Il fenomeno degli status symbol, è molto più diffuso
nelle attività che interessano un numero grande di persone; questo è il caso
dello sport. Gli status symbol sportivi si differenziano di gran lunga da
quelli che possono essere gli status symbol materiali o rappresentati da
persone in altri campi.
Quando si analizza l’ambito sportivo, si prendono in
esame tutti gli sport a 360 gradi. In questa analisi, non si può prescindere
dal fatto che, calcio e basket, sono gli sport di gran lunga più diffusi nei
paesi dove l’impatto degli status symbol è maggiore, ovvero Europa centrale e
USA.
Per tutti gli sportivi, non professionisti o comunque
non di successo, gli status symbol da prendere ad esempio sono ovviamente gli
atleti che ottengono risultati migliori. In questo senso la sfida per gli
atleti sta nell’emulare uno status symbol di riferimento, per magari
raggiungerlo, ottenere i suoi risultati e batterlo sul campo. Quindi gli
sportivi professionisti e di successo, molto spesso, rappresentano uno status
symbol. Non solo per gli sportivi non professionisti, ma anche a tantissimi
altri strati sociali della società. Purtroppo al giorno d’oggi i ragazzi che
praticano sport professionistici e non, sono sempre meno. Quasi il 40% degli
adolescenti italiani, nella fascia d’età 13-14 anni, non pratica alcuna
attività sportiva (oltre alle 2 ore settimanali previste dal calendario
scolastico), o la pratica per meno di due ore alla settimana. La percentuale
sale al 44% per quanto riguarda le ragazze.
Sicuramente però lo sport piace ed ha successo perché
è capace sempre di sorprendere chi lo guarda, facendoci così appassionare. Lo
sport, e il calcio in particolare, molto spesso è un vero e proprio specchio
della società del paese in cui si giocano. Per questo si è così legati alla
propria squadra di calcio, fino a determinare un senso di appartenenza
viscerale che va oltre la più inimmaginabile passione. Lo status symbol per
eccellenza nel calcio è la fascia da capitano.
Per gli Inglesi, che il calcio l’anno inventato, è
molto di più di una semplice fascia che si lega attorno al braccio. Chi la
porta è qualcosa di più di un semplice calciatore. Il calciatore che la indossa
sta rappresentando la gente, gli appassionati, i tifosi. Per essere un vero
capitano occorre avere doti umane ancora prima di essere un bravo calciatore.
Come Kamil Glik è per il popolo granata di Torino. Lo
scorso, 4 maggio 2014 è toccato a lui leggere i nomi dei calciatori del grande
Torino che persero la vita nella strage di Superga.
Questo è l’onore, e se vogliamo anche il dovere, di
tutti i capitani in maglia granata. Al
Torino il tecnico Giampiero Ventura non ha avuto bisogno di spiegare nulla. Ha
semplicemente preso la fascia di capitano e l’ha stretta attorno al braccio del
difensore polacco. Kamil Glik è colui che, più di ogni altro, incarna lo
spirito guerriero della squadra.
Kamil Jacek Glik nasce a Jastrzębie-Zdrój, una
cittadina dal nome impronunciabile, in Polonia. Nella Polonia meridionale per
la precisione, in cui per ragioni storiche l’influsso tedesco è ancora molto
presente. Proprio per questa ragione Glik possiede anche il passaporto tedesco.
Ma è inutile spiegarvi di che nazionalità si senta il nostro capitano. Anzi,
proprio lui monte volte ha detto che, quella contro la Germania è forse la
partita più sentita da parte sua. E non facciamo fatica a credergli. Kamil Glik, è sin da sempre solidità,
abbinata ad agilità, un muro difensivo. Per
i tifosi e per tutto il popolo granata, è un eroe, è il loro irrinunciabile
capitano. Perché sia entrato prepotentemente nei cuori di tutti gli
appassionati è facile da intuire. Glik gioca guidato dall’istinto, dalle
emozioni. Un giocatore tutto sostanza e niente fronzoli. Perché le apparenze le
lasciamo volentieri a qualcun’altro. Tutto questo non può lasciare indifferente
chi ama il calcio. In Inghilterra sarebbe un giocatore apprezzato da tutte le
tifoserie e gli appassionati. In Italia spesso viene etichettato come killer per i suoi interventi in takle. In realtà Kamil Glik è un
giocatore solido, ruvido quando serve, ma con un cuore d’oro sotto la tenace
corazza, con la fascia di capitano sempre stretta al braccio; perché per
indossare degnamente questo status symbol devi avere qualcosa di speciale
dentro. Devi essere come Kamil Glik.
Rocco Maria Landolfi