dilettanti o professionisti che siano, di iscriversi alla competizione.
Superati i turni preliminari, si arriva a giocare una partita contro una
squadra di Prima o Seconda divisione. Sicuramente era questo il massimo obiettivo
del Calais in quell’anno: fare qualche partita e magari fare una gita in qualche
grande stadio.
I protagonisti di questa favola sono
persone come noi. C’è il portiere, Cédric Schille, ex promessa del settore
giovanile del Metz, ma che al professionismo aveva rinunciato da un po’; c’è il bomber, Mickaël Gérard, che quando non
è impegnato a sistemare palloni nella porta avversaria, sistema pacchi dentro
gli scaffali di un magazzino. C’è l’altro attaccante Jérôme Dutitre, che invece
di mestiere fa il maestro.
Questo era il Calais del 2000, nulla di
più: una squadra di onesti lavoratori che gli scarpini li indossavano solo per
passione. Sono riusciti a sconfiggere una lunga serie di avversari, un mare di
squadrette che si scannano fra loro. In quegli anni il Calais naviga, nei
bassifondi della quarta serie francese. Nei primi turni elimina quattro
avversarie di serie inferiori.
Le ultime due sono vittorie sofferte,
sudate, di misura, negli ultimi minuti di partita, con grande fatica. Tutta
questa fatica, e siamo solo ancora all’ottavo turno preliminare, le grandi
squadre di Francia sono ancora tutte sullo sfondo mentre il Calais è lì a
prendere calcioni per ottenere il privilegio di sfidare l’aristocrazia del
pallone. Ai trentaduesimi di finale
l’urna accoppia il Calais con il Lille: attualmente in Ligue 2, ma saldamente
in testa al campionato, pronto a tornare nella massima serie e pronto anche a
frantumare le ambizioni del Calais. Ma inaspettatamente il Calais resiste e a
pochi minuti dalla fine trova un incredibile pareggio. Dopo l’1-1 si va ai
rigori e, dagli 11 metri, la spunta il Calais. Senza sbagliare neanche un
calcio di rigore, segno di solidità mentale, o di leggerezza della testa,
pazzesca. Il viaggio del Calais può continuare, destinazione sedicesimi di
finale. Il sorteggio questa volta è benevolo e fortunato: non ci sono squadroni
di professionisti da affrontare, ma un’altra squadra di quarta divisione, il
Langon-Castets. L’ambiente è in visibilio, i giocatori animati da una carica
che è impossibile da spiegare con le sole meccaniche della tattica o della
tecnica. In quella che oramai sembra una cavalcata inarrestabile, il Calais
passa anche questo turno in scioltezza, con un agile 3-0.
Ottavi di finale. Il Calais più altre
15 squadre dell’elite del calcio francese. Il piccolo Stade Julien Denis non
basta più per contenere l’entusiasmo che oramai si sta piano piano diffondendo
a macchia d’olio in tutto il paese. Per gli ottavi di finale, anche se si gioca
in casa, bisogna traslocare allo Stade de la Liberatìon di Boulogne.
Avversari, ancora una volta dei
professionisti, il Cannes che milita in Ligue 2 ma che può vantare un abisso di
differenza tecnica e preparazione tattica nei confronti dei rivali. Passano i 90 minuti senza reti, si va ai
supplementari, dove il Cannes passa in vantaggio a 5 minuti alla fine. Sembra
tutto finito, sembra che i dilettanti debbano lasciare il passo ai
professionisti. E invece no, come d’incanto, come se questa favola proprio non
dovesse finire, a un istante dal triplice fischio finale, il Calais pareggia.
Si va ai rigori. Dove, ancora una volta, come in un sogno, il Calais si
dimostra più freddo e più lucido. I canarini, così sono chiamati i giocatori
del Calais, sono tra le migliori 8
squadre di Francia.
Ai quarti di finale toccherà allo
Strasburgo. Squadra di Ligue 1. Ma la partita finisce 2-1 per il Calais, che
vola in maniera inaspettata alle semifinali. La Francia è letteralmente
incredula. Oramai tutti fanno il tifo per loro.
Alle semifinali tocca ai Campioni di
Francia, al Bordeaux. Il Calais, oramai, è diventato qualcosa di più di una
semplice squadra di dilettanti. E’ diventato qualcosa di metafisico, una
squadra che incarna un sogno che sembrava impossibile. E infatti, arroccandosi,
sudando, soffrendo, il Calais resiste, ordinatamente, senza mai crollare. Si va
ancora una volta ai supplementari. Il Calais passa in vantaggio con l’impiegato
Jandau. Ma il Bordeaux pareggia subito, per l’ennesima volta in questa storia,
sembra che la parola fine sia a pochi istanti dall’essere scritta. E invece no,
il Calais risorge ancora. Il maestro elementare Millien sigla il 2-1, Gèrard
addirittura il 3-1. Estasi collettiva, a Calais come nel resto della Francia.
Paese in visibilio, appassionati calcistici che oramai sono tutti,
indiscutibilmente, dalla parte dei canarini che, sono a 90 minuti dal trofeo.
Il Nantes è meno forte del Bordeaux. Ma
è pur sempre una squadra di Ligue 1 e, sulla carta, questa finale non sarebbe
nemmeno iniziata. Ma questo sport si gioca sul prato verde, e infatti Jérôme
Dutitre in mischia, porta sul 1-0 Calais, punteggio con il quale si va
all’intervallo; dopo solo quattro minuti
della ripresa però il Nantes segna il gol dell’1-1. Il Calais resiste ancora per tutta la ripresa,
ma quando la partita sembra andare verso i supplementari, all’ultima azione,
l’arbitro fischia rigore per il Nantes. Il calcio è bello ma anche maledetto.
L’ultimo rigo della storia è il più amaro. Sibierski del Nantes batte il
portiere del Calais. Finisce 2-1 per il Nantes.
I giocatori del Calais cadono a terra, in lacrime, amareggiati e con la
sensazione che quel sogno gli sia stato strappato brutalmente di mano. Rubato,
quasi. In fondo, la stessa amarezza, percorre le bocche di tutti gli 80.000
presenti allo stadio e forse, persino
dei tifosi del Nantes. Forse anche loro sarebbero stati felici di lasciare la coppa di
Francia a quei piccoli eroi quotidiani.
Rocco
Maria Landolfi