Mauro
Berruto, coach dell’Italia volley
maschile, di anni 46, con bianca camicia e jeans, in panchina della nazionale, potrebbe tranquillamente salire in cattedra.
Originario di Torino, cresciuto all’oratorio di San Bernardino, in un quartiere
operaio, ci ricorda il motto dei suoi anni giovanili: “insieme è più facile”.
Gli studi universitari in filosofia con una tesi di laurea in antropologia, lo
guidano da sempre nella gestione delle squadre di pallavolo che ha allenato.
Prime esperienze di allenatore ad Atene, città da lui molto amata, fino a considerare
la Grecia la sua seconda casa. Nel 2005,
dopo aver allenato varie squadre Italiane, passò ad allenare la fredda e debole
Finlandia. Con la nazionale finlandese, inanellò una serie di entusiasmanti
successi, fino ad arrivare a battere, di
fronte ad 8mila spettatori, i campioni mondiali del Brasile.
Tornato
in Italia fu chiamato ad allenare la nazionale. Alle olimpiadi di Londra del
2012 l’Italia conquistò il bronzo. Secondo Berruto bisogna potenziare la
“cultura del movimento”. Praticare uno sport, migliora la qualità della propria
vita, tanto in termini di salute, quanto di benessere psicologico.
L’insegnamento di questa responsabilità individuale, del prendersi cura di se stessi, anche grazie
all’attività motoria, è una delle sfide che dovrà affrontare la scuola Italiana
di domani. Berruto è anche uno scrittore. Il pallone è al centro dei suoi due
romanzi: “Andiamo a Vera Cruz con
quattro acca” e “Indipendiente Sporting”, romanzo in cui tratta la vicenda calcistica
del giovane Ernesto Guevara. Scrivere, afferma Berruto, è per me un hobby, che mi fa star bene. La
scrittura mi offre la possibilità di raccontare ciò che intendo per sport. Lo
sport ti permette sempre di aprire una finestra sulla società. Nel volley, come
nella letteratura, Berruto si mostra
sempre alla ricerca di dimensioni estetiche. Questa dimensione si ritrova nella
pallavolo, sport in cui la parità dei
sessi non è mai stata messa in discussione. L’allenatore ha postato sul suo
sito una frase dello scrittore brasiliano Paolo Cohelo: ”Va a prendere le tue
cose. I sogni richiedono fatica”.
La
fatica sta al primo posto, secondo Berruto, insieme all’impegno, anche per
realizzare progetti nelle periferie delle nostre città. Lo sport può molto a
questo livello. Mi piacerebbe, afferma Berruto, che fosse lo sport a restituire ai cittadini i
territori di periferia, dove maggiori sono l’emarginazione e la criminalità.